Bellano: Vendrogno si veste a festa per la sua 'Madonnina'

Festa della Madonna della neve ieri sera a Vendrogno, nel santuario eretto nel 1630, mentre l'epidemia di peste che sarà immortalata dal Manzoni dilaga nelle terre lariane. Il 30 maggio di quell'anno, gli abitanti della Muggiasca, risparmiati dal flagello, posano la prima pietra di una nuova chiesa da dedicare a Maria.
Con solenne processione, la pietra è trasportata dalla chiesa di san Lorenzo fin sull'altura chiamata Zucco, dove già riposavano le vittime della peste del 1576 e dove tuttora si può ammirare l'elegante santuario che gli abitanti di queste terre da sempre, per tradizione, chiamano la Madonnina.

Anche quest'anno, in occasione della festa, il borgo è stato abbellito con espressioni di fede: piccoli altari con le statue della Vergine, addobbi bianchi e azzurri, candele e lenzuola ricamate, a simboleggiare l'attaccamento al santuario e alla Madonna.
A celebrare la messa don Emilio Sorte, parroco di Bellano, don Angelo Olgiati, già parroco di San Lorenzo Martire a Vendrogno, don Arnaldo Zuccotti, vicario di Bellano e il vendrognese padre Giuseppe Regazzoni.

Durante l'omelia don Emilio ha spiegato i motivi che hanno portato i fedeli in questo edificio sacro, consapevoli di non essere "bianchi come la neve, che l'umanità e tutti noi abbiamo bisogno di essere generati e rigenerati dalla Grazia". Facendo poi riferimento alle Letture ha spiegato come ci sia una fatica da parte dell'umanità ad accogliere l'amore e la purezza di Dio ma, "la gioia della nostra esistenza e la bellezza della nostra vita, come il nostro futuro o quello dei nostri figli, non dipendono da quanti soldi abbiamo, da quanti consensi o voti prendiamo ma, dipendono da quanta luce di Dio abbiamo nel cuore".

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Ha poi parlato della capacità di aiutare, di capire e di venire incontro al prossimo, come un dono ricevuto da Dio e messo a disposizione degli altri. Facendo riferimento a Maria ha sottolineato come questa figura sia "davvero bianca, Tota Pulchra, bella e immacolata come la neve, il segno della grazia, il segno della presenza di Dio nella storia, nell'intimo, nel cuore e nella mente; la creatura più riuscita, insieme a Gesù" ha detto.

Scegliendo dunque di ritrovarsi in preghiera, ieri sera, ognuno dei presenti è partito dalla propria casa per entrare nel segno della Vergine, nella sua purezza, "chiedendo al Signore quel miracolo di una vita al suo servizio, di imparare a comunicare, con semplicità, donandoci la grazia di amare il Signore come ha fatto Maria" ha concluso il sacerdote.
Nella preghiera dei fedeli, tra le intenzioni, anche un pensiero rivolto ai defunti e, a chi, per secoli ha riempito la chiesa, testimoniando la fede e offrendo il servizio nel luogo sacro. E una preghiera per i ragazzi - anche della comunità bellanese - che in questi giorni sono a Lisbona per la giornata mondiale della gioventù. Dopo la funzione religiosa un lungo corteo, con la presenza del corpo musicale bellanese, ha accompagnato la statua della Madonna, portata dai membri della confraternita veneziana delle candele, lungo le vie del paese, per fare ritorno sul sagrato dove è stata impartita la benedizione finale, per poi godere dello spettacolo pirotecnico. Nella mattinata di oggi, alle 10.30 la messa a cui seguirà il pranzo comunitario.
M.A.
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