Lecco: Veronica Malini nei ricordi dei suoi tre figli, mamma-bambina, speciale, atipica
Facendosi coraggio tra di loro, si sono alternati al microfono, in Basilica, per ricordare dinnanzi alle tantissime persone intervenute alle esequie chi era la loro mamma. Ne è nato così un racconto a tre voci, un sunto - sicuramente non esaustivo ma impregnato d'amore e riconoscenza – di chi era Veronica Malini. Ve lo proponiamo così, semplicemente ribattuto, senza aggiungere altro a uno spaccato già denso di quotidianità. Di vita vera.
Vittoria: quando penso alla mia mamma provo un grande senso di orgoglio. Sono molto fiera di lei, degli obbiettivi che ha raggiunto e di tutto quello che ha realizzato. Quando eravamo piccoli aveva deciso di riprendere gli studi. Mi ricordo quel periodo in cui studiava di notte, ogni tanto mi portava a lezione con lei in università. Io la guardavo un po' incredula e sapevo che stavo assistendo a qualcosa di importante. La sera prima della discussione di laurea mi aveva chiesto di farle delle domande. Ho scelto un indice a caso sull'indice della sua tesi ed è stato proprio uno di quelli che le ha poi chiesto il professore. Ha preso 110 e lode e ammetto che un po' ho pensato che era anche grazie a me. Ero molto orgogliosa del suo successo e volevo che fosse anche un po' mio. Poi ha iniziato la sua carriera, perfettamente allineata ai suoi valori. Credeva in un mondo giusto, a misura di tutti, anche dei più fragili e dei più piccoli. Aveva una sensibilità, empatia e vulnerabilità travolgenti che metteva a servizio degli altri, e aveva anche una grande ambizione personale di essere la versione migliore di se stessa, a costo anche di reinventarsi, di buttare giù tutto e rincominciare da zero. E così è arrivata a Mamimondo. La mamma sentiva un moto dentro di sé che le diceva che voleva di più, voleva qualcosa di suo. Un piccolo mondo dove i bambini e le bambine, le mamme e i papà potessero sentirsi al sicuro da ogni pregiudizio. A un certo punto era diventata quasi un'ossessione, ne parlava sempre, a volte fin troppo. Lo sapeva anche lei e infatti a volte esordiva dicendo: «Posso parlare un attimo di Mamimondo?». C'erano tante sfide. A volte si scoraggiava e io le dicevo sempre: «Mamma, se fosse facile lo farebbero tutti». Una cosa banale, che però la aiutava tanto, perché le ricordava quanto era speciale quello che stava facendo. Mi verrebbe da dirti, ora, mamma, quanto sei stata brava, ma tu mi risponderesti che non si dice «brava», ma «ottimo lavoro».
Diego: da quando sono in Germania a volte i miei amici mi chiedono com'è mia mamma. Io so che all'estero si aspettano sempre una mamma italiana tipica, in cucina con il grembiule, e che ti chiede se hai messo la maglia di lana. Allora devo spiegare che ho una mamma atipica. Innanzi tutto, era una mamma femminista, che ci ha indottrinato fin da piccoli, e poi a lei proprio non piaceva cucinare. Aveva questa cosa strana che le lasagne le venivano sempre liquide, che per altro dev'essere genetico, perché capita anche a me di continuo. In altre cose invece non sfuggiva allo stereotipo, era molto affettuosa. Per esempio ogni tanto nel mezzo di una conversazione, la vedevamo che ci guardava con le lacrime agli occhi e ci diceva: «Io vi amo così tanto», e noi la prendevamo in giro, le dicevamo: «mamma, non si può parlare con te, ti emozioni sempre». Rideva e diceva: «Scusa, adesso mi concentro». Questa descrizione ovviamente è solo una parte di lei. So che era una persona complessa e in continua evoluzione. Anche il nostro rapporto stava cambiando. Ultimamente io e lei parlavamo molto della mia infanzia e io ho apprezzato davvero tanto che quando è arrivato il momento di parlare di cose difficili lei non si sia tirata indietro. Lei ci teneva tantissimo che noi ci accettassimo per come siamo, che ci liberassimo dall'idea che le cose vadano fatte in un certo modo. Lei diceva sempre: «Se ti senti in colpa, vuol dire che qualcuno ti sta fregando», e credo che negli ultimi anni fossimo sulla stessa lunghezza d'onda, ci stavamo entrambi liberando. Credo che lei fosse sulla strada giusta. Stava tirando fuori una parte di sé davvero simpatica e dissacrante. A parte tutti i discorsi profondi ed emotivi, con lei ridevo tantissimo, passa un sacco di tempo con le sue amiche e i bambini e bambine a mani mondo. Si stava costruendo la sua casa come voleva lei. Diceva che si sentiva viva e io credo che stesse proprio bene. Ciao mamma, ti amiamo tantissimo.
