Piani Resinelli: l'assessore regionale Maione in miniera. Presentati i lavori per valorizzarla e un libro
Visita dell’assessore regionale all’ambiente Giorgio Maione alla miniera dei Piani Resinelli. Quasi una tardiva e sobria inaugurazione dei lavori effettuati lo scorso anno proprio grazie a fondi regionali per rinnovare e mettere ulteriormente in sicurezza i camminamenti. E l’occasione è servita da una parte per fare il punto proprio sugli interventi regionali per il recupero e la valorizzazione delle vecchie miniere lombarde e dall’altra per la presentazione di un libro dedicato all’area mineraria ai piedi della Grigna.
L'assessore regionale Giorgio Maione
In piedi a sinistra Carlo Greppi
Ad accogliere l’assessore c’erano il presidente della comunità montana Carlo Greppi, il sottosegretario regionale Mauro Piazza e il geologo Gabriele Perego che continua quel lavoro di riqualificazione del “parco minerario” dei Resinelli avviato una ventina d’anni fa dal padre Cesare, scomparso lo scorso anno, che fu a lungo presidente della stessa comunità montana e al quale si deve proprio l’avvio del progetto per il recupero delle miniere, l’acquisizione del Parco del Valentino e una serie di interventi per il ripristino dei sentieri e lo sviluppo di alcune falesia per l’arrampicata, tutti progetti volti a rilanciare i Piani, località del cuore per generazioni di lecchesi ma che sembrava avviata all’abbandono. E, su iniziativa del presidente Greppi, la sala del centro minerario ha tributato un caloroso applauso alla memorie di Cesare Perego.
Gabriele Perego
Nel corso dell’incontro è stato ricordato come il recupero delle miniere abbia un valore storico ma anche scientifico e come l’impegno della Regione per quelle lecchesi, dopo il polo dei Resinelli e quello, di più recente apertura al pubblico, di Cortabbio, è ora rivolto alla Valvarrone per l’intervento di recupero delle cave di feldspato. Su questo fronte, va ricordato che nel febbraio 2020 è stato inaugurato a Tremenico il museo “Cantar di pietre” dedicato proprio alla storia delle miniere della valle.
A illustrare la politica regionale nel campo del recupero delle antiche miniere è stato Filippo Dadone, direttore dell’Unità operativa ambiente della Regione. A proposito delle miniere dei Resinelli - «non sono le più appariscenti dal punto di vista estetico, ma senz’altro suggestive» - Dadone ha spiegato come i 300mila euro regionali spesi per la sistemazione effettuata lo scorso anno facciano parte di un più ampio programma di interventi del settore che vede uno stanziamento complessivo di 5 milioni di euro. E’ stata predisposta una carta geomineraria lombarda sulla quale sono stati individuati 12 siti da valorizzare, dalla Val Trompia alla Valsassina passando per le Orobie. A breve sarà realizzato un catasto informatico e saranno emanate linee guida per la formazione degli operatori. L’idea è quella di «fare rete» tra tutti i siti lombardi e a questo proposito sono stati ideati un logo (“Nel cuore della Lombardia”, lo slogan) e un timbro di apporre sul “passaporto del visitatore”, mentre sul sito regionale “Explora” saranno indicati gli itinerari possibili collegati a ciascuna miniera.
Per quanto riguarda i lavori ai Resinelli, il contributo regionale è stato speso per migliorare le condizioni di sicurezza, sistemare le armature di legno e le uscite di emergenza, migliorare il sentiero di accesso, avviare il monitoraggio della massa rocciosa e promuovere uno studio archeologico affidato a Mauro Vassena, ricercatore all’Università Cattolica di Milano.
I risultati dello studio sono contenuti appunto nel libro “I Piani Resinelli. Identità antica e recente di un’area mineraria” coordinato da Gabriele Perego e che raccoglie anche gli interventi di Alberto Benini (storico dell’alpinismo) e Pietro Corti (autore di guide alpinistiche).
Se la più antica miniera lecchese documentata è quella del Camisolo in Val Biandino (dove sono stati trovati reperti che fanno risalire l’attività estrattiva addirittura al XII secolo avanti Cristo), i Piani Resinelli sono stati dall’epoca romana fino quasi ai giorni nostri un’area mineraria molto frequentata con “perforazioni” della roccia effettuata in più punti. Anche in Valle Monastero dove l’attività estrattiva era controllata dall’abbazia che avrebbe poi dato il nome a un paese (Abbadia) e anche nei pressi della cascata del Cenghen, un’altra delle attrattive “scoperte” dai più da pochi anni.
Nella parte orientale dei Resinelli ci sono le miniere più antiche, a volte fessure nella roccia larghe 50 centimetri al massimo e a volte luoghi di scavo a cielo aperto, nella parte occidentale ci sono invece i poli estrattivi rimasti in funzione fino al Novecento. Per esempio la miniera “Anna”, quella ora aperta al pubblico, è stata chiusa solo nel 1958.
Mauro Vassena
Sono stati individuati poli estrattivi risalenti all’età romana e all’alto medioevo e altri avviati successivamente. E proprio la presenza di testimonianze che coprono un così largo arco di tempo fanno dei Resinelli un luogo pressoché unico in Italia. Dove peraltro la cosiddetta ricerca archeomineraria è decisamente in ritardo rispetto al resto dell’Europa dove già esistono dipartimenti universitari specifici mentre nel nostro Paese è una branca che solo negli ultimi cinque anni ha fatto registrare un certo sviluppo.
Al termine dell’incontro visita alla miniera Anna, con l’assessore Maione protagonista suo malgrado di un capitombolo, fortunatamente senza conseguenze, lungo il sentiero di accesso reso scivoloso dalla pioggia.
D.C.