Amarcord: lo stadio 'Rigamonti' e i lavori in tempi record per la Serie A

Il 2 giugno 1960, festa della Repubblica, presso il cortile centrale del municipio di Lecco, alla presenza delle maggiori autorità cittadine, il sindaco Angelo Bonaiti consegnava alla Calcio Lecco una medaglia d’oro in ricordo della stupenda ascesa alla massima serie nazionale. Il campionato in B si era concluso la domenica precedente, ultima del mese di maggio 1960, e i blucelesti avevano festeggiato la promozione in A disputando la partita con il Parma terminata 1 a 1, ma già con la matematica certezza della promozione con Torino e Catania.


Foto storica del Lecco promosso in serie A, campionato 1959/1960

All’inizio della manifestazione municipale, “il sindaco Bonaiti ha espresso parole di saluto e di augurio agli atleti del Rouen per i quali ha risposto il direttore tecnico”. La cronaca dell’avvenimento sottolinea: “Per la Calcio Lecco ha replicato commosso il presidentissimo Mario Ceppi, ringraziando per la medaglia d’oro e per il già operante parziale intervento al “Rigamonti” per consentire la disputa del campionato in Serie A”. Sempre la cronaca della manifestazione concludeva ricordando che il Corpo musicale cittadino “Alessandro Manzoni” aveva eseguito gli inni nazionali di Italia e di Francia, in omaggio alle due squadre che nel pomeriggio avrebbero giocato al “Senigallia” di Como per il primo turno della Coppa delle Alpi.


 Il Rigamonti nell'ultimo campionato di serie B 1959/1960

La partita si disputava lì in quanto alcuni lavori di smantellamento delle vecchie strutture del “Rigamonti” erano già stati avviati, in attesa, però, del progetto definitivo di ampliamento e di sistemazione; il che avvenne qualche settimana dopo, a seguito di sedute affollatissime del Consiglio Comunale, chiamato ad approvare il progetto Meschi che prevedeva una capienza di 20.000 spettatori.


Grazie al presidentissimo Ceppi

La stampa locale scriveva: "Le accese polemiche delle ultime settimane e i motivi politici che si sono inseriti per creare confusione nell’opinione pubblica hanno sviato i veri problemi che sono all’origine della situazione attuale. C’è l’esigenza assoluta di poter disporre nel prossimo autunno di uno stadio idoneo per disputare il campionato di A”. Nella stagione estiva l’impresa “Guglielmo Colombo” mobilitò al massimo il proprio personale, annoverando anche 70 presenti nel cantiere che rimase attivo pure nel periodo più tradizionale delle ferie d’agosto. Il Lecco chiese e ottenne di poter disputare le prime due partite in trasferta, come avvenne a Firenze e a Catania e, nella terza giornata, di debuttare all’ampliato “Rigamonti” con il Padova.


Cantiere di lavoro del nuovo stadio, estate 1960

L'impianto rinnovato per la Serie A ha fatto sì che nell’autunno 1964, quando venne varato il progetto del nuovo centro sportivo comunale del Bione, con la posa della prima pietra da parte del sindaco Alessandro Rusconi che era anche vice presidente del Lecco, non si menzionò più il nuovo stadio. Per quest’ultimo, in occasione della Quinquennale del 1953, era stato presentato un progetto dell’Ing. Nino Cugnasca. Il nuovo rettangolo calcistico dei blucelesti sarebbe stato realizzato al Bione, ritenendo ormai già allora troppo centrale la località Cantarelli in quartiere Castello per la previsione di nuovi insediamenti industriali, residenziali e scolastici.


 Tifosi blucelesti di via Bovara nel centro storico di Lecco

Il nuovo impianto del Bione, inaugurato nell’aprile 1966, vedeva un terreno di gioco con limitate tribune, a fianco di altre strutture, come la pista di atletica leggera e quella di pattinaggio a rotelle, nonchè i campi di pallavolo e altro ancora. Si aggiungeranno, poi, altri settori negli anni seguenti, come la piscina coperta che venne inaugurata con il sindaco Giuseppe Resinelli alla presenza dell’allora presidente regionale della Lombardia Cesare Golfari, già primo cittadino di Galbiate.
A.B.
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