Alto Lago: agoni in essiccazione, si ripete il rito della preparazione dei ''misultin''

Ad un mese dall'apertura della pesca all'agone, avanza il lungo e tradizionale procedimento per arrivare a portare poi in tavola i famosi “misultin”, piatto tipico del nostro Lago. Un procedimento che è una vera e propria arte, non solo culinaria, quanto piuttosto dimostrazione di quell'artigianato del cibo, fatto di gesti ripetuti e segreti trasmessi di generazione in generazione all'interno delle famiglie di pescatori dell'Alto Lario.

Ettore con la moglie e il piccolo Leonardo sotto un "tetto" di agoni

Ettore Rusconi, per esempio, bellanese, grande appassionato di pesca, dopo aver imparato tutto dal padre, sta riversando quanto appreso in favore del figlio Leonardo, 7 anni appena, già pronto a seguirlo nel gettare l'amo, osservando poi con attenzione  i passaggi che fanno seguito all'arrivo delle “sardine di lago” - come vengono chiamati gli agoni per la somiglianza con il più celebre pesce di acqua salata, dalla forma piatta e allungata – a casa, dove tutto, in queste settimane, è allestito per rispettare step by step la tradizione.

Appena catturati i pesci vengono eviscerati, lavati in acqua corrente e posti sotto sale, per 36 ore. Poi si procede all’essiccazione al sole e all’aria per circa una settimana, non prima di aver infilato ogni agone, per poi appenderli, uno vicino all'altro, ben in ordine, su delle strutture particolari, di forma diversa, per ottenere un risultato uniforme.

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Una volta raggiunto il giusto grado di essiccazione il pesce viene sistemato, in alternanza a foglie di alloro, con andamento concentrico, in appositi contenitori di acciaio – somiglianti a delle enormi lattine - e leggermente pressato da un torchio, per rimuovere il grasso in eccesso ed evitare che durante il periodo di conservazione il prodotto possa irrancidire.  

Dopo la maturazione che va da un minimo di tre mesi (le prime “tolle” si aprono ad ottobre), le sardine assumono una colorazione più ambrata e sono pronte per essere consumate, cotte sulla griglia, innaffiate con dell’aceto e  accompagnate con una buona polenta, per restituire nel piatto i sapori tipici del Lago, reso “attrattivo” anche da quella “bandiera” del sapere tramandato che sono sono appunto i  “misultin”.
M.A.
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