MedFest: 'Il canto della Sibilla' tra le grotte e la chiesa di Laorca

Le grotte del cimitero di Laorca e la piccola chiesa di San Giovanni Battista hanno fatto da cornice al “Canto della sibilla”, la serata musicale dedicata all’Apocalisse nelle tradizioni medievali nell’ambito della seconda edizione del Medfest, che si conferma anche importante occasione per la scoperta di luoghi suggestivi oltre che di valenza culturale del nostro territorio.




Prima del concerto in programma, infatti, con la collaborazione dell’associazione Laorcalab si è svolta una breve visita guidata alle grotte che racchiudono il camposanto del rione lecchese. Ma se il cimitero di Laorca da tempo è al centro di iniziative di valorizzazione, la piccola chiesa annessa – quella appunto dedicata a San Giovanni Battista – per molti lecchesi è sconosciuta, essendo aperta in poche occasioni. 



Eppure è un piccolo gioiello soprattutto per gli stucchi secenteschi che decorano l’arco trionfale e l’abside. La chiesa è uno degli edifici sacri più antichi della città. Se ne hanno notizie fin dal XIII secolo, ma è possibile che la primitiva fondazione sia ancora antecedente.




La serata come detto era dedicata al “Canto della sibilla”, brano che è stato il cuore dell’esibizione di Eugenia Amisano e di Musicaround Ensemble (orchestra di strumenti medievali e coro) diretto da Vera Marenco. A introdurlo il musicologo lecchese Angelo Rusconi – l’anima del festival con Ancilla Oggioni e Gerolamo Fazzini – che ha ricordato come in epoca medievale fosse tradizione diffusa nell’area mediterranea eseguire questo canto durante la messa natalizia. Si tratta di un brano che annuncia il giudizio universale sintetizzando così lo stesso significato del Natale e della nascita di Cristo, un canto che unisce gli annunci dei profeti ma anche gli oracoli della sibilla greco-romana seguendo un complesso percorso fatto di influenze culturali e interpretazioni che ha accompagnato lo sviluppo del primo cristianesimo.




La tradizione di eseguire quel canto in occasione del Natale è stata poi interrotta dalle riforme del Concilio di Trento, ciononostante è sopravvissuta in area catalana. E a noi infatti è giunta nella lingua di quell'area della Spagna. Tra gli altri brani eseguiti anche il “Dies Irae” e “Madre de Desu”, una delle celebri Cantigas di Santa Maria provenienti da Galizia e Portogallo e accolta da un caloroso e prolungato applauso.
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