Lecco, processo a Le Iene: il dottor Millul fa chiarezza sull'ingresso di Carlo Gilardi in rsa
Il dottor Andrea Millul
Prima fra tutte le difese – gli avvocati Stefano Toniolo e Federico Giusti del foro di Milano e il collega Nicolas Pistollato del foro di Firenze - hanno avanzato la richiesta di anticipare l'escussione di Carlo a settembre, a fronte di un noto peggioramento delle condizioni dell'anziano. Una richiesta a cui l'avvocato di parte civile Elena Ammannato non si è opposta, ma ha a sua volta fatto presente al giudice la possibilità di rivolgere al testimone odierno (il dottor Andrea Millul, responsabile sanitario degli Istituti Riuniti Airoldi e Muzzi) domande volte a valutarne la capacità testimoniale.
Il giudice Gianluca Piantadosi ha quindi rigettato l'istanza di incompatibilità territoriale avanzata (visto l'ampliamento del capo d'imputazione deciso nella scorsa udienza) dalle difese, così come l'inserimento del presidente del consiglio Giorgia Meloni e del Garante nazionale dei diritti nella lista dei testimoni a discarico. Ammesse invece due nuove testimonianze, tra cui quella (in alternativa con un altro soggetto) del padre dell'imputato Brahim, presente al momento del “prelievo” di Carlo da casa sua.
Dopo due ore si è quindi potuto procedere alla deposizione del dottor Millul, che in aula ha raccontato il suo primo incontro con il professor Gilardi, avvenuto il 28 ottobre 2020 presso il reparto di psichiatria dell'ospedale Manzoni di Lecco: “gli dissi della sua domanda di ingresso in rsa e rispose che voleva tornare a casa sua, ma avrebbe accettato la situazione che gli era stata esposta dall'avvocato Barra”. Due giorni l'ingresso agli IRAM, in un reparto all'epoca predisposto per i nuovi ospiti nel periodo della pandemia, dove di fatto è tutt'ora ricoverato.
Secondo il dottor Millul il 92enne era “sereno” al suo arrivo, poi per qualche giorno ha mangiato solo pane e acqua in segno di “protesta”. La sua rimostranza sarebbe cessata con una lettera di spiegazioni da parte dell'amministratore di sostegno: “la ringraziava per essere stata chiara e chiedeva un resoconto economico. Tutt'ora ciclicamente si lamenta perché vuole tornare a casa”.
Dalla parte civile è stato quindi toccato il tema del documento di richiesta di ricovero di Gilardi, quando l'avvocato Barra - a scelta fra “definitivo” o “temporaneo” - avrebbe barrato la casella con la dicitura “definitivo”: “le dissi io che non faceva differenza dal punto di vista amministrativo, serve solo nei casi in cui si sappia già la data di uscita dell'ospite”.
Il teste ha quindi ricordato i contatti avuti con la trasmissione Le Iene: “una volta rilasciai io una dichiarazione verso fine novembre 2020 e mi diedero degli effetti personali di Carlo, che a loro dire non avrebbe fatto in tempo a prendere uscendo di casa: mi diedero i suoi occhiali e lui disse che tanto non gli servivano perché leggeva con la lente d'ingrandimento”.
Ancora fu contattato telefonicamente dalla Bizzarri: “mi accusava di aver manipolato la cartella clinica”.
È stato raccontato in aula come la rsa per Carlo Gilardi - sussistendo i parametri per poter applicare delle deroghe ai “colloqui con il vetro” obbligatori durante l'emergenza sanitaria - gli permise fin da subito di avere incontri con Luigi Gasparini della cooperativa Solleva (per permettergli di coltivare le sue passioni culturali) e con un confessore del convento di Sabbioncello. Pare che Carlo non abbia mai mostrato interesse e desiderio ad incontrare nessun altro da quando si trova in casa di riposo, nonostante le crescenti richieste da parte di parenti lontani e amici conseguenti alla messa in onda dei servizi del programma di Italia Uno.
Sarebbe stato fin da subito intenzione dell'amministratore di sostegno, tanto quanto del dott. Millul, riportare il professore a vivere la vita agreste da lui tanto amata, ma, non essendo tutt'ora agibile il Cerè (liberato solo a gennaio di quest'anno), erano state vagliate altre soluzioni. Si erano resi disponibili ad ospitarlo sia un suo ex collega, sia la sua storica governante, cui la famiglia Gilardi ha peraltro donato una proprietà: “declinò l'invito”.
Sembrerebbe che per il 92enne non esiste alternativa se non quella di tornare nella casa di Cerè e che piuttosto preferirebbe rimanere in rsa, dove comunque avrebbe avuto notizia del clamore mediatico che la sua vicenda ha suscitato: “arrossisco dentro” avrebbe riferito in un'occasione al testimone, dopo aver letto un trafiletto di giornale a lui dedicato. “Non mi piacciono queste cose: io sono un uomo del nascondimento”. In più, avrebbe mostrato disprezzo quando gli sarebbe stato riferito che ormai viene chiamato “nonno d'Italia”: “la figura del nonno non mi è mai piaciuta” avrebbe commentato.
In merito al recente peggioramento delle sue condizioni di salute il responsabile sanitario della struttura ha sottolineato il decadimento cognitivo dell'anziano, della perdita di interesse verso la scrittura e di un progressivo deficit della memoria a breve termine.
Con il controesame del dottor Millul che si è protratto fino a sera, il giudice ha rinviato per il proseguimento dell'istruttoria al 15 settembre: in quella data Carlo Gilardi verrà sentito (per la seconda volta, dopo il procedimento a carico della “pasionaria” Viviana Tononi) come testimone in rsa, in modalità protetta. In riserva la proposta del pubblico ministero Chiara Di Francesco di un'audizione “mediata” da uno psicologo.
F.F.