Casargo, Pasquini: 'Turismo in crescita, il 'boom' ad agosto. Servono interventi sostenibili, abbiamo enormi potenzialità'

Eventi popolari e incontri culturali, buon cibo, servizi a cittadini e turisti, oltre a costanti e mirati interventi manutentivi del tessuto urbano e rurale, con l’obiettivo di rendere veramente fruibile e appetibile un territorio unico nel suo genere quale è quello dell’Alta Valsassina. Questi alcuni degli ingredienti della ricetta casarghese per lanciare davvero verso un futuro turistico le “terre alte” valsassinesi, ma anche per scommettere con forza sulle aree interne, evitandone lo spopolamento, rinverdendone la vitalità e preservandone bellezza e peculiarità paesaggistiche, culturali, sociali, economiche e gastronomiche. Temi cari al sindaco di Casargo Antonio Pasquini e oggetto della nostra intervista “di fine estate”.

Il sindaco Antonio Pasquini e la sua vice Wilma Berera ad un evento estivo

 

Sindaco, con i dati d'accesso ai parcheggi di Giumello e Paglio si monitora l'afflusso estivo a Casargo. Cosa dicono i numeri? Qual è stato il trend tra giugno e agosto e quali i giorni più gettonati?

I dati di accesso ai parcheggi sono disponibili ormai da tre anni e costituiscono per loro stessa natura un elemento certo e incontrovertibile sull’afflusso turistico nel nostro territorio. Tengo a sottolineare – tra l’altro - che tutte le risorse economiche ottenute dalle soste vengono investite per la manutenzione delle strade per Paglio e Giumello, le quali, ricordo, sono interamente a carico di un Comune di 850 abitanti quale è Casargo. Detto questo, le statistiche ci parlano di un trend molto chiaro, con numeri consolidati, ma anche in costante crescita. Dopo il periodo pandemico, infatti, il nostro territorio è stato veramente riscoperto. Non siamo ancora ai livelli riscontrabili fino a metà anni Novanta – prima del crollo – ma sicuramente tanti fattori hanno favorito la rinascita turistica delle nostre terre. Sempre sulla base dei dati raccolti, posso dire che il mese di agosto è stato il più gettonato, con una media di cinquecento biglietti giornalieri, esclusi gli abbonati. La settimana migliore è stata quella di Ferragosto. D’altronde il periodo appena trascorso è tradizionalmente quello con l’afflusso maggiore, anche se quest’anno la tendenza è stata accentuata da un bel tempo che si è fatto decisamente attendere, mentre a fine agosto abbiamo avuto un caldo anomalo per il periodo. Il che ha prolungato – e sta prolungando - la stagione turistica fino a settembre inoltrato. Un elemento di novità in questo 2023 è stata la presenza di tanti turisti stranieri, che hanno scelto Casargo e altri centri limitrofi per pernottare e poi raggiungere il Lago di Como – dove i prezzi per la notte sono decisamente più proibitivi - il quale, e giova rendersene conto, è di fatto una delle mete turistiche più conosciute all’estero dopo Roma, Venezia e Milano. Questo comporta un importante afflusso di visitatori di fascia alta e conseguentemente di ricchezza, dunque il compito delle amministrazioni pubbliche, ma anche dei privati - perché il Comune non può arrivare dappertutto - è quello di fare un salto di qualità in termini di servizi e di accoglienza. Perché, se i dati sono positivi, è allo stesso tempo evidente che c’è ancora tanto lavoro da fare. Dobbiamo garantire sentieri agibili e in buone condizioni, decoro urbano, pulizia e servizi per evitare un “effetto boomerang” da parte dei turisti e per mantenere intatta la nostra reputazione.

