Lecco: rapina in centro, condannato a oltre 5 anni. Il bottino? La bici di un avvocato


5 anni e 5 mesi di reclusione, oltre ad una pena pecuniaria pari a 1000 euro: è la condanna decisa quest'oggi dal Tribunale di Lecco in composizione collegiale, chiamato a decidere in merito ad una presunta rapina avvenuta nel maggio 2020 ai danni di un avvocato del foro cittadino.
Era la prima domenica di ritrovata libertà dopo il primo lockdown quando il professionista, di rientro da una gita in bicicletta con la famiglia, aveva lasciato parcheggiata davanti al portone di casa la propria due ruote (con pedalata assistita del valore di 3.000 euro) solo per una manciata di minuti.
Sarebbero stati in tre, secondo alcuni testimoni oculari, i soggetti che avrebbero sottratto il mezzo: uno, che ne avrebbe materialmente preso il possesso utilizzandolo per darsi alla fuga ed altri due rimasti letteralmente “a piedi”: uno di questi ultimi sarebbe stato bloccato da un passante fino all'arrivo della Polizia, che avrebbe provveduto al fermo. Mentre il primo (riconosciuto successivamente e rintracciato dalle forze dell'ordine) ha già patteggiato, oggi si procedeva nei confronti del complice tratto in arresto. Gli veniva contestata sia la rapina impropria che le presunte lesioni inferte a chi l'aveva trattenuto.
Al cospetto dei giudici Paolo Salvatore (a presiedere il collegio), Martina Beggio e Gianluca Piantadosi è stato sentito come ultimo testimone dell'accusa (rappresentata in aula dal sostituto procuratore Simona Galluzzo) il passante che aveva contribuito a “placcare” l'imputato. L'uomo, di nazionalità senegalese, ha raccontato in aula di aver notato da lontano i movimenti sospetti dei tre e, mentre il ragazzo a bordo della bicicletta gli sarebbe sfrecciato accanto, sarebbe riuscito a bloccare afferrandolo per la maglietta, l'odierno imputato che stava scappando a piedi: “ha provato a spiegarsi ma io non lasciavo la presa, quindi ha iniziato ad insultarmi e riempirmi di pugni”.
Il teste ha raccontato di aver rimediato una frattura alla spalla e una lussazione al polso per aver cercato di fermare, aprendo le braccia mentre gli si faceva incontro, il fuggitivo in sella alla bici appena sottratta.
3 anni e 6 mesi di reclusioni la pena richiesta dal pubblico ministero, mentre la difesa rappresentata dall'avvocato Agnese Massaro si è battuta per l'assoluzione del proprio assistito: sarebbe stato il soggetto in sella il reale artefice della rapina. Non del medesimo avviso il collegio, che ha anzi comminato all'odierno imputato una pena maggiore di quella richiesta dall'accusa.
F.F.
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