Schianto al semaforo di Vercurago: Nino Ingallina, palermitano di Calolzio, non ce l'ha fatta. Aveva solo 31 anni

Che le condizioni di almeno uno dei quattro feriti fossero particolarmente gravi era risultato subito chiaro. Ed in effetti, il peggio si è verificato: è morto in ospedale a Lecco, dove era stato destinato nottetempo in codice rosso, Nino Ingallina, 31 anni, il più grande del poker di occupanti della Skoda Fabia che, attorno alle 2.30 si è schiantata lungo via Roma, a Vercurago, all'altezza del semaforo.

Nino Ingallina, il 31enne morto all'arrivo in ospedale

A tradire il conducente, Alessandro R., ventisettene di Calolziocorte, alla guida della vettura, potrebbe essere stata l'alta velocità: la macchina, procedendo in direzione Lecco, secondo una prima ricostruzione dell'accaduto, parrebbe aver impattato contro un muretto sulla destra dell'impianto semaforico, schizzando poi sulla corsia opposta, trasformandosi in un cartoccio di lamiere con i quattro ragazzi incastrati all'interno dell'abitacolo. Ingallina, classe 1991, nato a Palermo ma cresciuto a Calolzio, sedeva sul sedile passeggeri.

Su quello posteriore c'era invece una giovane coppia di sposi lecchesi: Paolo R., 22enne, elitrasportato poi in codice rosso al San Gerardo di Monza dove è già stato sottoposto a un lungo intervento chirurgico e la moglie di origini cubane Yanibel R., 29 anni, ora ricoverata al Manzoni, non in pericolo di vita. Probabilmente nel cuore della notte la Skoda stava viaggiando in direzione Lecco per riaccompagnare quest'ultimi due a casa, dopo una serata trascorsa in amicizia, nell'ennesima afosa notte d'estate. Ma si tratta ovviamente di una supposizione.

Ciò che è certo è che la vettura, come impazzita, con la quinta marcia ancora ingranata, è andata a sbattere, richiamando in strada poi diverse decine di residenti sotto i cui occhi, a lungo, si sono protratte le operazioni di messa in sicurezza e soccorso dei quattro ragazzi, con l'intervento dei vigili del fuoco e di una nutrita schiera di operatori del 118, tra volontari arrivati a Vercurago in ambulanza, due automediche e il personale dell'elicottero abilitato al volo in notturna, fatto appositamente levare in volo per velocizzare l'evacuazione dei pazienti più compromessi, una volta compresa la gravità dell'accaduto.

Nonostante il prodigarsi di tutti, però, per Ingallina non c'è stato nulla da fare. Già dimesso dal Papa Giovanni XXIII di Bergamo, invece, il calolziese al volante dell'auto. La ricostruzione dell'accaduto spetterà ora ai Carabinieri, intervenuti sul posto con due pattuglie, per la gestione del traffico e i rilievi.

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