Lecco: 150 persone per la pastasciutta antifascista, 80 anni dopo quella dei Cervi
Anche quest’anno anche Lecco – per iniziativa di ANPI, CGIL e Circolo Libero Pensiero – ha onorato la tradizione della pastasciutta antifascista e dunque il ricordo dell’iniziativa della famiglia Cervi che, il 25 luglio 1943, saputo dell'arresto di Mussolini, festeggiò la caduta del regime impastando per acqua e farina per poi condire i maccheroni con burro e formaggio, portandoli infine in piazza a Campegine – piccolo borgo della provincia emiliana – per offrirli ai compaesani. Un’iniziativa pagata a caro prezzo, con i sette fratelli Cervi, convintamente antifascisti e impegnati nella Resistenza, uccisi per rappresaglia a pochi mesi di distanza.
150 le persone radunate ieri sera ai tavoli del Circolo Libero Pensiero, con altre 50 prenotazioni rifiutate per mancanza di spazio. Una risposta importante dunque da parte di Lecco, nella stessa giornata in cui a Rosà (nel vicentino), il sindaco ha fatto saltare l’iniziativa, ritenendo che la stessa avrebbe potuto causare “disordini e problemi di sicurezza e ordine pubblico”, dopo che già sempre a Vicenza, in Contra’ Burci, dove si stava allestendo un’altra pastasciutta antifascista era apparso uno striscione intimidatorio arrecante la firma MIS-Movimenti Italia Sociale, con la scritta “Se manca olio, lo portiamo noi”.
Riccardo Noury, da vent’anni portavoce di Amnesty International Italia, è stato l’ospite della serata lecchese. Nel suo intervento ha tratteggiato i punti in comune tra la Resistenza storica e le nuove Resistenze (minoranze, lavoratori, discriminazioni di genere), offrendo poi al pubblico una panoramica sul rispetto dei diritti umani nel nostro Paese e sull’accesso alle cure e dunque il rispetto del diritto alla salute in relazione alla crescente privatizzazione della sanità pubblica.
L’Orchestrina Croccante ha infine chiuso, in musica, una serata di cui, visto il clima, evidentemente c’è ancora bisogno, 80 anni dopo la pastasciutta della famiglia Cervi.