PAROLE CHE PARLANO/139

Lazzarone deriva da Lazzaro, conosciuto soprattutto per essere stato l'amico resuscitato da Gesù. Lazzaro, tuttavia, ha una bella etimologia, deriva infatti da una versione greca dell'ebraico El'azar, traducibile con "colui che Dio ha aiutato". Appare quindi almeno bizzarro l'uso che facciamo del suo accrescitivo lazzarone. Esiste però una parabola che si trova nel vangelo di Luca (16,20), dove compare un altro Lazzaro: C'era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe [...]. 

Proprio da essa nasce l'usanza medievale di chiamare lazzaro (dal latino Lazarus e dallo spagnolo làzaro) qualsiasi persona povera, pezzente, visibilmente malata, oppure deforme e fisicamente malmessa. Non va dimenticato che gli spagnoli chiamavano proprio lazzari i giovani napoletani provenienti dal popolo povero che seguirono Masaniello nella sua ribellione. 

Col tempo, tuttavia, si è modificato in lazzarone, cambiando in buona misura il suo significato originale e assumendo quello di scansafatiche, sfaccendato, pigro, perdigiorno. 

Da Lazzaro, quello malmesso di Luca, deriva anche il termine lazzaretto, cioè ospedale, luogo destinato all'isolamento dei contagiosi. Chi non ricorda quello dove don Rodrigo morì di peste e dove fra Cristoforo si prodigò per i malati? Sembra evidente il nesso con il povero Lazzaro dei vangeli. Ma le lingue sono così strane e affascinanti che ci danno spesso l'opportunità di stupirci. Esiste a Venezia un'isola chiamata Santa Maria di Nazareth; in essa, nel XV secolo, fu costruito un ricovero per malati contagiosi o presunti tali chiamato nazaretto, da Nazareth. Passando di bocca in bocca e uscendo dai confini veneziani, con un giusto richiamo al Lazzaro di Luca, appestato per antonomasia, divenne lazzaretto.