Lecco: Emergency porta l’arte di Shamsia Hassani in mostra alla biblioteca civica

“Questa mostra racconta il grido delle donne oppresse”. Ad Adriano Crisafi, volontario del gruppo di Emergency Lecco – Merate, bastano poche parole per descrivere la mostra di Shamsia Hassani. Bastano poche parole perché la potenza delle opere della street artisti afgana non ha bisogno di introduzioni.

Emerge tutta dagli scatti che compongono la mostra allestita da Emergency presso la biblioteca civica Uberto Pozzoli di Lecco fino al 22 luglio. Nonostante sia stata aperta quattro giorni fa, in concomitanza con la notte bianca, l’esposizione è stata presentata ufficialmente ieri sera.

Paola Ciccioli

 

“In un’intervista al Los Angeles Times del 2016 Shamsia Hassani raccontava le condizioni in cui realizzava le sue opere per le strade di Kabul. Quando usciva dal suo studio e iniziava a dipingere, cercava di fare in fretta per paura di subire aggressioni da parte degli uomini. Spesso capitava che la parete su cui stava dipingendo venisse distrutta prima che il suo lavoro fosse finito” ha spiegato la giornalista Paola Ciccioli. “Nei suoi graffiti l’artista raffigura delle donne che volano. Esattamente l’opposto dell’oppressione a cui è costretta, un’oppressione così forte da toglierle anche la libertà creativa. Hassani definisce gli afgani come dei corpi senza nazione, costantemente in fuga”.

Adriano Crisafi

Giorgio Maioli

Allestita nelle prime due sale dopo l’ingresso della biblioteca, la mostra è organizzata nelle seguenti aree tematiche: al lavoro, tra la gente, non posso respirare, soldi, sogni, incubi. “In molti murales compaiono dei grandi strumenti musicali. Questi personaggi vogliono comunicare il loro sentimento e solo attraverso la musica e l’arte è possibile arrivare a tutti” ha sottolineato Ciccioli. In effetti, alcune delle immagini esposte arrivavano dritte al cuore. “Sapere che ci sono paesi del mondo dove le donne non sono considerate esseri umani è qualcosa che dovrebbe farci discutere e riflettere ogni giorno. Oggi, le condizioni economiche del paese spingono le donne ad abbracciare sempre di più la pratica dei matrimoni forzati. Le madri accettano di “vendere le proprie figlie per garantire sopravvivenza sia alle bambine sia a loro stesse” ha chiosato la giornalista.

“Secondo un recente rapporto di Amnesty International, da quando hanno ripreso il potere i talebani hanno messo in atto una guerra di genere contro le donne, fatta di reclusione, sparizione forzata, tortura e maltrattamenti”. Una situazione drammatica in cui, però, sopravvivono alcuni bastioni di speranza come i centri di Emergency. “In 22 anni abbiamo curato 9 milioni di afgani. Nel centro maternità del nostro ospedale nel Panjshir dal 2002 ad oggi sono nati quasi 79mila bambini. Ho visto le foto delle donne che hanno partorito in quella struttura. Lì le ragazze che partoriscono per la prima volta hanno 13/14 anni. Prima dei 30 tante donne hanno già 7/8 parti” ha spiegato Giorgio Maioli, volontario del gruppo scuola di Emergency.

“Quello è l’unico ospedale in tutto il nord dell’Afghanistan. Li lavorano circa 114 tra ginecologhe, ostetriche, infermiere di origine afgana. Tante di loro arrivano da Kabul e si alzano alle 4:30 del mattino. Tutte guadagnano uno stipendio dignitoso”. Il tono di voce del volontario di Sesto San Giovanni si è fatto d’improvviso più perentorio. “Non si tratta solo di attività medica ma anche di promuovere i diritti. Il diritto di ognuno ad essere curato sempre ed il diritto di ognuno a vivere in modo dignitoso”.

Con un editto, i talebani hanno recentemente impedito alle donne afgane di lavorare per le ong occidentali. Emergency è l’unica realtà esentata dall’applicazione di questa legge. “Continuiamo e continueremo a lavorare in un paese che è stato abbandonato. Lo faremo perché è giusto e perché l’Afghanistan è un pezzo importante della nostra storia e del nostro cuore” ha concluso Maioli. Parole accolte dai convinti applausi del pubblico.
A.Bes.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.