Amarcord: quelle notti lontane d'agosto, quando bastava un'anguriata
C’è una Lecco turistica, raccolta nel “lembo” sulla riva del lago che corre dalla Canottieri alla punta della statua di San Nicolò con gli altri due monumenti ai marinai e all’abate Antonio Stoppani. L’altro "movimento" si registra presso il piazzale della funivia che da Versasio porta ai Piani d'Erna, con i sentieri per coloro che vogliono camminare verso il rifugio Antonio Stoppani, il Pizzo Erna, la vetta del Resegone e anche Campo de Boi e le zone vicine.
Negli anni '60 tutto anche a Lecco sembrava facile e possibile con il boom economico. I cittadini guardavano alla funivia verso Erna in fase di costruzione e a quella progettata, ma poi non realizzata, verso il Forcellino dei Piani Resinelli, straordinario belvedere panoramico. Qualche lecchese commentava e pronosticava: “Sarà comodo tra qualche anno trovare aria fresca. Qualche minuto sulla fune dal Brick Caviate ai Piani Resinelli. Lassù la calura della città sarà tanto lontana”. Ma sono stati sogni, parole di sere d’estate, guardando lago e monti quasi a cercare un destino e un futuro denso di stelle, in particolare nella notte di San Lorenzo.
Il piccolo golfo della Malpensata ha perso la “spinta” che era rappresentata dalla familiare trattoria dove anche a Ferragosto si potevano assaggiare i famosi e deliziosi gnocchi di zucca, piatto numero 1 di una cucina casalinga ben rifornita anche in altri settori. Un tuffo nelle sere lontane di agosto di metà Novecento e degli anni successivi contrassegnati dal boom economico e da un benessere crescente porta a ricordare quando le vacanze erano meno di moda e di massa.
Il “deserto” che ora caratterizza questo mese era limitato e contenuto; c’erano le serate delle angurie, delle granatine, del gelato, della lotteria con il baraccone che presentava le buste “prendi e apri”. La terrazza sul lago della Canottieri Lecco era ricercata, come le passeggiate tra il verde dei giardini intorno al monumento ai Caduti contrassegnati nelle vicinanze dall’antico ristorante degli Alberi. Sino al 1970 il Caldone scoperto portava un brivido d’aria che attraversava il centro cittadino: viale Dante, piazza Manzoni, passava davanti al cinema Nuovo e al Mignon, già Dancing Don Rodrigo. C’era il verde all’aperto sul tratto di sponda davanti al bar Nuovo del popolare Corrado, tifoso super juventino.
Si faceva tardi presso i carrettini volanti dei gelati, le granatine del Marcel, sotto la canonica, in piazza Cermenati, ma anche nei vasti cortili delle case popolari, sulle ventilate ringhiere dei lunghi terrazzi e sotto i pergolati di quei campi di bocce che accompagnavano trattorie e ristori, dal Piscen al Fopp, dalla Carlotta di via Col di Lana al Farfallino di Castello, al bocciodromo del Circolo Bonfanti di San Giovanni, come al Riva di Belledo per finire al Figini di Maggianico, dove una bocciofila è ancora presente nel panorama sempre più numericamente ridotto della città e del territorio.Negli anni '60 tutto anche a Lecco sembrava facile e possibile con il boom economico. I cittadini guardavano alla funivia verso Erna in fase di costruzione e a quella progettata, ma poi non realizzata, verso il Forcellino dei Piani Resinelli, straordinario belvedere panoramico. Qualche lecchese commentava e pronosticava: “Sarà comodo tra qualche anno trovare aria fresca. Qualche minuto sulla fune dal Brick Caviate ai Piani Resinelli. Lassù la calura della città sarà tanto lontana”. Ma sono stati sogni, parole di sere d’estate, guardando lago e monti quasi a cercare un destino e un futuro denso di stelle, in particolare nella notte di San Lorenzo.
A.B.