Secondo la sua percezione, si tratta di turismo “mordi e fuggi”, quindi di giornata, o la villeggiatura post Covid si è consolidata? A tal proposito, i dati elaborati dalla Provincia circa l'ospitalità evidenziano come il grosso dei posti letto sia messo a disposizione da realtà extra alberghiere, anche attraverso piattaforme come Booking o Airbnb. Un fenomeno, questo, arrivato anche in Alta Valle? Pericolo o opportunità?
Diciamo innanzitutto che gli alberghi del territorio sono stati praticamente sempre al completo nel corso della stagione; perciò, di certo la maggior parte dei turisti rimane più di un giorno a Casargo e in generale nelle nostre zone. Per quanto riguarda il fenomeno di cui parla, posso dire che sì, è arrivato anche in Alta Valle e che dal mio punto di vista rappresenta un’enorme opportunità per gli operatori privati, una vera e propria leva per i proprietari di case per riqualificare il patrimonio edilizio, soprattutto le baite sugli alpeggi.

Riguardo alla collaborazione dei privati, in tema di riqualificazione edilizia, ciò che si auspica è già avvenuto e sta avvenendo, oppure parliamo ancora di una prospettiva?
L’attenzione su queste cose c’è, il Superbonus ha certamente favorito questo processo, il quale ha però subito un rallentamento a causa dell’esplosione dei costi e della spirale inflazionistica. Il percorso è però necessario, il privato deve capire che non può più avere una casa così energivora, mentre il suo rinnovamento può rappresentare un’enorme opportunità.

Casargo anche questa estate ha proposto svariati momenti di intrattenimento, mixando eventi popolari a incontri più culturali. Una formula vincente, apprezzata anche dai residenti?
Il grande merito per i numerosi eventi organizzati va alla Pro Loco di Casargo e alle altre associazioni, che ringrazio di cuore, le quali hanno permesso di avere una stagione turistica veramente da incorniciare. Penso all’AperiStreet, alle Mondine, al cinema all’aperto, ai gonfiabili e alle altre iniziative per i più piccoli, e via dicendo. L’idea è stata quella di proporre anche eventi culturali, oltre a quelli di carattere più mondano e popolare. Penso alla mostra delle sculture in legno, all'evento della rassegna "Vocate" presso la Vigna di Indovero, alla serata con Andrea Vitali. La formula si è rivelata vincente, e anche i residenti sono stati felici e hanno sopportato volentieri i lievi disagi alla viabilità. Abbiamo anche introdotto la sperimentazione di chiudere al traffico il centro di Casargo nei sabati sera di agosto, con l’idea che tanto i residenti quanto i turisti possano riappropriarsi delle vie e del paese in generale.

Iniziative a parte, il punto di forza dell’Alta Valle è… la Valle stessa, la bellezza del suo territorio. Come valorizzarla ulteriormente? Quali i progetti aperti?

Innanzitutto, mi permetta di sottolineare che ho visto tanti turisti arrivare a Casargo e in generale in Alta Valle non tanto e non solo per il territorio, ma alla ricerca di un percorso eno-gastronomico. Penso quindi a ristoranti e realtà alberghiere, come anche alla Vigna di Indovero, nata da uno straordinario progetto di riqualificazione finanziato in parte da privati e in parte da fondi pubblici. Ci sono importanti peculiarità enogastronomiche e culturali sul nostro territorio, che fanno da attrattiva alla pari delle bellezze paesaggistiche. Per quanto riguarda i progetti aperti sul territorio, inizio con il citare la riqualificazione estiva e invernale dell’Alpe Paglio e del Pian delle Betulle, da realizzare in collaborazione con il Comune di Margno. Ci sono poi interventi di arredo urbano, quali i lavori sulla frazione di Indovero – dove, tra l’altro, è stato “portato” il gas metano – ossia la pavimentazione in ciottolo e il rifacimento dell’illuminazione nei vicoli del centro storico; oltre all'idea di un’installazione in legno al Parco delle Chiuse per far avvicinare i ragazzini all’alpinismo. L’altro enorme progetto, che ha ricevuto anche delle critiche, è quello della ciclabile in alta quota che da Ombrega raggiunge il Faggio del Piancone, passando nella zona del Sasso Dirotto, e che, quando verrà prolungata fino all’Alpe Ariale, permetterà di esplorare in modo sostenibile l’intero territorio della Val Marcia.

