Dardust al Lecco Film Fest: 'lo stupore si crea con il coraggio di rompere le regole'

Meno Sanremo. Meno lavoro per gli altri e più per sé stesso. Ma soprattutto meno studio di produzione e più palco. Dardust si racconta al Lecco Film Fest, sulla ribalta di piazza XX Settembre destinata alle interviste e rispondendo alle domande della giornalista Marta Cagnola di Radio 24.
Dardust, all’anagrafe Dario Faini, figura poliedrica del panorama musicale italiano ha avuto un lungo periodo “dietro le quinte” durante il quale è stato autore per molti cantanti, alcuni dei quali ha prodotto egli stesso.

Dardust

L’evento che lo ha fatto conoscere anche al pubblico più distratto e profano è la vittoria sanremese di Mamhood con la canzone “Soldi”, anno 2019. Ma Dardust aveva alle spalle già decenni di grandi risultati: con la sua musica ha conquistato 70 dischi di platino, ha accompagnato manifestazioni come il Superbowl e la chiusura delle Olimpiadi di Pechino 2022. Tanto per dire…
Marchigiano, 47 anni, è pianista compositore, produttore discografico, musicista, definito il “pioniere della musica classica alternativa”, e su di lui si sono appunto puntati i riflettori della parte musicale del festival cinematografico lecchese.

Prima di eseguire alcuni dei suoi brani al pianoforte (per quanto nei dischi e negli spettacoli il piano si accompagna all’elettronica in una sorta di fusione tra atmosfere “classiche” e suggestioni sperimentali), Dardust si è raccontato anticipando appunto l’intenzione di «fare meno Sanremo pur dopo tanti importanti successi». E rispondendo a Cagnola, a proposito della vittoria di Mahmood, Dardust ha ricordato come il brano “Soldi” fosse considerato con scetticismo. Egli stesso non lo riteneva su misura per il festival sanremese «però mi dicevo che fosse stato capito sarebbe stato una bomba atomica e a un certo punto ho cominciato ad avere delle sensazioni…». Ed è stata così l’occasione, ha suggerito Cagnola, per una sorta di “riconciliazione” con il pubblico «il quale – ha detto il musicista – ha un atteggiamento generalmente conservatore, ma in quel momento si è spezzato e si è aperto all’innovazione. Capisco che il nuovo desti perplessità, ma è così che si va avanti».
E quelli, sono i momenti in cui – collegandosi alla parola d’ordine del Lecco Film Fest di quest’anno – davvero si ridesta lo stupore: «Perché come nel cinema, anche nella musica crei lo stupore attraverso tanti colpi di scena. Lo stupore si crea con il coraggio di rompere le regole».

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Che Dardust ha dimostrato di avere sin da piccolo «quando alle elementari i miei compagni ascoltavano Cristina D’Avena e io David Bowie e perciò ero visto come un po’ strano».
Dalle elementari agli studi universitari in psicologia, con un corso «che forse oggi non c’è più» di psicologia dell’arte e dell’ascolto musicale e c’è stato sì un periodo «in cui ho pensato di lavorare come psicologo, quando nessuno voleva i miei pezzi e poi invece la situazione è cambiata». E in fondo, ha interloquito Cagnola, lavorare in studio con altri cantanti è un po’ come fare lo psicologo: «In effetti – la chiosa di Dardust – lo studio può essere come il lettino dello psicanalista. Collaborare con qualcuno è diverso ogni volta. Ed è bello lasciarsi sorprendere dagli imprinting».

Ma adesso, appunto, l’idea è quella di fare sempre meno il produttore: «In fondo, io sono nato come performer, da giovane avevo una band. In studio muoio, mentre il palco è la cosa più bella del mondo».
Ora, dunque, è il tempo della ribalta e infatti quest’anno è caratterizzato da un lungo tour con il disco “Duality” che è diventato spettacolo.
In quanto ad altri progetti, tante altre strade sono possibili. L’attore? «Adesso no». Un libro? «Mai dire mai». Il cinema? «Vorrei dirigere un film dell’orrore». Una colonna sonora? «Vorrei farla per un film di Luca Guadagnino, sono uno suo grande fan. Ma è un po’ snob. Chissà».
D.C.
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