In viaggio a tempo indeterminato/294: la città della felicità

Bucur in rumeno significa felicità.
Bucuresti, quindi, è la città della felicità.
Dimmi tu se ci può essere posto con un nome più bello per iniziare a esplorare un Paese.
Siamo arrivati in Romania, quindicesimo Paese che visitiamo con il van, e devo confessare che ho grandissime aspettative su questa nazione. La voglia di scoprire queste terre ce l'ho da qualche tempo,
 anche se il motivo vero non lo so. È come se sentissi che qui, tra la catena dei monti Carpazi e il Mar Nero, si nasconda qualcosa che val la pena esplorare e scoprire. Non mi capita spesso di avere questa sensazione, a dire il vero è molto rara. Più spesso provo il sentimento opposto.
Ma stavolta la Romania ha attirato la mia attenzione, a tal punto che sono riuscita a convincere Paolo che percorrere 400 km e attraversare due confini in piena estate, sarebbe stata una passeggiata.

VIDEO: 


Ok, non ci ho messo molto a farlo salire a bordo dell'avventura rumena dato che è bastato guardare le temperature massime di  alcune regioni a nord per capire che sarebbe stata un'ottima scelta: 25 gradi ad Agosto...ti sfido a trovare parole più convincenti!
Ovviamente avevo omesso il piccolo e irrilevante dettaglio che per arrivare a godere di quella frescura celestiale, prima saremmo dovuti passare per una calura infernale.
E così eccoci a Bucarest e con noi quei piacevoli 40 gradi, ideali per visitare una città. Un'accoglienza decisamente "focosa" che si è accompagnata a un bizzarro spettacolo: danze e musiche tradizionali a pochi metri da dove avevamo parcheggiato.
La parte bizzarra non erano certo le danze in sé, tra l'altro molto ritmate e gioiose, e nemmeno la tempistica perfetta che ha fatto sembrare quell'evento un pomposo benvenuto in nostro onore.
La parte bizzarra stava nel fatto che quello spettacolo era organizzato da un dentista per l'inaugurazione del suo nuovo studio dentistico.
Basta.
Ero convinta.
E anche nello sguardo di Paolo vedevo quello scintillio. Quello che ti viene quando sai di essere nel posto giusto. No, non dal dentista, ma in un Paese che accende la voglia di scoprirlo.

Avevo un'idea completamente sbagliata di Bucarest, la capitale rumena. Nella mia testa la dipingevo come un agglomerato grigio e triste di casermoni squadrati senza poesia.
Mi aspettavo cemento, grandi viali e quel fascino post sovietico che spesso sembra un po' post apocalittico.
Ero completamente fuori strada.
Bucarest ha un centro storico che nulla ha da invidiare a città vicine e più rinomate con le quali condivide tutte le lettere tranne due. Sì, va bene, intendo Budapest.
In realtà le manca il fiume, il ponte e il centro è un po' più piccolo... ok, non c'entra nulla e mi sono fatta prendere dall'eccitazione della scoperta.
Ma Bucarest è davvero bella. Nel centro, gli edifici in stile barocco rococò offuscano completamente i cupi palazzi in stile sovietico.
Non li vedi, mentre il tuo sguardo è distratto da un decoro elaborato attorno a una finestra, da una colonna o da una statua.
Ed è giusto così. Perché questi meravigliosi ed elaborati palazzi, stavano qui molto prima.
Molto prima delle guerre mondiali che li hanno ammaccati e devastati.
Molto prima dei 25 anni della dittatura di Ceaușescu che aveva deciso di demolirli per far spazio a edifici più scarni e squadrati.
Questi palazzi riccamente decorati stavano lì, anche quando nessuno aveva il tempo di prendersi cura di loro. Hanno saputo aspettare e ora finalmente è arrivato il loro momento di tornare a risplendere.

Bucarest mi ha colpito per il suo fascino sfarzoso e frivolo che le ha fatto guadagnare l'appellativo di "Parigi dell'est".
Ma anche per la sua pulizia e modernità. Le strade larghe e senza buche. I semafori e il traffico. Le pubblicità in italiano della birra appese ai grattacieli. Il concerto di Umberto Tozzi a settembre.
E per un signore che, vedendoci arrivare a bordo di un van blu targato Italia, ha alzato il pollice in stile Fonzie di Happy Days e ci ha urlato "viva Italia!".
Questa città mi ha incantato con le sue fontane e i suoi parchi che mi sono sembrate oasi nel deserto a mezzogiorno.
Ma la cosa più intensa che ha saputo fare è stata cancellare il grigio che nella mia mente avevo sempre associato a questa città. È come se avesse riempito di colori un disegno che avevo lasciato in bianco e nero.

Avrei voluto trovare più tempo per Bucarest ma il caldo è stato tiranno e dovremo rimandare a un'altra volta le belle e lente passeggiate sfiorando le fontane o guardando le persone sedute ai bar a chiacchierare.
Di certo questa città è un ottimo antipasto per iniziare al meglio il banchetto sfizioso che sembra essere la Romania.
Forse non rappresenterà per niente il resto del Paese o forse ne sarà il sunto perfetto, ma perdersela avrebbe voluto dire lasciar fuori un tassello dal puzzle.
Ora, però, puntiamo verso nord altrimenti la prossima volta ci toccherà sperare nell'inaugurazione di uno studio di avvocati perché Paolo mi chiedarà il divorzio.
Fargli esplorare una città con 40 gradi, devo ancora capire come sono riuscita a convincerlo!
Angela (e Paolo)
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