Lecco: recuperato il corpo senza vita di un migrante 18enne scampato al Mediterraneo, annegato nel Lario

E' sopravvissuto al Mediterraneo. E' morto nel golfo di Lecco. Tragica fine, quest'oggi, per un richiedente asilo. Giovanissimo. Asseritamente appena diciottenne.

Era originario del Gambia. In questa parte del mondo era sbarcato da poco. Lampedusa il suo approdo. Il capoluogo manzoniano la prima destinazione, con l'arrivo all'ombra del Matitone nelle scorse ore, nelle giornate che qualcuno ha già bollato come le più calde dell'anno.

In città, come un pò ovunque lungo lo Stivale, si boccheggia. E ognuno, a suo modo, cerca di sottrarsi alla calura che qui, "su quel ramo del lago di Como", è esasperata dall'afa.

Lui - non conosciamo il suo nome - ci ha provato immergendosi nello specchio d'acqua dinnanzi a piazza Antonio Stoppani, dalla punta più meridionale della "spiaggetta" divenuto lido per tanti. Stranieri per lo più, ma anche ragazzini lecchesi, con tanto di ombrelloni e pranzo al sacco.

Questo pomeriggio i più hanno continuato a curare la loro tintarella anche quando, improvvisamente, il ragazzino di colore, arrivato lì con altri cinque amici, non è riaffiorato e si è messa in moto la macchina dei soccorsi.

A sgomberare gli "spiaggiati" insensibili dinnanzi ad una tragedia subito chiara sono stati i pompieri e gli agenti della Poliza. "Dove spostarvi, sta arrivando l'elicottero. Qui rischia di volare tutto".

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E "Drago" - il velivolo in uso al Corpo dei vigili del fuoco - nel giro di qualche minuto è sbucato dal Moregallo: qualche passaggio nel tratto di lago tra la statua di San Nicolò e il pontile d'ormeggio del Dalia. Lo stesso spicchio già "battuto" dagli uomini del 115 con la pilotina, con i Volontari del Soccorso degli Alpini di Mandello pronti sulla passeggiata a intervenire in caso di ritrovamento. Decine e decine gli occhi di spettatori puntati su di loro.

A "ripescare" il ragazzino sono stati però poi i sommozzatori: scaricata l'attrezzatura, indossate le bombole, nel tempo di un amen, dopo essersi immersi, hanno trovato il corpo. Quasi due ore dopo l'allarme.

Ad attendere la salma, la responsabile del centro dove il giovanotto è collocato e il mediatore culturale della struttura che ha fatto anche da interprete per riuscire a ricostruire con gli amici della vittima l'accaduto. In acqua erano in due. Ne è uscito sulle sue gambe uno solo.

Potevano sapere che lì la balneazione è vietata? Non ci sono cartelli. Da regolamento comunale sono presenti solo sulle spiagge dove il bagno si può fare. Come un cittadino - soprattutto se straniero - possa saperlo è difficile immaginarlo. Sicuro è invece che la spesa, per mettere gli avvisi, sarebbe irrisoria per una realtà come Lecco. Basterebbe, forse, volerlo fare. Sapendo verranno ugualmente ignorati da qualcuno. Salvando però - magari -  la vita a qualcun altro.
A.M.
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