Cento anni fa il Cai di Milano inuagurava in Grignetta la Direttissima

Cent’anni fa proprio ieri – il 24 giugno – si inaugurava il sentiero della Direttissima in Grignetta, un “classico” per escursionisti e alpinisti. Sentiero impegnativo e a volte costretto a fare i conti con qualche frana, è ritenuto tra i più spettacolari dell’arco alpino. L’anniversario viene ricordato con due iniziative ai Piani Resinelli in questo fine settimana. Sabato pomeriggio, l’appuntamento è stato alla casa-museo Gerosa Crotta del Parco Valentino che ospita una postazione interattive sull’alpinismo con un capitolo dedicato proprio alla Direttissima. A condurre la visita guidata è stato Alberto Benini, storico dell’alpinismo. Questa sera, domenica 25 giugno, invece, alle 20.45 il ritrovo è al rifugio Carlo Porta con la serata dal titolo “1923: pioli funi per la strada delle Dolomiti” che altro non sarebbe poi che il sentiero della Direttissima come qualcuno ebbe a chiamarlo in quel 1923 in cui venne inaugurato. L’incontro sarà tenuto dallo stesso Benini e da Pietro Corti, redattore di guide di arrampicata e di siti internet. Saranno proiettate diapositive sulla storia del sentiero, parte delle quali visibili appunto alla casa-museo Gerosa Crotta.

Il rifugio Porta non è un luogo a caso perché il sentiero venne ideato dal Cai Milano – in occasione del cinquantesimo di fondazione – per collegare i due rifugi di proprietà dell’associazione alpinistica meneghina sulla Grignetta. Da un lato il Porta, dall’altro la Capanna Rosalba.
La realizzazione del sentiero arrivava dopo anni di conquista delle Grigne da parte dell’alpinismo milanese. E’ con l’inizio del Novecento che l’alpinismo comincia a diventare uno sport popolare e non riservato a benestanti un po’ eccentrici, per quanto il Cai continui a essere un circolo d’elite (anche solo per il costo della tessera ‘iscrizione) così che cominciano a vedere la luce associazioni “proletarie”.
E comunque, nel 1906, il Cai Milano inaugurava la Capanna Rosalba, punto di appoggio per gli alpinisti intenzionato a percorrere un altro degli itinerari “magici” della Grignetta: la Cresta Segantini. Qualche anno dopo, invece, veniva inaugurato il rifugio Carlo Porta.

Per andare da un rifugio all’altro, però, la rete dei sentieri esistenti imponeva percorsi faticosi. Dal Porta si doveva scendere fino a prendere il sentiero delle Foppe che saliva da Mandello oppure salire lungo la Cresta Cermenati e quasi arrivati in vetta imboccare il sentiero Cecilia. Cominciò così a prendere corpo l’idea di una “via brevis” che collegasse i due rifugi tagliando dritta la montagna. Insomma, una “direttissima”. Si effettuarono esplorazioni per individuare il tracciato migliore e nel 1922 si trovò la soluzione. Non fu estranea alla realizzazione dell’opera l’esperienza accumulata durante la prima guerra mondiale quando sulle montagne del fronte vennero scavati a colpi di piccone arditi camminamenti per portare il più in alto possibile soldati, muli, cannoni.

La prima e sotto la seconda capanna Rosalba

Nell’ottobre del 1922, il Cai milanese comunicò ai suoi soci che il nuovo sentiero era ormai compiuto. «La direzione dei lavori – si legge in uno dei pannelli di Villa Gerosa Crotta – era stata affidata a Davide Valsecchi, coadiuvato da Pagani a cui venne intitolato il caminetto che immette nella parte più caratteristica del sentiero. Il capomastro Castelnuovo aveva diretto la squadra di operai che avevano materialmente tracciato il percorso, mettendo in opera chiodi, arpioni (fissati nella roccia col piombo) e corde d’acciaio. E il 22 ottobre si tenne una prima inaugurazione, anche se il battesimo ufficiale avvenne, come detto, il 24 giugno. I partecipanti si misero in viaggio la sera precedente da Milano, con partenza in treno alle 22,25, l’arrivo a Lecco quasi a mezzanotte e poi in “camions” fino a Ballabio, quindi su a piedi per la Val Grande.

E il 24 la festa: «Il sentiero, in questa giornata viene percorso partendo dal rifugio Rosalba, raggiunto in escursione notturna la sera precedente, in direzione del rifugio Porta. Fra gli intervenuti alla cerimonia, le cronache ricordano anche il ministro del Lavoro e della previdenza sociale Stefano Cavazzoni. E qualche tempo dopo un giornale milanese poteva scrivere: «La Direttissima sembra fatta apposta per spingere i poltroni, i timidi, i dubbiosi, mentre d’altro canto è di somma utilità per il rocciatore che dai piani Resinelli può in breve recarsi all’attacco di ogni sorta di pinnacoli, di torrioni, di creste: un vero emporio per tutti gusti e tutte le forze».

La “Direttissima”, infatti, non solo collegava i due rifugi ma consentiva un facile accesso alle guglie della Grignetta entrate nella storia dell’alpinismo e sulle quali negli Trenta sarebbero arrivati i lecchesi a scalzare l’egemonia milanese e conquistare un posto da protagonisti sulla scena mondiale per tutto il Novecento.
D.C.
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