Voci dal Lecco Pride/1: due mamme, una famiglia arcobaleno. ''Ora siamo sotto attacco, ma non si può cancellare la storia''

“Ci vedete vero? Siamo qui in carne e ossa. Ma pare che in Italia ci sia un Governo che faccia fatica a notare la nostra esistenza. Siamo qui, eccoci. Ci siamo. E oggi vogliamo raccontarvi qualcosina di noi”. E' stato un esordio scoppiettante quello di Moira e Sara sul palco del Lecco Pride. Il discorso se l'erano scritto. Ripartito, frase per frase, così da rimpallarsi la parola in maniera assolutamente sincronizzata, catalizzando l'attenzione di tutti coloro che, dopo aver sfilato dal Politecnico fino a piazza Garibaldi, sabato pomeriggio, zuppi anche di pioggia, hanno deciso di fermarsi partecipando anche alla seconda parte del pomeriggio, quella in qualche modo meno scanzonata. Quella dei discorsi e delle rivendicazioni. Sara e Moira, con i loro due figli, G. di sei anni e M. di 4, rimasti tra il pubblico, hanno portato al Lecco Pride la voce dell'Associazione famiglie arcobaleno. Quelle famiglie – come detto dalla presentatrice che ha introdotto le due ospiti – che pur essendo per l'appunto arcobaleno, hanno ancora un po' di nuvole da diradare.

Rappresentanti dell'Associazione Famiglie Arcobaleno

“G. ha appena finito la prima elementare. Ha i capelli biondi, colore del grano. Ogni sera legge dieci pagine - dieci - di Harry Potter (perché poi deve riconsegnarlo in biblioteca e ha paura di non finire in tempo). Gli piace molto la matematica e è tanto tanto attaccato a suo fratello. M. è ancora uno scoiattolo. E' così che si chiamano i mezzani alla sua scuola materna. Gli piacciono tantissimo i dinosauri e guardare le partite dell'Inter, sul divano, con il nonno. Spesso lo scambiano con il fratello maggiore G.: ci dicono sempre che si assomigliano tantissimo. Ma noi, a parte il colore degli occhi, li vediamo diversissimi. Caratterialmente, poi, sono uno l'opposto dell'altro”.
“E adesso vi dico di Sara, mia moglie - ha proseguito Moria - Mi ha colpito subito, dall'instante in cui i miei occhi hanno incrociato i suoi, una sera di 15 anni fa in un locale milanese. E come si dice quando uno ha un colpo di fulmine, ho sentito subito le campane che suonavano”.
“Moira invece – le ha fatto eco Sara - mi ha conquistata con le sue attenzioni e le sue innumerevole qualità. Ha un'energia pazzesca e ogni giorno mi rende una persona migliore. Non mi sarei mai fatta scappare una persona del genere”.
“E poi – ha continuato ancora Moira - c'è una cosa che ci piace fare tutti e quattro insieme: ascoltare la musica e cantare a squarciagola, specialmente in macchina. E chi non lo fa (…). Questi sono solo piccoli stralci della nostra vita, della nostra famiglia. Impossibile raccontare tutto in pochi minuti ma vi assicuriamo che la nostra è una realtà famigliare simile a molte altre, omo o etero che siano. Se non fosse che la nostra è una realtà sotto attacco”.

Ed il discorso si è fatto, evidentemente, politico. Inutile, nel proseguo indicare chi delle due mamme lo ha affermato. Una frase dopo l'altra, a turno, hanno inchiodato l'esecutivo alle sue responsabilità.
“Questo Governo in pochissimi mesi, ha superato un limite inimmaginabile. Attacchi quotidiani nelle aule del Parlamento e attraverso i media nazionali, usati dalla maggioranza come un megafono senza mai un contraddittorio. Una politica - una propaganda degna di Paesi come Ungheria, Russia e Polonia - che in pochi mesi ha inviato circolari intimidatorie a sindaci per bloccare i certificati di nascita di bambini e bambine con due mamma o due papà, fatto pressioni per cancellare il nome di uno dei due genitori, impedito l'approvazione del certificato di nascita unico europeo, votato contro la condanna delle leggi ungheresi contro le persone LGBTQ+, votato contro la condanna della legge ugandese che prevede carcere e pena di morte per le persone della comunità LGBTQ+, votato contro la convenzione di Istanbul per la prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne. E poi l'ultimo attacco, forse il peggiore di tutti. Anzi il peggiore di tutti: il reato universale contro la gestazione per altri, fortemente voluto da Giorgia Meloni, criticato dall'opposizione e irriso dai giuristi che ha concluso l'esame degli emendamenti in commissione giustizia e si prepara ad approdare in Aula il 19 giugno. Una legge strumentale. Sanno che non è applicabile (...).  Quello che ci chiediamo noi come genitori è: ma cosa faranno poi nel concreto? Aspetteranno le famiglie negli aeroporti per arrestare i genitori e mettere i bambini nelle case famiglie. Se l'applicazione non è ancora chiara, a livello simbolico l'aspetto più grave è lo stigma che stanno rovesciando su questi bambini e ragazzi, nati da gestazione per altri. Saranno considerati figli di un reato, così come venivano considerati quelli nati da uno stupro (…)”.
Un discorso andato poi anche oltre il loro orizzonte. “E' bene anche ricordare che questa legge non mira solo a vietare la gestazioni per altri (che in Italia è già vietata) ma mira a ostacolare qualunque strada verso la genitorialità che non sia quella naturale. Assurdo. In un Paese dove le destre sono ossessionate dalla denatalità si sta approvando una legge per impedire alle coppie infertili di diventare genitori. Sono più di 15.000 i bambini nati in Italia dalla procreazione medicalmente assistita, senza considerare quelli delle famiglie arcobaleno, perché non vengono contate. Ebbene per questo Governo questi 15.000 bambini non dovrebbero esistere. Storie come la nostra non dovrebbero esistere. Ma – la chiosa da applauso - la nascita dei figli arcobaleno è già una storia, da raccontare. E la nostra volontà di genitori arcobaleno di metterli al mondo è ormai storia per questo Paese. E ciò che è storia non si può cancellare. Non si può cancellare un genitore per un figlio e un figlio per un genitore. Non si torna indietro. Ora più che mai è necessario sostenerci, sostenere le famiglie arcobaleno. E le nostre battaglie per i diritti di tutti i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze perché in Italia nel 2023 non possono ancora esistere figli di serie A e figli di serie B. Identità, parità e libertà” il grido finale, con il motto del Lecco Pride 2023.



Per ascoltare il racconto dalla viva voce di Sara e Moira,
qui sotto il video integrale dei discorsi dal palco del Pride:


A.M.
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