Monte Marenzo: dopo 50 anni chiude la RSA. Da 'ricollocare' le 22 anziane e 25 dipendenti

Un recente compleanno festeggiato in struttura
La decisione, per quanto sofferta, è irrevocabile: entro la fine del 2023 la RSA di Monte Marenzo chiuderà i battenti, mettendo la parola fine a oltre mezzo secolo di servizio per l'accoglienza di donne anziane e fragili negli ultimi anni della loro vita. Una realtà storica, quella di via Mazzini, un punto di riferimento per l'intero territorio della Valle San Martino, gestita dalle Suore Somasche Figlie di San Girolamo Emiliani – che hanno la loro "sede" principale in Liguria – con il supporto dell'Associazione laicale Mater Boni Consilii, che attualmente ospita 22 "nonne" e dà lavoro a 25 persone, tra OSS, infermiere e altre figure professionali in affiancamento alle poche religiose rimaste.
Alla base della decisione, neanche a dirlo, una questione economica, con la difficoltà nel far fronte a spese sempre più alte per una struttura che di fatto ha sempre rappresentato nient'altro che un "microcosmo" rispetto ad analoghe realtà ben più grandi, con soli 25 posti disponibili.
"La situazione era chiara da tempo: per oltre un anno abbiamo cercato di trovare un'alternativa alla chiusura con il sostegno di una Fondazione, dopodichè abbiamo bussato alla porta dell'ATS di Lecco per provare ad aumentare il numero di camere fino a 35 – una mossa che ci avrebbe aiutato a spalmare meglio i costi – ma senza successo. A quel punto non abbiamo potuto fare altro che arrenderci" ci ha spiegato Madre Lidia, non senza amarezza. "È stata una decisione sofferta, ma inevitabile. Solo un anno fa, a dimostrazione di quanto si sperasse in un epilogo diverso, avevamo fatto uno sforzo per sostituire letti, armadi e altre strutture interne, ma purtroppo non è bastato".
Due, ora, le grosse domande a cui le Suore Somasche stanno cercando di dare una risposta: che ne sarà delle 22 ospiti? E che fine farà il personale assunto? "Per le nostre anziane e le loro famiglie ci dispiace moltissimo, anche perché trovarsi di fronte all'obbligo di cambiare "casa" e punti di riferimento, in un momento della vita di grande fragilità, potrebbe risultare molto difficile, se non traumatico" ha sottolineato la religiosa. "In ogni caso siamo già al lavoro per trovare a tutte loro una nuova sistemazione, con il prezioso aiuto del dottor Ivano Venturini della RSA Madonna della Fiducia di Calolzio; nessuna resterà "a piedi", possiamo garantirlo".
Meno semplice, invece, offrire certezze alle dipendenti. "Oggi queste figure sono molto richieste, quindi mi auguro che tutte possano presto prendere servizio altrove", la speranza di Madre Lidia. "Purtroppo anche la necessità stessa di assumere sempre più personale ci ha messo in difficoltà negli anni: quando potevamo contare su tante suore, che di fatto vivevano in RSA ed erano quindi disponibili h24, i costi erano ben diversi, ma i tempi sono cambiati anche per noi".
Intanto la notizia è arrivata anche al Comune di Monte Marenzo. "Non nego che sia stata una doccia fredda, nessuno ci aveva mai parlato di problemi o difficoltà" ha commentato il sindaco Paola Colombo. "Ci dispiace moltissimo perchè si tratta di una realtà storica, che ha sempre rappresentato il fiore all'occhiello del nostro paese e un servizio importante per l'intero territorio. Essendo una struttura piccola, poi, ha sempre dato l'impressione di una vera casa: stare lì era davvero come stare in famiglia".
Un altro interrogativo, infine, è quello relativo alle sorti dello stesso immobile in cui almeno fino a dicembre sarà operativa la RSA, di proprietà delle Suore Somasche. Originariamente il complesso era formato da due ville, che venivano utilizzate come "casa vacanze" da parte delle religiose, molte delle quali, native proprio del nostro territorio, erano state inviate altrove dopo la consacrazione; all'inizio degli anni Settanta, poi, si è creata un'unica grande struttura, capace appunto di accogliere un discreto numero di persone anziane (sempre e solo donne, in oltre mezzo secolo di attività) e tutto il necessario per la loro assistenza quotidiana, come in ogni RSA.
"Da parte nostra non avremmo intenzione di venderla: saremmo pronte a donarla, purchè venga poi utilizzata a fini sociali, per fare del bene come sempre in questi lunghi anni" ha concluso Madre Lidia.
B.P.
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