Cosa può dirci a proposito di queste critiche? Che natura hanno avuto? Come vi risponde?
In realtà ho ricevuto commenti e lamentele decisamente diversi da quelli che mi aspettavo. C’è chi ha criticato i lavori perché la via era troppo stretta, dunque non transitabile dai quad. La mia risposta è estremamente semplice: quella è una via ciclabile, non carrozzabile, che deve consentire il transito solamente a piedi o in bicicletta – rendiamoci conto che “l’elettrica” ha rivoluzionato la mobilità ciclabile in montagna - perché la Val Marcia deve rimanere incontaminata. Qualcuno ha parlato anche – e ne comprendo maggiormente le preoccupazioni – dei rischi di avere un’opera che richiede continui interventi manutentivi, ad esempio in caso di temporali. Io qui parto da un dato di fatto: prima non c’era e oggi c’è, premesso che tutto è migliorabile e tutto è perfettibile. È sbagliato prendere la montagna e metterla sotto una campana di vetro, mentre è necessario viverla, mantenerla e renderla fruibile per un maggior numero di persone: sia perché è un’attrattiva in termini economici e sociali, ma anche perché costituisce un incentivo alla manutenzione del territorio. Il turismo odierno è diverso da quello degli anni '80: le persone oggi vogliono muoversi, vogliono conoscere il territorio, vogliono fare sport, sono molto più informate. Spetta a noi alzare l’asticella e garantire dei servizi adeguati. Non dobbiamo assolutamente fermarci, altrimenti rischiamo di buttar via il lavoro che è stato fatto fino ad ora.

Come è possibile, dunque, conciliare la volontà di intervenire sul paesaggio con la salvaguardia e la tutela dello stesso? Come trovare il limite tra il rendere fruibile un territorio e il danneggiare la natura in modo talvolta irreparabile?
Per risponderle, riprendo l’esempio della via ciclabile, che costituisce una scelta in grado di ridurre al minimo gli impatti sul paesaggio, favorendo al contempo la rinascita di una terra. Al giorno d’oggi abbiamo i mezzi tecnici per fare cose straordinarie, ma gli stessi sono in grado anche di causare danni irreparabili. Per questo motivo, bisogna pensare tre volte prima di fare una strada, non realizzarla tanto per poter dire ai cittadini di aver fatto qualcosa. La scelta della nostra Amministrazione è stata quella di realizzare una sola via carrozzabile, quella che conduce all’Alpe Chiarelli, una realtà da rilanciare turisticamente. Le strade agro-silvo-pastorali devono essere fatte bene – anche con costi e sforzi di progettazione maggiori - e devono essere funzionali. Abbiamo gli strumenti tecnici e culturali per fare interventi sostenibili e nel modo giusto.

E per la prossima stagione invernale, su cosa punta – Mostra regionale della capra orobica a parte, visto il consolidato successo – per non perdere appeal anche senza la neve, sempre più rara e per ovvie ragioni non garantita?

