Lecco: nigeriano ferito con due coltellate, chiesti 7 anni per 'tentato omicidio'
Il rappresentante della Procura - pur facendo esplicito riferimento al concetto di "credibilità frazionata" - anche alla vittima, non ritenuta dunque totalmente sincera - ha chiesto una condanna pari a 7 anni, evidenziando la gravità della condotta ascritta al nigeriano sulla base dei referti medici (la seconda delle due coltellate inferte alla persona offesa non ha intaccato il polmone per poco, probabilmente perché l'aggressore non ha spinto abbastanza o per la lunghezza della lama non sufficiente) evidenziando altresì come il ferito abbia fatto subito il nome del suo assalitore, utilizzando un nomignolo, per poi riconoscere Happy Omoregie nell'album fotografico mostratogli dai poliziotti che si sono occupati del caso. Falso, poi, per il dottor Esposito, l'alibi dell'imputato che ha sostenuto di trovarsi a Milano, in chiesa, il pomeriggio del 23 luglio 2017. A smentire l'africano, come rimarcato anche dall'avvocato Sacchi, le verifiche fatte analizzando celle telefoniche e telecamere cittadine. E gli occhi elettronici comunali, di contro, sono stati utilizzati anche dal difensore - l'avvocato Monica Grosso del Foro di Torino - per sostenere il contrario, ovvero che manca la prova che Happy Omoregie si trovasse nei pressi del centro commerciale La Meridiana al momento dell'accoltellamento. Sempre se di accoltellamento si sia trattato, non essendo mai stata trovata l'arma, nemmeno nella perquisizione operata a carico del suo assistito, ospite allora di un centro di accoglienza. Non rinvenuti nemmeno abiti insanguinati come il presunto provento dell'ipotizzata rapina. Senza dimenticare - ha esordito il legale - che la stessa parte civile ha parlato di 6 aggressori, senza essere in grado di riferire chi avesse in mano l'asserita lama.
L'ultima parola spetta ora al collegio (presidente Martina Beggio, a latere Giulia Barazzetta e Gianluca Piantadosi).
A.M.