Lecco: i 'Passaporti' ancora contestati da Biagi, 'non rispettano il testo del Manzoni'

“Per rendere il romanzo “leggibile” e “attrattivo” è proprio necessario stravolgerlo? Inventare?”. È una presa di posizione chiara e netta quella che Bruno Biagi, presidente dell’associazione “I Promessi Sposi in circolo. Lettura popolare”, ha articolato in una lettera inviata a Simona Piazza, vicesindaco e assessore alla cultura del comune di Lecco. Secondo il sodalizio, i Passaporti dei Promessi Sposi non rispettano il testo scritto da Alessandro Manzoni. Si tratta, lo ricordiamo, di una serie di “pannelli creativi” installati in giro per la città in alcuni dei luoghi più significativi del romanzo. Realizzate dal designer Paolo Vallara, queste opere furono esposte per la prima volta in una mostra allestita presso la torre Viscontea nell’ottobre 2021. Esse confluirono poi in un cofanetto pubblicato dalla casa editrice Bellavite, per diventare poi la base di un nuovo percorso manzoniano, inaugurato in città nell’ottobre 2022.

Una foto scattata il giorno dell'inaugurazione del pannelli

In ognuno di questi pannelli, dodici in tutto, compaiono la foto di un lecchese, scelto per impersonare uno dei protagonisti del romanzo, e un testo relativo al suddetto personaggio. Testo che, in molti casi, restituirebbe un’immagine distorta del soggetto a cui fa riferimento. Nella lettera inviata da Biagi all’assessore Piazza a fine 2022, il presidente dell’associazione “Promessi Sposi in circolo” sviluppa un’analisi puntuale e impietosa di quanto scritto sulle schede. Rispetto al pannello di Lucia, uno dei due posizionati nel parco dell’Addio Monti (recentemente abbattuti dal vento), Biagi contesta l’idea secondo cui Lucia avrebbe fatto la civetta con don Rodrigo. “Non è vero. Lucia ha incontrato don Rodrigo e il cugino al ritorno dalla filanda e non ha fatto la civetta, anzi è scappata subito quando ha capito le intenzioni del signorotto. Nemmeno nel Fermo e Lucia si accenna a questo presunto sorriso che Lucia avrebbe rivolto a don Rodrigo” sostiene. Egli poi ricorda che “Lucia è stata rapita, non hanno tentato di rapirla”. Ancora più significativa è la critica mossa al pannello su Fra Cristoforo, posizionato nella piazzetta della chiesa di Pescarenico. “L’affermazione che viene fatta nel testo, ossia “quel gesto che non mi sono mai perdonato” annulla tutto della possente figura di Fra Cristoforo, basata proprio sul perdono. Pagine memorabili quelle dedicate al perdono che il frate chiede al fratello dell’ucciso” scrive Biagi.

“Quello del perdono è uno dei temi centrali, attorno ai quali Alessandro Manzoni ha costruito la storia de I Promessi sposi: toccanti le testimonianze del perdono chiesto, ricevuto, accordato che sono atti che liberano dal risentimento, dalla rabbia, dall’odio”. Il presidente dell’associazione Promessi Sposi in circolo ha poi proseguito l’analisi sollevando precise osservazioni anche sugli altri pannelli. “Se è vero, come dice l’estensore di questo ritratto, che don Abbondio esce solo “… quando mi chiama don Rodrigo per farmi gustare la sua selvaggina e conservare con i suoi ospiti …” che bisogno c’era di inviargli, nel primo capitolo, due bravi per intimargli di non sposare Renzo e Lucia?” si chiede il presidente dei lettori a proposito del pannello su don Abbondio, collocato nella piazzetta davanti alla chiesa parrocchiale di Olate.

Per tre mesi, la lettera inviata da Biagi, in passato anche consigliere di maggioranza tra le file del PD quando il sindaco era Virginio Brivio, non ha avuto risposta. A inizio marzo, Piazza – dem pure lei - ha replicato spiegando che, al fine di chiarire tali incomprensioni, erano state predisposte delle didascalie per puntualizzare: “I testi con cui i personaggi si presentano sono esclusivamente di fantasia, ideati immaginando i protagonisti del romanzo come fossero lecchesi di oggi”. Una soluzione che non ha convito il firmatario della missiva, tornato così alla carica.

Bruno Biagi al centro con il maglione blu, ad una delle iniziative dell'Associazione “I Promessi Sposi in circolo. Lettura popolare”

 

“Penso che il progetto sia sbagliato su tutta la linea. Non solo i testi ma anche le foto. Per rappresentare Lucia è stata scelta una ragazza molto più bella di come Manzoni descrive il personaggio. Anche il volto di Renzo non ha niente a che fare con il volto dell’operaio e del tessitore lecchese d’un tempo” ci ha spiegato Bruno Biagi. “La nostra associazione dal 2017 si occupa di divulgare la conoscenza del romanzo a livello popolare con particolare attenzione agli anziani e alle fasce più deboli. In questi anni abbiamo fatto 120 incontri. Ogni volta che dobbiamo affrontare un nuovo brano ci prepariamo rigorosamente. Noi presentiamo il testo senza ricorrere a capolavori e stravolgimenti come è successo con questo progetto. Esso restituisce una visione superficiale e distorta del capolavoro di Manzoni”.
A.Bes.
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