In viaggio a tempo indeterminato/287: ci hanno mandato... a quel Paese

Salutiamo la Georgia con un bel "vaff***".
No, non da parte nostra. Ma dalla poliziotta alla frontiera che ci ha mandato letteralmente a quel paese.
Quindi eccoci in "quel Paese" che è la Turchia.
Torniamo dopo circa un anno, in un momento storico che ha acceso i riflettori sul Paese. Più che i riflettori, forse sarebbe meglio dire dei fari da stadio. E non solo perché proprio a Istanbul si è tenuta la finale di Champions League che vedeva una squadra italiana in finale dopo anni.
Ma soprattutto (e spero sia questo l'evento più rilevante mediaticamente) perché si sono appena concluse le elezioni presidenziali cha hanno visto un ballottaggio testa a testa tra il presidente storico e il leader dell'opposizione.
Con il 52% la vittoria ha riconfermato lo stesso presidente che si appresta ad entrare nel suo ventesimo anno di governo.
Ora, non sta a me immischiarmi in questioni politiche, ma sei hai letto un po' di articoli che ho scritto qui o guardato qualche video, potrai facilmente intuire come la penso in merito.
Un antichissimo detto recitava "Prima di guardare in casa degli altri, è meglio accendere la luce in casa propria".
Ok, il detto me lo sono inventato ma credo renda l'idea.
Anche un più biblico "chi è senza peccato scagli la prima pietra" potrebbe essere adatto all'occasione.

VIDEO:


E in ultimo, ed è sicuramente la nota più triste, i riflettori si sono accesi sulla Turchia in seguito al devastante terremoto che ha colpito il sud est del Paese, insieme alla Siria, nel febbraio di quest'anno.
Le immagini di quei palazzi che crollano, credo che difficilmente le dimenticheremo. Le vittime sono state più di 50.000, una enorme tragedia.
Ma torniamo sul punto di questo articolo: siamo rientrati in Turchia.
E neanche il tempo di ambientarci che già avevamo perso il conto dei çay che ci avevano offerto.
Mi erano mancati i bicchierini a forma di tulipano pieni di tè scuro, le seggioline e i tavolini bassi, le zollette di zucchero minuscole.
Ma soprattutto a mancarmi erano state l'ospitalità turca e l'atmosfera rilassata e serena che si respirano qui.
Questo Paese mi ricorda tantissimo l'Italia di quando ero piccola. Di quando mia nonna passava le domeniche pomeriggio a giocare a tombola con le sue amiche bevendo tè.
Di quando mia mamma faceva la spesa al negozio di alimentari in fondo alla strada e se mancava qualcosa, si aspettava il giorno dopo.
Di quando mio nonno regalava le verdure dell'orto ai parenti, agli amici, ai vicini di casa, al dottore, al parroco, al postino...
La Turchia mi ricorda l'Italia della mia infanzia, quella che ora è sparita o, forse, è custodita in zone che io ancora non conosco.
Sarà per questo che mi piace così tanto questo Paese.


È un po' come quando ti chiedono a bruciapelo "qual'è il tuo piatto preferito?". Se non hai tempo di pensare, probabilmente risponderai con il piatto che da bambino/a ti piaceva di più.
"Lasagne" è quello che rispondo in genere io. Ma nella mia mente, in quell'istante, non c'è l'immagine di lasagne qualunque. Ci sono le lasagne che ci preparava la domenica mia mamma, con il prosciutto al posto del ragù perché la carne trita a mia sorella non piaceva. Con quel bel bordo bruciacchiato dalla cottura in forno, che il giorno dopo era ancora più buono.
La realtà è che non mi ricordo quando ho mangiato le lasagne l'ultima volta, quindi non posso razionalmente dire che siano il mio piatto preferito. Ma quel piatto racchiude così tanti ricordi da essere il primo che mi viene in mente quando mi viene fatta quella domanda.
Credo che la Turchia mi faccia lo stesso effetto. È imperfetta come una lasagna senza sale (sì è successo che mia mamma se lo dimenticasse...scusa mamma!). Ha dei lati oscuri, come gli strati bruciati di pasta che rimane incollata alla taglia. Ma ha la capacità di farmi sentire accolta e coccolata, come un pranzo della domenica in famiglia.

Quella finora era la mia visione romantica del Paese. Ma razionalmente la Turchia è anche molto altro.
Prima di tutto è una nazione con infrastrutture invidiabili. Le strade sono perfette e dopo le buche dei Paesi precedenti abbiamo dato una tregua agli ammortizzatori del nostro van vecchietto.
I cantieri di costruzioni si avvistano continuamente, tra palazzi che stanno nascendo e ponti che sorgono a collegare montagne.
Altre aspetto è la vitalità delle città. Non c'è giorno infrasettimanale che tenga. Le strade dello shopping si riempiono di ragazzi e famiglie che girano tra i negozi o si fermano a mangiare nei moltissimi ristoranti.
E tutto questo avviene nonostante il Paese stia subendo un'inflazione assurda ormai da anni. Basti pensare che nel 2021, 1€ valeva 10 lire turche, mentre oggi ne vale 25. La moneta ha perso moltissimo valore e ovviamente i prezzi si sono alzati.
Rispetto all'anno scorso noi li abbiamo trovati aumentati molto e in alcuni casi duplicati. L'incremento più rilevante l'abbiamo notato nei prezzi dei piatti ai ristoranti. Per un pide, la tradizionale pizza turca, nel 2022 pagavamo 25/30 lire turche, oggi 50/75. È un po' come se da noi una margherita un anno costasse 5€ e quello dopo 9€.
Sì, il cambio per noi ora è decisamente vantaggioso, ma per gli abitanti non deve essere semplice affrontare questa salita repentino dei costi.
La Turchia alla fine non è che ci mancasse ma essere tornati ci ha fatto sentire nuovamente bene. Un po' come quando torniamo a casa.
Angela (e Paolo)
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