Prima l'aggressione con il machete in piazza Diaz, poi il terrore sul treno Lecco-Milano: in manette quattro giovani nordafricani

Dei quattro – supposti chiaramente, visto che le risultanze investigative dovranno poi reggere al vaglio giudiziario, pur essendoci dei video piuttosto chiari e eloquenti – componenti di uno squadrone d'assalto che ha seminato il terrore su un treno della tratta Lecco-Milano nella tarda serata del 6 luglio scorso, nessuno l'ha sfangata. “Non sempre si arriva al 100%. Ma non è questo il caso” ha dunque potuto sottolineare il Procuratore Ezio Domenico Basso, illustrando, i risultati dell'attività che ha visto lavorare fianco a fianco, collaborando e condividendo informazioni, la Polizia (ferroviaria) e l'Arma dei Carabinieri.
A finire in manette, in tre tempi, sono quattro giovanissimi – il più grande ha 24 anni, il più piccolo appena 19 – tutti nordafricani nati tra Burkina Faso, Togo e Costa d'Avorio, residenti sul territorio, tra la provincia di Lecco e quella di Bergamo.
43 centimetri, invece, la lunghezza della lama: ci sarebbe potuto scappare il morto. C'è stato invece un “solo” ferito, un ragazzo minorenne inseguito fin dentro il bagno dello scompartimento, soccorso poi con alcuni tagli, anche al volto, tali da far scattare l'intervento dei sanitari. Al Manzoni gli sono stati riconosciuti 7 giorni di prognosi, vivendo però un incubo che non scorderà probabilmente mai. Il tutto allo scopo di razziare quanto in possesso dei viaggiatori. Addosso ai primi due arrestati – fermati alla stazione di Olgiate dove il convoglio è stato bloccato, con l'arrivo di una volante della Polfer supportata anche da più pattuglie dei Carabinieri di Brivio, Oggiono e del Radiomobile – sono stati trovati infatti un telefonino e un borsello.
Il machete è stato poi rinvenuto occultato tra i sedili della carrozza con il treno rimasto fermo per gli accertamenti a lungo, tanto da accumulare 180 minuti di ritardo, ragione che ha fatto scattare anche una denuncia a carico dei due africani ammanettati seduta stante per interruzione di pubblico servizio.

Il vicario del Questore Sergio Vollono e il dirigente della Polfer Marco Fazio

 

Fin da subito è poi risultato chiaro il coinvolgimento di altri soggetti, uno dileguatosi all'apertura delle porte, l'altro subito identificato, ma in un primo momento denunciato a piede libero, salvo poi chiedere e ottenere anche a suo carico una misura cautelare, dopo la visione delle registrazioni operate a bordo del convoglio che – ha spiegato il funzionario Marco Fazio, dirigente della polizia giudiziaria della Polfer di Lecco  - hanno permesso di attribuirgli il ruolo “di palo”, pronto dunque ad avvisare i tre complici circa i movimenti del capotreno. Il suo arresto, come anticipato, è stato operato il 25 luglio in Romagna. A Lecco, invece, la scorsa settimana è stato individuato e fermato anche il quarto componente della banda. Essenziali per la sua identificazione, anche in questo caso, le telecamere ed in particolare i filmati degli occhi elettronici installati nel sottopasso ferroviario cittadino, messi a disposizione dalla Polizia Locale.  

Il luogotenente Francesco Belvedere

Tutte le informazioni raccolte, hanno permesso poi di attribuire a un componente del poker di nordafricani arrestati per quanto successo in treno, anche un ulteriore fattaccio accaduto in città prima della partenza del regionale per Milano. Poco prima delle 11, quella stessa sera, in piazza Diaz, dopo un litigio, un soggetto estraneo all'alterco scoppiato per futili motivi, era stato gratuitamente ferito con un grosso coltello in testa, tanto da necessitare di essere trasferito in ospedale per le cure del caso. Da qui, come argomentato dal Luogotenente Francesco Belvedere, a capo del Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Lecco, l'ulteriore denuncia a carico del giovanotto, parte di quel sottobosco di (micro) criminalità che crea (comprensibilmente) allarme sociale (QUI le dichiarazioni del Procuratore a tal proposito).