Una bella immagine tratta da FB della famiglia al completo
Vittoria: quando penso alla mia mamma provo un grande senso di orgoglio. Sono molto fiera di lei, degli obbiettivi che ha raggiunto e di tutto quello che ha realizzato. Quando eravamo piccoli aveva deciso di riprendere gli studi. Mi ricordo quel periodo in cui studiava di notte, ogni tanto mi portava a lezione con lei in università. Io la guardavo un po' incredula e sapevo che stavo assistendo a qualcosa di importante. La sera prima della discussione di laurea mi aveva chiesto di farle delle domande. Ho scelto un indice a caso sull'indice della sua tesi ed è stato proprio uno di quelli che le ha poi chiesto il professore. Ha preso 110 e lode e ammetto che un po' ho pensato che era anche grazie a me. Ero molto orgogliosa del suo successo e volevo che fosse anche un po' mio. Poi ha iniziato la sua carriera, perfettamente allineata ai suoi valori. Credeva in un mondo giusto, a misura di tutti, anche dei più fragili e dei più piccoli. Aveva una sensibilità, empatia e vulnerabilità travolgenti che metteva a servizio degli altri, e aveva anche una grande ambizione personale di essere la versione migliore di se stessa, a costo anche di reinventarsi, di buttare giù tutto e rincominciare da zero. E così è arrivata a Mamimondo. La mamma sentiva un moto dentro di sé che le diceva che voleva di più, voleva qualcosa di suo. Un piccolo mondo dove i bambini e le bambine, le mamme e i papà potessero sentirsi al sicuro da ogni pregiudizio. A un certo punto era diventata quasi un'ossessione, ne parlava sempre, a volte fin troppo. Lo sapeva anche lei e infatti a volte esordiva dicendo: «Posso parlare un attimo di Mamimondo?». C'erano tante sfide. A volte si scoraggiava e io le dicevo sempre: «Mamma, se fosse facile lo farebbero tutti». Una cosa banale, che però la aiutava tanto, perché le ricordava quanto era speciale quello che stava facendo. Mi verrebbe da dirti, ora, mamma, quanto sei stata brava, ma tu mi risponderesti che non si dice «brava», ma «ottimo lavoro».
Diego: da quando sono in Germania a volte i miei amici mi chiedono com'è mia mamma. Io so che all'estero si aspettano sempre una mamma italiana tipica, in cucina con il grembiule, e che ti chiede se hai messo la maglia di lana. Allora devo spiegare che ho una mamma atipica. Innanzi tutto, era una mamma femminista, che ci ha indottrinato fin da piccoli, e poi a lei proprio non piaceva cucinare. Aveva questa cosa strana che le lasagne le venivano sempre liquide, che per altro dev'essere genetico, perché capita anche a me di continuo. In altre cose invece non sfuggiva allo stereotipo, era molto affettuosa. Per esempio ogni tanto nel mezzo di una conversazione, la vedevamo che ci guardava con le lacrime agli occhi e ci diceva: «Io vi amo così tanto», e noi la prendevamo in giro, le dicevamo: «mamma, non si può parlare con te, ti emozioni sempre». Rideva e diceva: «Scusa, adesso mi concentro». Questa descrizione ovviamente è solo una parte di lei. So che era una persona complessa e in continua evoluzione. Anche il nostro rapporto stava cambiando. Ultimamente io e lei parlavamo molto della mia infanzia e io ho apprezzato davvero tanto che quando è arrivato il momento di parlare di cose difficili lei non si sia tirata indietro. Lei ci teneva tantissimo che noi ci accettassimo per come siamo, che ci liberassimo dall'idea che le cose vadano fatte in un certo modo. Lei diceva sempre: «Se ti senti in colpa, vuol dire che qualcuno ti sta fregando», e credo che negli ultimi anni fossimo sulla stessa lunghezza d'onda, ci stavamo entrambi liberando. Credo che lei fosse sulla strada giusta. Stava tirando fuori una parte di sé davvero simpatica e dissacrante. A parte tutti i discorsi profondi ed emotivi, con lei ridevo tantissimo, passa un sacco di tempo con le sue amiche e i bambini e bambine a mani mondo. Si stava costruendo la sua casa come voleva lei. Diceva che si sentiva viva e io credo che stesse proprio bene. Ciao mamma, ti amiamo tantissimo.