Casargo: il mini-mondo di Gianmarco Beri, creatore di riproduzioni in scala

Per il centenario degli alpini di Casargo ha realizzato una quarantina di cravattini in legno dedicati alla ricorrenza: da allora la produzione continua per tutte quelle penne nere lecchesi che, avendo apprezzato il dono, lo vogliono riproporre per le iniziative dei loro gruppi.

Gianmarco Beri

Gianmarco Beri, imprenditore edile in pensione, del resto non si tira indietro, da buon artigiano delle creatività. I pezzi forte della sua produzione restano, però, le riproduzioni di edifici, in miniatura. Sua la bellissima mostra stabile allestita nella sala civica del comune di Casargo: in esposizione i “modellini” delle 14 chiese del territorio comunale, perfettamente in scala. 
Sotto ogni creazione sono poi riportati anche i cenni storici, necessari per dare un'infarinatura su ogni immobile, parte di una “collezione” ben più articolata. 

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Nel suo laboratorio/esposizione, Beri ha infatti già un'altra serie di suoi lavori ultimati, come la miniatura dell'attuale municipio di Casargo, con l'ufficio postale e la farmacia. E poi ancora altre chiese come quella votiva degli alpini al Pian delle Betulle e quella di San Grato a Vendrogno, plasmata con una nuova tecnica appresa frequentando, lo scorso anno, un corso per presepisti a Lecco.

Inizialmente infatti Beri esprimeva le proprie capacità utilizzando esclusivamente, da bravo muratore, il cemento. Un dettaglio che rendeva le riproduzioni chiaramente pesanti e difficili da trasportare. Ora utilizza invece il polistirolo, “di vari spessori” aggiungendo. “Schiacciato e modellato con diversi attrezzi, poi colorato, porta ad un risultato finale che di poco si discosta dalla realtà". Ed in effetti, anche viste da vicino, le chiesette del casarghese paio assemblate utilizzando del vero materiale da costruzione, sassi e tegole inclusi.

Recentemente, poi, l'artigiano ha allargato anche la produzione di “cappelli”. Da quello simbolo degli alpini, accuratamente rifinito intagliando anche la nappina e la penna, è passato alla produzione di un altro berretto militare,  la “stupida”, caratterizzato dalla visiera e la forma cilindrica. Entrambi i copricapi, simbolo di appartenenza, diventano poi portachiavi, da “esporre” nella quotidianità.
M.A.
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