La lettera del personale del DSM denuncia con grande coraggio lo stato in cui versa la Psichiatria
Enrico Magni
I precedenti primari, prima del dott. Nava e del dott. Lora, si sono mossi con fatica ma con costanza nel cercare di sviluppare un servizio di qualità: la china del DPS incomincia con la gestione di Antonio Lora e dell’attuale dg. Paolo Favini. La qualità dei servizi è veramente scemata, però è aumentata l’arroganza di chi detiene l’immaginario scettro del potere della sanità locale. Una cosa è certa, l’attuale gestione favorisce direttamente o indirettamente, in ogni ambito, lo sviluppo della sanità privata. Bisogna precisare che, dopo decenni di lavoro all’interno, altre figure professionali sanitarie si sono dimesse dall’ASST di Lecco, offrendo la propria professionalità fuori. Mai come in questo decennio si è verificato un fuggi fuggi di professionisti. La questione del Dipartimento di Salute Mentale è il sintomo patologico di una condizione più generale.
Da anni l’opposizione politica, le rappresentanze sindacali, le associazioni interessate del settore non incidono: sono dei fantasmi che svolgono soltanto una funzione di testimonianza.
Se, gli Operatori Sanitari del settore, si sono assunti questa responsabilità di rendere pubblica la condizione del dissesto, del disservizio, vuol dire che c’è veramente una condizione difficile e disperata all’interno del Dipartimento di Salute Mentale a Lecco. Il messaggio lanciato va raccolto e sostenuto. Erano anni luce che non uscivano prese di posizioni così forti da parte degli operatori. Anche perché, in questi ultimi due decenni, il clima di controllo, sorveglianza è pesante e sanzionatorio. La pluralità del pensiero, della conoscenza è stata zittita generando mobbing oltre che fenomeni di burn-out a causa dei turni massacranti e ricattatori. Tre sono state le conseguenze: fuggire, abbassare la testa, disimpegnarsi.
La salute mentale è considerata l’ancella minore della salute, è messa al margine: basta fare un giro nelle strutture per accorgersi del degrado architettonico e ambientale dei servizi. Non premia occuparsi del disagio psichico.
E’ competenza dell’informazione, della stampa locale e delle forze sociali, civiche raccogliere questo grido di allarme. Non è bello farsi curare all’interno di un ambiente che puzza, non è bello sentire le solite litanie retoriche dei vari lacchè, dei carrieristi. E’ opportuno che le voci di disagio costruiscano un dibattito utile e funzionale per migliorare le condizioni del servizio pubblico.
Un vecchio tossicomane con Hiv (morto), mi diceva: ricordati che tu prendi lo stipendio perché io e la mia malattia esistiamo.
Dr. Enrico Magni, Psicologo