25 luglio 1943: anche a Lecco cambiò la storia

Per numerosi storici il 25 luglio 1943 è stato “il giorno che cambiò la storia d’Italia”. Sono passati 80 anni. Quella sera, era domenica, anche alcuni lecchesi che stavano ascoltando le trasmissioni radiofoniche dell’EIRE (l’attuale RAI) ebbero modo di essere subito informati di ciò che era successo: il capo del Governo Benito Mussolini aveva presentato le dimissioni al re Vittorio Emanuele III di Savoia. Il sovrano, dopo averle accettate, aveva nominato in sua sostituzione il maresciallo d’Italia Pietro Badoglio. Il re assumeva il comando supremo di tutte le forze armate.

Il municipio in piazza Diaz

La notizia venne diffusa come comunicato straordinario urgente, con l’improvvisa interruzione delle trasmissioni radiofoniche serali. Era caduto, dopo 21 anni, il regime fascista, avviato con la marcia su Roma del 1922. L’Italia rimaneva, però, in guerra in una situazione confusa e drammatica. Nel luglio 1943 gli alleati erano sbarcati in Sicilia; l’esercito italiano era stato pesantemente colpito nelle campagne dell’Africa settentrionale ma anche nell’ex colonia di Etiopia. Inferiori alle previsioni era da considerarsi la penetrazione in Francia dal fronte ligure alla catena alpina in Valle d’Aosta. La spedizione in Russia si era conclusa tragicamente con gravi perdite di uomini e di mezzi, nonostante il valoroso comportamento delle truppe.
Anche la città di Lecco piangeva caduti, lamentava mutilati, dispersi e prigionieri. Era una città preoccupata, piegata, triste sull’Italia in guerra. La mattina del 26 luglio la gente era in piazza, nei pubblici ritrovi e presso le edicole per avere notizie e commentare l’avvenimento. Il lavoro venne sospeso in varie fabbriche. Si ebbero i primi cortei spontanei inneggianti al re ed al generale Badoglio; gente si radunava presso il palazzo municipale di piazza Diaz applaudendo l’esposizione di una grande bandiera tricolore. Nel contempo alcuni manifestanti avevano tolto i ritratti del duce da vari uffici del palazzo civico; omaggi floreali vennero deposti al monumento ai Caduti sul lungolago.
L’attuale piazza XX Settembre, che era stata dedicata a Costanzo Ciano, personaggio del regime fascista, vide la rimozione delle targhe con tale denominazione. In via Roma i manifestanti levarono la lapide celebrativa sull’edificio ove era stato costituito negli anni ’20 il primo fascio di combattimento.

Piazza Garibaldi

Le concentrazioni maggiori di gente erano in piazza Garibaldi ed in piazza Diaz davanti al municipio. Manifestanti si radunarono anche presso la casa del fascio, che è l’attuale sede della Polizia stradale in corso Martiri della Liberazione. Al balcone del palazzo il colonnello Alberto Varusio, comandante del reparto alpino del Morbegno di stanza nella caserma del Lazzaretto, pronunciò brevi ma accorate parole per invitare alla calma ed alla disciplina la gente.
Il colonnello Varusio era un decorato di medaglia d’argento della prima guerra mondiale 1915/1918. Nel suo intervento richiamò le disposizioni delle nuove autorità governative di Badoglio per il bene supremo della Patria. Venne anche applaudita la notizia che a Como era stato destituito il prefetto Efrem Parenti e nominato il nuovo nella persona di Michele Chiaromonte.
Purtroppo il peggio doveva ancora arrivare dopo il 25 luglio 1943: l’occupazione nazista, la Repubblica di Salò, i bombardamenti aerei, i rastrellamenti, il coprifuoco, gli arresti sommari, le deportazioni di operai in sciopero, le fucilazioni di combattenti per la libertà. C’è stato il rompete le righe degli alpini del Morbegno presso la caserma Sirtori di via Leonardo da Vinci, per non cadere prigionieri dei tedeschi.
Si avviò dopo il 25 luglio 1943 un lungo, coraggioso e drammatico cammino verso la Liberazione il 25 aprile 1945.
A.B.
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