La Mostra regionale è certamente l’appuntamento fisso e consolidato e non è soltanto un “mordi e fuggi”, ma c’è gente che viene da tutta la Lombardia e si ferma per il weekend. L’autunno certamente non è una stagione morta, grazie ad esempio ai percorsi eno-gastronomici, oltre a temperature che negli ultimi anni rimangono gradevoli per molte settimane dopo la fine del periodo estivo. Per quanto riguarda l’inverno, l’elemento neve è fondamentale. Dobbiamo – e lo stiamo facendo, ho già menzionato l’allaccio del metano ad Indovero - rinnovare il patrimonio edilizio, in termini di efficientamento energetico, per garantire una villeggiatura anche invernale. E qui, come già ricordato, la palla passa giocoforza ai privati. A proposito delle iniziative, invece, al di là degli eventi del periodo natalizio, serve evitare la “fuga” dopo Capodanno e lavorare per prolungare la stagione, garantendo - come Comune - la pulizia delle strade dalla neve, la creazione di punti di ritrovo e aggregazione e l’organizzazione di manifestazioni. Grazie anche all’aiuto di privati, imprese e associazioni, mostreremo così che si può vivere la montagna anche d’inverno nelle sue molteplici sfaccettature.

Oltre al turismo, quali prospettive per un territorio che ha rischiato di perdere la propria autonomia in tema di Istituto comprensivo e che ospita un CFPA che pur considerato di indiscusso livello fatica e perde iscritti? Come tenere i giovani in Valle e cosa la Valle può offrire loro?

È una bella domanda. Io sono ritornato a fare l’amministratore di questo territorio perché ritengo che le aree interne siano la vera Italia, quella che sarà la salvezza del nostro Paese. Parliamo di regioni con enormi potenzialità, dove si plasma la nostra bellissima identità, fatta di mille piatti diversi, di mille dialetti, di mille costumi tradizionali, di particolarità architettoniche, linguistiche e di modelli sociali. La politica di questi territori deve garantire i servizi e offrire le opportunità per evitare la “fuga” di massa - e in particolare quella degli elementi più giovani e dinamici - la quale impoverisce enormemente il territorio, conducendolo verso un inesorabile declino. Dal punto di vista lavorativo, è fondamentale la realtà industriale della Bassa Valle, mentre il turismo può essere il settore economico del futuro. Come amministrazioni comunali, il nostro compito è quello di garantire servizi medici, di trasporto pubblico locale, scolastici, anche se comportano soldi e fatica per mantenerli e lotte per ottenerli. Riguardo al CFPA, stiamo parlando certamente di un centro di alta qualità, ma che con l’avvento dell’educazione a distanza sta soffrendo il modello convittuale. Il mondo dopo il Covid è cambiato per sempre, ma la connettività e la riscoperta di territori come i nostri vanno visti come delle opportunità. Dobbiamo essere all’altezza di dare queste risposte.

Quanto è forte, tuttavia, il rischio che il fattore distanza – dai centri urbani maggiori - continui a prevalere nelle valutazioni di famiglie e imprese?

In termini di attività economiche, al di là della consolidata e consistente realtà industriale della Bassa Valle, serve una pianificazione artigianale-industriale da parte di Comunità Montana. Puntare solo sul turismo è certamente sbagliato, ma la nostra Valsassina ha l’opportunità di seguire molteplici strade. È chiaro che le distanze ci sono, ma dobbiamo garantire servizi all’altezza dei bisogni di giovani famiglie e imprese, oltre a collegamenti viabilistici e digitali che favoriscano la connettività e la dinamicità del territorio. Oggi il concetto di amministratore è “a fianco di cittadini e imprese”. Se muore un’azienda, a cascata ci sono ricadute negative. Mentre lo Stato e la Regione hanno il potere di indirizzo generale e di controllo nei confronti di realtà produttive e persone, le amministrazioni locali, in quanto vicine al territorio, devono capirne le istanze. Ci sono coppie che si stanno trasferendo a Casargo dalla città perché la qualità della vita è migliore (nelle aree metropolitane è difficile vivere anche in termini di costi e sicurezza). La ricchezza dei nostri territori sta nelle relazioni umane: a Milano sei uno di tanti che passa per strada, qui le persone ti conoscono, conoscono la tua famiglia. La città è anonima, mentre quando tu percorri un sentiero e vai in un alpeggio, lo senti un po’ tuo. Dobbiamo lottare per mantenere in vita le nostre terre.
A.Te.
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