La motrice del camion durante le operazioni di rimozione
Venerdì la salma sarà sottoposta all'esame autoptico disposto dalla Procura per far chiarezza sulle cause della morte. Solo dopo questo passaggio tecnico sarà possibile fissare le esequie di Gianbattista Casazza, l'autotrasportatore, classe 1956, che ha perso la vita nella tarda mattinata di lunedì lungo la nuova Lecco-Ballabio, in discesa dalla Valle verso il capoluogo alla guida di un camion andato violentemente a sbattere contro il muro di contenimento della carreggiata con la cabina ridotta a un cumulo di lamiera e il rimorchio - carico di materiale di risulta da lavorazioni stradali - sganciatosi prima di ribaltare a poca distanza, all'altezza di Falghera. Da chiarire, evidentemente, se l'incidente - autonomo, senza il coinvolgimento di altri mezzi - sia da imputare a un malore del conducente o, come ventilato in prima battuta, da un problema meccanico e dunque legato alle condizione dell'autoarticolato, posto in sequestro per tutti gli accertamenti del caso, dopo la rimozione dalla sede stradale a carico dei vigili del fuoco di Lecco supportati dai colleghi di Como, dotati di apposita autogru.
Ciò che parrebbe essere certa è l'esperienza al volante della vittima: Tino, come il 67enne era chiamato da parenti e amici, era un autotrasportatore di lungo corso, prima con un'azienda sua, da diversi anni come dipendente della società milanese intestataria del camion andato distrutto lunedì. A settembre avrebbe raggiunto la pensione. La sua vita si è spezzata ad una manciata di settimane da quell'ambito traguardo, in un giorno di lavoro come tanti altri. Lascia la moglie Fabiola e due figli Silvia e Daniele, la prima in rientro a casa dalla Germania, il secondo in viaggio verso Fara Gera d'Adda dalla ben più lontana Cina.