In viaggio a tempo indeterminato/297: sul treno a vapore

“Ti avventuri nell'ignoto perché quello è il posto dove il tuo cuore vuole portarti.
Alla fine, non si tratta di ciò che vuoi fare, si tratta di qualcosa che devi fare.”
Oggi inizio con questa citazione dell'autrice de "La Casa nella Prateria". Un bel salto nel passato, con una frase sempre molto attuale, mi sembra il modo perfetto per raccontare l'esperienza che abbiamo vissuto tra le montagne nel nord della Romania.
Per spiegare il collegamento tra telefilm anni 70 e est Europa nel 2023, forse però è il caso di fare una premessa.
Quando ero bambina la mia estate era scandita da due settimane al mare in Liguria, rigorosamente sempre nella stessa città di nome Lavagna. Andavamo a Luglio e partivamo in treno con i miei nonni materni. Finita la parentesi marittima, restava una buona fetta di estate da passare a casa dei nonni, tra i pomodori dell'orto e le mura spesse delle pareti che non lasciavano entrare l'afa del pomeriggio in pianura Padana.
E mi ricordo perfettamente che all'ora di pranzo, tutti i giorni tranne il weekend, in tv trasmettevano uno o più episodi del telefilm "La casa nella prateria". Un telefilm che già negli anni '90 aveva vent'anni, ma essendo ambientato nell'America della fine dell'ottocento, aveva quell'adeguato alone di nostalgia e naftalina.
La storia di questa famiglia di pionieri che vivevano nelle campagne del Minnesota, allietava i pranzi estivi della me bambina. E no, non ho mai sognato di andare a vivere in una fattoria dispersa nel nulla, ma devo ammettere che quel telefilm mi dava un senso di sicurezza e spensieratezza. Ok, forse di questa cosa dovrei parlarne con uno psicologo.
Il punto è che qui in Romania mi sono sentita catapultata dentro una puntata di quella serie tv. Tutto è avvenuto nel momento esatto in cui ho sentito lo sbuffo del treno e ho visto la nuvola di vapore. Proust aveva le sue madeleine, i biscotti che gli ricordavano eventi del passato, io invece in questo caso ho avuto un treno come macchina del tempo.
È per questo che, salita a bordo e trovato posto sulle panche di legno, ho subito detto a Paolo "io sono felice come una bambina ora" (il momento è stato ripreso con la telecamera quindi è rimasta traccia anche nel video!)

VIDEO:


Eccoci alla partenza del treno a vapore che viaggia sull'ultima ferrovia forestale d'Europa. Non ne sono rimaste altre e questa è proprio unica nel suo genere.
Si chiama Mocăniță ed è una linea ferroviaria che dal 1930 collega la piccola cittadina di Viseu de Sus con le montagne del nord. Per farlo, si addentra nella valle seguendo le curve sinuose del fiume Vaser. Costruita per trasportare il legname, oggi rappresenta l'unico modo per raggiungere queste aree remote ed è frequentata prevalentemente da turisti attratti da questo salto nel passato. E tra di loro, ecco anche noi che, con due giorni d'anticipo, ci siamo accaparrati i biglietti per salire su questo sbuffante treno a vapore. Il prezzo è di 15 euro a testa che sembrano tanti se si pensa che il treno percorre soltanto 20 km, ma diventano una cifra ridicola se confrontata con il tempo di viaggio:  7 ore in tutto, tre per l'andata, tre  per il ritorno e una di pausa.
In confronto il treno regionale Lecco-Milano sembra lo Shinkansen giapponese.

Questo, però, è proprio uno di quei casi per cui è stato coniato il modo di dire "È il viaggio, non la meta, ciò che conta".
Sì perché a una velocità così bassa, non hai altro da fare che goderti la natura spettacolare che ti circonda. Puoi solo osservare attentamente, quasi contare le foglie degli alberi o sfiorare i fili d'erba. E nelle sguardo di una mucca che rumina, ti perdi e la tua testa viaggia lontano. Il cuore inizia a battere al ritmo lento e costante dello sferragliare del treno e lo sbuffare monotono della locomotiva ti culla come fosse una ninna nanna.
Poetico, tutto così tremendamente poetico.
Persino il nome Mocăniță ha un non so che di fiabesco tanto che ci sono storie diverse sulla sua possibile origine.
Secondo qualcuno deriverebbe dal termine "mocan" utilizzato per indicare gli abitanti di queste zone la cui principale occupazione era il taglio della legna.
Secondo altri invece, e questa è ovviamente la mia ipotesi preferita, il nome sarebbe associato alla moka per fare il caffè dato che entrambe sbuffano rumorosamente.

Come ogni puntata di telefilm anni 70 che si rispetti, però, anche il treno a vapore nasconde delle insidie.
In questo caso specifico, il Mocăniță, che funziona a legna, ha bisogno di fermarsi ogni 8 km per l'acqua e ogni 10 per l'olio.
Se poi finisci su un treno particolarmente fortunato, puoi addirittura provare l'ebbrezza di un guasto, senza però l'annuncio del capotreno che ti conforta con un messaggio del tipo "il treno subirà un ritardo imprecisato".
Il rumore, il freddo, la scomodità, vengono però cancellate dai balli tradizionali che ti accolgono all'arrivo. È una sensazione disorientante quella che si prova. Ci hai messo tre ore per percorrere solo 20 km e in ogni altra occasione saresti frustrato e arrabbiato, qui invece sei felice. E non te ne frega nulla dei guasti e dei ritardi. Li vivi come se fossero disavventure da telefilm che si porterà via la sigla finale.
Forse è questo il vero segreto per essere felici, prendere la vita come fosse una lunga serie tv fatta di puntate esaltanti, puntate felici, puntate impegnative o puntate orrende dove alla fine, però, i buoni trionfano sempre.
Angela (e Paolo)
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