Mirto Milani
"Quando a maggio (nel 2022, ndr) in psichiatria ci ha confessato quello che aveva fatto, mi è crollato il mondo addosso". Ed evidentemente, a distanza di mesi, non si è ancora ripresa, tanto da apparire, accomodandosi - per dovere - al banco dei testimoni, visivamente provata, tanto nel fisico quanto nel morale, in lacrime dietro agli occhiali neri mai mollati nel corso della sua brevissima deposizione, limitata di fatto a pochissime parole, per confermare la volontà di avvalersi della facoltà di non rispondere, concessa dal codice a chi si trova nell'imbarazzante situazione di dover deporre in un processo a carico di un famigliare stretto. Sangue del proprio sangue, nel caso di specie, con la mamma di Mirto Milani portata ieri in Aula quale testimone nell'ambito del procedimento aperto - da ormai diverse sedute - al cospetto della Corte d'Assise di Brescia per l'omicidio volontario e l'occultamento del corpo di Laura Ziliani, la "suocera" della signora Mirna, per anni residente con il marito Ruggero e i loro quattro ragazzi a Calolziocorte, prima di trasferirsi in provincia di Bergamo. Prima del ciclone che, evidentemente, ha sconvolto anche la sua esistenza. Lei che, dalle carte processuali, pareva aver preso in mano subito la situazione, raggiungendo Mirto, la fidanzata Silvia e la sorella minore di quest'ultima, Paola, a Temù, nell'immediatezza della sparizione della mamma delle ragazze, trovata cadavere solo tre mesi dopo sull’argine del fiume Oglio. Ieri – come sottolineato dagli articoli di stampa relativi all'udienza – è apparsa invece assai fragile.
"Fino a quel momento, da mamma, gli avevo sempre creduto" ha continuato il presidente della Corte Roberto Spanò, dando lettura alla missiva ricevuta qualche giorno prima dalla signora citata come teste. Il punto di svolta, per la donna, è sempre la confessione ricevuta dal figlio nel maggio scorso. Del resto era stato lo stesso Mirto a puntualizzare di non aver raccontato nulla, a suo tempo, ai genitori, approfittando della loro buona fede.
"Prego per la sua anima e per quella delle ragazze sperando che qualcosa di buono possa ancora da loro venire fuori, ma non riesco a perdonarli" la chiosa della lettera.
Non ha parlato, in Aula, nemmeno papà Ruggero. Si è avvalso anch'egli della facoltà di non rispondere, come la consorte. Uscendo ha riservato però un "buffetto" sulla nuca al suo Mirto, passandogli accanto.