Lecco perduta/385: l’ultima Quinquennale 1953

Era l’agosto 1953, quindi 70 anni or sono, quando nel complesso scolastico al Caleotto veniva inaugurata la 6^ Quinquennale, mostra dell’industria e del lavoro lecchese. E’ stata, quella del 1953, l’ultima quinquennale della serie avviata nel 1922 presso le scuole di via Ghislanzoni. Sono state sei le edizioni della mostra, con la sospensione dovuta alla guerra nel 1942. Dal 1922, appunto, alla scadenza dei cinque anni, Lecco imprenditoriale poneva in vetrina la sua varia produzione  con apposita esposizione programmata con fitto calendario di manifestazioni collaterali.

La teleferica-funivia allevia allestita lungo via Marconi presso la quinquennale 1953. A destra lo stand della Banca Popolare di Lecco

L’edificio del Caleotto, che recava ancora sul tetto i segnali con “croce rossa” dell’ospedale militare insediato in tempo bellico, accoglieva nel 1953 la mostra del consolidamento economico, premessa per il boom degli anni ‘59/’60.
La Quinquennale del 1953 venne visitata da innumerevoli lecchesi, richiamati anche dalla novità della teleferica Badoni allestita lungo via Marconi, davanti al complesso scolastico del Caleotto, che terminava nell’area attuale Petrolcarbo, dove allora esisteva, nel vasto prato, il rettangolo di gioco calcistico detto della Juvenilia.
Numerose e qualificate le visite di delegazioni imprenditoriali dell’alta Italia, da industriali delle associazioni di Lombardia e del vicino Canton Ticino, da clienti stranieri delle maggiori aziende lecchesi. I dati numerici confermavano il successo della Quinquennale in quanto i 141 espositori della prima edizione erano diventati 322 nella sesta, che poi è risultata l’ultima.
Motivazioni diverse hanno impedito la ripetizione della Quinquennale, ad iniziare dall’imponente macchina organizzativa che richiedeva a parecchi operatori e collaboratori a vario titolo di non vivere le ferie come tempo di vacanze ma come impegno tra i padiglioni della mostra.

 Lo stand della FILE

Solo nell’agosto 1966, quando erano ormai già trascorsi 13 anni dall’ultima edizione, si parlò di una possibile ripresa ricordando i consensi ottenuti e la necessità di far conoscere la nostra produzione che cominciava a soffrire delle prime cancellazioni o riduzioni di preziose unità imprenditoriali.
Un settimanale locale sosteneva apertamente la necessità, nell’agosto 1966, di una ripresa della Quinquennale e ricordava che la Sagra delle Sagre di Pasturo che, alla sua prima edizione allestita in Valsassina, ha permesso di fare una rapida quanto esauriente conoscenza delle capacità e delle molteplicità produttive della Valsassina. Il menzionato settimanale richiamava la dimenticata Quinquennale, definita omaggio all’intraprendenza lecchese ed al coraggio professionale dell’ingegner Giuseppe Riccardo Badoni, pioniere della rassegna.

Titolo della stampa lecchese del 15 agosto 1966

I commenti della stampa locale nell’estate 1966 auspicavano la ripresa della tradizione della Quinquennale. Si scriveva “Lecco si è fatta, anno dopo anno, un nome sempre più solido in campo nazionale per quanto concerne la costanza nella produzione industriale. E’, quindi, un paradosso che non si abbia la possibilità di far conoscere anche ad operatori lontani e stranieri le nostre industrie ed i nostri prodotti”. A tal fine si auspicava uno sforzo sostenuto e congiunto non di un solo ente ma da un insieme di realtà, primo fra tutti il Comune di Lecco.
Per organizzare tale rilancio la stampa locale chiedeva l’interessamento, oltre che della civica amministrazione, dell’Unione Industriali, dell’Azienda Turismo, dell’Unione Commercianti, Artigiani, dell’Amministrazione Provinciale e della Camera di Commercio di Como. Una mobilitazione concordata e comune, uno sforzo affrontato e sostenuto non da un solo ente e, qui, avevano inizio le polemiche perché qualcuno scriveva “Non si deve lasciar solo un ente per un impegnativo problema organizzativo come ha dovuto, purtroppo fare l’Azienda Turismo per avere la possibilità di offrire una stagione lirica ai lecchesi”.
Sulle novità organizzative del futuro veniva sottolineata l’esigenza di un potenziamento del settore culturale con iniziative ed esposizioni adeguate. A tale proposito si ricordava che nell’edizione del 1953 per iniziativa di Piera ed Elisabetta Badoni, di Ettore Bartolozzi e dell’avvocato Bruno Furlani, si era aperta una mostra del libro manzoniano che non solo può considerarsi a buon diritto … l’inizio di quella raccolta permanente di opere, di edizioni e di curiosità manzoniane che Lecco avrebbe da numerosi anni dovuto inaugurare e continuamente arricchite”.

Lo stand della Carniti

Della Quinquennale si è poi poco parlato nei decenni seguenti ed è calato il tempo delle dimenticanza. La stragrande maggioranza dei lecchesi non ha avuto modo di visitare e conoscere la Quinquennale, per evidenti ragioni anagrafiche.
Orbene, se per Lecco il secolo 21° dovrebbe essere quello della definitiva consacrazione turistica, che tale poteva apparire già nella seconda metà del Novecento con l’inaugurazione del 1960 dell’Hotel Griso sulla Rocca di Malgrate e del ritrovo dancing Orsa Maggiore in località Pradello, sul confine fra Lecco ed Abbadia, perché non organizzare una Quinquennale del turismo dal lago alle montagne, passando oltre i confini della città ed abbracciando tutto il territorio della provincia?
A.B.
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