Vita da Capanat/7: la bibliotechina in quota del FALC è un tesoro nascosto tra le rocce
Ferant Alpes Laetitia Cordibus. Uno degli aspetti più affascinanti della montagna è la sua capacità di rivelare tesori nascosti, istantanee in grado di ritagliarsi immediatamente un posto nel cuore degli escursionisti. In alta Val Varrone, sperduto tra le rocce all'ombra dell'omonimo Pizzo, c'è proprio uno di questi tesori: il rifugio FALC. "Il nome è un acronimo di una frase latina, "Ferant Alpes Laetitia Cordibus", che tradotto significa "Portino le Alpi gioia ai cuori".
La struttura è di proprietà della società alpinistica FALC onlus ed è stata inaugurata nel settembre 1949. Io sono arrivata qui nel 2013. Avevo già lavorato in altri rifugi, anche in Trentino" ha spiegato la titolare Elisa Cielok. Varcare l'ingresso della FALC significa entrare in una dimensione magica, a tratti fiabesca. La struttura è molto piccola, interamente in legno. Sulla sinistra, una fila di pentole piene d'acqua poste a scaldare sulla stufa. Ma soprattutto, libri. Tanti libri, nonostante ci troviamo a 2120 metri di quota.
"La mia famiglia gestiva una libreria. Io amo tantissimo i libri. Ogni lettura è una finestra sul mondo. Più si legge e più si coltivano idee e punti di vista e questo non può mancare quando si vivono gli spazi liberi della montagna" ha proseguito la rifugista. "Camminare lungo i sentieri silenziosi e leggere un libro sono attività che allenano a trovare la poesia. Di poesia non ce n'è mai abbastanza. Per me c'è speranza tanto nei libri quanto nella montagna, nonostante sia sempre più devastata dall'uomo". La "bibliotechina ad alta quota" non ha colpito solo noi. "Negli anni si è creato un bel giro. Sono nati tanti legami. È bellissimo vedere la gente ritornare al rifugio a distanza di tempo. C'è chi passa solo a salutare, c'è chi porta pesche o pomodori freschi ma c'è anche chi porta un libro che gli è piaciuto. Lasciare un libro significa lasciare una parte molto intima di sé" ha raccontato Elisa.
Elisa Cielok con Nube
"Sono venuta alla FALC perché cercavo qualcosa di diverso e più semplice. L'ambiente roccioso, severo, silenzioso mi ha incantata. Da qui si può avere un punto di vista privilegiato su sé stessi e sul mondo. Le regole del gioco sono diverse e adattarsi a queste regole mi fa bene all'anima". Già, le regole del gioco della montagna. Quelle che tanti pseudo-escursionisti non considerano quando salgono in quota con lo stesso atteggiamento con cui vanno a fare shopping in centro. "Qui è tutto più semplice. Non abbiamo elettrodomestici. Scaldiamo l'acqua sulla stufa. Cuciniamo a mano e laviamo a mano. Non avrebbe senso se io ricreassi qui una realtà uguale a quella della città. Se si sale alla FALC portandosi le aspettative della città, esse non possono essere esaudite" ha evidenziato la giovane capanat. "Spesso le persone non si rendono conto di dove si trovano. Il bello della montagna è fare un passo indietro, accettare per esempio di cenare tutti insieme. È necessario un po' di spirito di adattamento. Per noi avere qualche comodità in meno è un valore aggiunto. Non vogliamo cambiare solo per seguire il mondo che va in un'altra direzione".
Nel complesso, il rifugio FALC dispone di 40 coperti per i pasti e due cameroni da venti posti letto totali con un solo bagno in comune. "Nei periodi di alta stagione viene sempre su qualche amico ad aiutarmi. Altrimenti, sono qui da sola con la Nube" ha spiegato Elisa Cielok mentre accarezzava la sua compagna di avventure. "Siamo un po' nascosti rispetto alle rotte più battute. Alla FALC vengono soprattutto escursionisti con esperienza e conoscenza della montagna. Di stranieri se ne vedono pochi". Era ormai ora di pranzo. Nessun menù. Solo una domanda posta con un sorriso che nascondeva una passione profonda e radicale. "Oggi abbiamo cucinato la pasta con mele e speck. Può andare bene?". Uno dei piatti più buoni mai mangiati. "Preferisco tenere un menù molto scarno ma prestare attenzione alla qualità e alla provenienza degli ingredienti. La frutta e la verdura arrivano dalla cooperativa sociale Aretè. Il caffè è della Torrefazione Autogestita - La Libertaria. La birra è quella di AZADì, un'iniziativa della staffetta sanitaria di Rete Kurdistan Italia. Ci tengo a sostenere progetti che considero belli e meritevoli" ha spiegato la rifugista.
Sperduto in mezzo alle rocce, il rifugio FALC inevitabilmente risente degli effetti del cambiamento climatico. "L'approvvigionamento idrico inizia a diventare una questione delicata. La falda è secca sempre più spesso. A volte piove forte ma il terreno è così secco che non assorbe niente e tutta l'acqua va persa. Qui non possiamo recuperare l'acqua da altre parti se non dalla pioggia o dalla neve. Nelle ultime due estati, infine, ci sono state temperature più alte del solito" ha concluso Elisa Cielok.
Ferant Alpes Laetitia Cordibus. Ma quando le Alpi saranno solo una distesa di rocce nuda e secca cosa faremo?
Continua/8
A.Bes.