In viaggio a tempo indeterminato/293: che fregatura...!

Il cavallo di Troia è sicuramente una delle fregature più celebri della storia.
È stato Virgilio a raccontare questa leggenda nell'Eneide e da allora più nessuno si fida quando riceve in dono un cavallo di legno.
Oltre ad aver causato il fallimento di tutti i falegnami che costruivano statue di cavallo alte più di 10 metri, Omero prima e Virgilio poi, sono stati in grado di rendere eterna una storia tanto semplice quanto incredibile.
Ho sempre creduto che gli scrittori fossero dei supereroi che come super potere hanno la capacità di rendere immortali dei personaggi e delle storie.
E in effetti pensare che più o meno tutti conosciamo la storia di questo cavallo ben 2000 anni dopo che Virgilio l'abbia scritta, ne è la prova.
Ed è anche la testimonianza del fatto che a scuola ci insegnano un sacco di cose interessanti. Solo che quando le sentiamo per la prima volta, in genere siamo in quella fase odiosa della vita chiamata adolescenza, quella in cui siamo più interessati al/alla tizio/a dell'ultimo banco che a degli eroi greci che sbucano dalla pancia di un cavallo.

Ne ho avuto la riprova anche di recente. Mi sono messa a rileggere i Promessi Sposi di Manzoni e ho riscoperto un romanzo pazzesco! Un'avvincente avventura amorosa, piena di misteri, malfatti e angherie tutta ambientata tra Lecco, Milano e Bergamo. Ecco, quando l'avevo studiato alle superiori, l'unica cosa che mi aveva colpito era il nome dei personaggi: Don Abbondio, Don Rodrigo, l'innominato e poi c'era Lucia, che era anche il nome di una mia amica a cui piaceva un ragazzo di nome Lorenzo e tutti la prendevamo in giro per quella sua cotta "letteraria".
Sinceramente, oltre alla frase "Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno..." non è che sapessi molto.
Rileggendola oggi, invece, mi rendo conto del capolavoro immortale scritto da Manzoni. Anche lui uno di quelli con i superpoteri.
Ma torniamo un attimo al mito del cavallo di Troia, rapidissimo ripasso della leggenda e poi spiego anche il perché di questo salto doppio carpiato nel trapassato remoto della letteratura.
I greci, che da anni cercavano di conquistare la città di Troia, fingono di desistere all'assedio, allontanano tutte le navi dal mare di fronte alla città, ma lasciano sulla spiaggia la gigantesca statua di legno di un cavallo.
All'interno del quadrupede ligneo in realtà si nascondono dei valorosi guerrieri greci, tra cui proprio Achille che aveva ideato lo stratagemma.
I troiani pensano che quel cavallo sia un dono degli dei, lo portano dentro le mura della città, mangiano e bevono per festeggiare e quando sono tutti belli ubriachi... bam, ecco che Achille e l'allegra brigata saltan fuori e distruggono la città.
Ecco, questo era un riassunto del riassunto del riassunto, così stringato che sarebbe stato misero persino scritto su un bigliettino preparato per una verifica di italiano al liceo.
Ora posso confessarlo, in tutti questi anni ho sempre provato una certa pena per questi poveri troiani che si erano fatti fregare così. Mi sentivo talmente empatica nei loro confronti da provare una sorta di fastidio e antipatia nei confronti del "Pelide Achille".
Va bene, va bene, arrivo al punto che dei miei sentimenti verso un eroe greco non credo interessi a nessuno.
Per farla breve, siamo arrivati a Troia, la leggendaria città. O meglio siamo a 30 km dall'antica Troia, più precisamente a Cannakkale, la moderna città sullo stretto dei Dardanelli. Questo è l'ultimo pezzetto di terra asiatica, oltre una sottile lingua di mare inizia l'Europa.

VIDEO:


Questa città per noi segna una tappa importante del viaggio. Eravamo partiti a bordo di Biagio, il minivan blu, a settembre del 2021 in direzione Asia. Eravamo in pochi a credere che avremmo raggiunto questo continente via terra, con uno sgangherato e vecchiotto van blu. Devo ammettere che anche io spesso ho dubitato ce l'avremmo fatta e invece, siamo andati oltre. Abbiamo raggiunto addirittura l'Armenia.
Solo un'antipasto dell'Asia, lo so, ma così a est da essere a un solo passo dall'affascinante Persia o dalla misteriosa India. Quel passo noi poi l'abbiamo fatto, sia metaforicamente che letteralmente dato che la nostra avventura è continuata a piedi proprio tra quelle terre d'oriente.
E adesso eccoci qui, milioni di avventure dopo, pronti a tornare nella vecchia Europa, anche se per ora solo geograficamente.
Sì, lo so, mi sono fatta prendere la mano. Dopo le avventure epiche di Achille e dei Troiani o quelle rocambolesche di Renzo e Lucia, le nostre in confronto potrebbero definirsi passeggiate rilassate in riva al mare.
Ma è la statua del cavallo di Troia che c'è sul lungomare di Cannakkale che deve avermi ispirato, o forse il fatto che l'abbia usata Brad Pitt per il film (ma questo non diciamolo a Paolo!).
La realtà è che la nostra storia, il nostro viaggio, probabilmente non se lo ricorderà nessuno tra 2000 anni. Ma per noi resta, e resterà per sempre, l'impresa epica che ha segnato la nostra vita. Non saremo mai gli Achille della situazione, ma quei due troiani che hanno detto "ragazzi' sto cavallo è una fregatura, se volete farlo entrare ok, ma noi nel frattempo ce ne andiamo al mare". Ecco, di loro non si ricorda nessuno (forse perché non sono nemmeno esistiti!) ma mi piace pensare che noi siamo come quelli a cui il destino che vedevano scritto non piaceva e hanno deciso di prendere un'altra strada.
Che poi... un cavallo gigante di legno, ma daiii!
Angela (e Paolo)
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