Lecco: Caterina e il genio di Leonardo nel libro presentato da Carlo Vecce

"Tutto è cominciato con il ritrovamento di un documento del 1452 presso l'Archivio di Stato di Firenze" racconta Carlo Vecce, autore di uno splendido "romanzo storico" che subito è diventato un "caso letterario" , "Il sorriso di Caterina", pubblicato da Giunti nel marzo 2023 e già diventato un "best seller".
La presentazione si è svolta a Lecco venerdi scorso 30 giugno, organizzata da Franco Minonzio, ex professore del Liceo Classico lecchese e titolare della libreria "Parole nel tempo" nonchè delle Edizioni Polihistor.

"Carlo Vecce - ricorda Minonzio - professore di Italiano presso l'Università Orientale di Napoli è uno dei maggiori esperti italiani di Leonardo da Vinci, su cui già una trentina di anni fa aveva pubblicato una ampia biografia per Sonzogno".
"Avevamo bisogno di qualche cosa di nuovo per la ricorrenza del quinto centenario della morte di Leonardo - prosegue Vecce - in particolare sulle origini biografiche della sua vita. Si sapeva che erano oscure, essendo figlio non riconosciuto, con pochissime notizie sia del padre che della madre. Di solito i bambini figli di rapporti adulterini e fuori dal matrimonio venivano portati alla "Ruota" dei Frati, e il loro destino di poveri orfanelli era abbastanza segnato: al massimo avrebbero vissuto come garzoni, falegnami, mestieranti di diverso tipo. Non fu così, per fortuna, per Leonardo, che pur dichiarandosi "homo sanza lettere" (ma non era vero, aveva una ampia biblioteca già ai suoi tempi, agli albori della invenzione della stampa) non potè avere una istruzione come quella dei figli dei nobili fiorentini, ma all'età di dieci anni venne comunque mandato a fare l'apprendista presso una bottega artistica già prestigiosa".

Torniamo al documento del 2 novembre 1452, il manoscritto delle "Ricordanze" di Francesco, "con la copertina antica in pergamena". Si tratta di un rogito, cioè un atto notarile, tra i circa ventimila scritti nella sua lunga vita da "Ser Piero d'Antonio di Ser Piero", un notaio che con il suo banchetto pubblico in piazza operò per circa 40 anni nel periodo mediceo e francese, in cui si parlava della "liberatione della Catherina balia della Maria facta per Monna Ginevra d'Antonio Redditi patrona di dicta Caterina e donna di Donato di Filippo".

A colpire il nome dello storico è quello di Caterina: chi è questa donna ? Da dove arriva ?
Era una schiava: "ai tempi del nostro splendido Rinascimento era ancora in vigore lo schiavismo, cioè la perdita di ogni libertà e dignità personale operata su uomini e donne inerti e privi di ogni diritto, una vergogna assoluta" non si esime dal commentare Vecce. Ma qual'è la sua storia ?

"Avrei potuto scrivere un breve articolo sui documenti ritrovati - dice Vecce - e in effetti uscirà sulla Rivista "Leonardiana" di Settembre". Però allo storico non basta, "il lavoro dello storico è come quello dell'esploratore, o dell'investigatore, mettere insieme vari elementi per cercare di approfondire e collegare le diverse vicende".

"Caterina era un nome comune per le schiave, che veniva dato loro quando queste erano portate in Italia: ma nel suo caso non era così, quello era proprio il suo vero nome".

Ecco allora che la fantasia dello storico si scatena - "ma basandomi su elementi concreti: mentre nel romanzo letterario di Manzoni i nomi sono inventati ma la storia è verosimile, qui i nomi sono tutti reali e di personaggi esistenti" regalandoci uno splendido romanzo sulla vita avventurosa di questa "schiava Circassa", proveniente dalle alte montagne del Caucaso e a Nord est del Mare di Azov, all'epoca chiamato "Mare Maggiore", all'estremità sconosciuta dell'Europa dell'epoca, dove arrivavano appena le navi genovesi e veneziane.

Caterina figlia di Jacob, un principe delle terre circasse, viene catturata all'età di 13 anni circa da una spedizione genovese e portata nella città di Tana , alle foci del Don (oggi Mariupol "dove si sta svolgendo una guerra terribile ed assurda") . Termo, un mercante genovese di schiavi, che però la prende a cuore (Caterina ha la fortuna di trovare quasi sempre persone che la prendono a cuore e la trattano bene) la porta dopo un lungo viaggio nel Mar Nero a Costantinopoli, nel febbraio del 1440, dove diventa la schiava di Ser Giacomo, che la utilizza per fare ciò in cui le schiave circasse sono specializzate, cioè tessuti "battiloro" in seta ed oro.

Da Costantinopoli, ormai alla vigilia della drammatica conquista Turca del Sultano Saladino (1453), Caterina viene portata a Venezia, al servizio di Donato, un imprenditore fiorentino di incerta fortuna.
"Donato è il tipico imprenditore di questo periodo, in certi periodi ha fortuna con la sua bottega di "battiloro", ma si ritrova anche in mezzo a guai giudiziari per attività poco pulite, compresa la falsificazione di monete (viene anche imprigionato anche nei terribili "Piombi" veneziani)".

Deve perciò scappare da Venezia, portandosi con sè Caterina, e si ricongiungerà a Firenze con la sua amata Monna Ginevra" , entrambi compaiono nel documento citato sopra.

Anche Ginevra tratta Caterina come una figlia. Nella loro casa compare però un giovane notaio, Ser Piero, agli inizi della sua attività notarile, che conosce Caterina e se ne innamora. Dai loro rapporti fugaci nasce prima un bambino, PierFilippo, che verrà portato alla "Ruota" , e Caterina verrà portata a fare da balia altrove per il suo latte materno, ma il secondo, che nasce a Vinci, è proprio Leonardo, e Caterina, nel frattempo data in sposa a un contadino di Vinci, decide di tenerlo e allevarlo, fino all'età di dieci anni .

"Pochi hanno notato che Leonardo è un nome di libertà: si riferisce a San Leonardo di Limoges, patrono dei carcerati che spesso libera dalle catene".

Questi sono quindi i genitori naturali del genio vinciano : il giovane notaio e la schiava "circassa", che proprio pochi mesi dopo la nascita di Leonardo viene "liberata" appunto da Monna Ginevra, la sua ultima "proprietaria", che decide persino di darle una dote.

Una storia avventurosa, forse un po' romanzata, ma decisamente intrigante e scritta con grande maestria e "suspence". Di questo "romanzo storico" ne sentiremo sicuramente a parlare a lungo, complimenti a chi ha organizzato questo interessantissimo incontro.

Enrico Baroncelli
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