Quella guerra che non frega a nessuno

Cara Leccoonline

Ha un nome e cognome la guerra che non frega un cazzo a nessuno, che i giornali non seguono, che i talk non affrontano, che nessun Parlamento, si autoconvoca per votare destinazione di fondi, di Pnrr o vattelapesca, per mettere fine o almeno affrontare seriamente questa guerra, questa strage, quotidiana e diffusa, ormai da tanto, troppo infinito tempo.

Il nome e cognome di questa guerra è "morte sul lavoro"

Nei soli primi quattro mesi del 2023 i morti sul lavoro sono stati 264
Duecentosessantaquattro.

42 lavoratori nella sola Lombardia (23 Veneto, 18 Piemonte)
3 al giorno, 16 alla settimana, 66 al mese. Tutti i giorni, tutte le settimane, tutti i mesi. Tutti gli anni. Da anni.

Di queste 264 persone 207 sono morte sul posto di lavoro, 57 nel tragitto casa/lavoro

Il Parlamento europeo si è riunito di fretta per destinare, con il voto anche italiano, nuovi fondi, solo però per un'altra guerra, fatta con armi e munizioni, addirittura per questa attingendo da fondi destinati ad asili, lavoro, sanità e scuole, come lo sono, o lo erano quelli del PNRR.

- La guerra delle morti sul lavoro vede un dato ulteriormente preoccupante:
Nei primi quattro mesi, l’incidenza di mortalità di chi ha un’età compresa tra i 15 e i 24 anni è il 50% in più dei colleghi che hanno un’età compresa tra i 25 e i 34 anni (7,9 infortuni mortali ogni milione di occupati contro 5,1)

- Altrettanto preoccupante la situazione per gli stranieri, infatti, si registrano 15,2 morti ogni milione di occupati, contro gli 8,3 italiani.

- E questa guerra che non frega un cazzo a nessuno, fa anche prigionieri, per mancati controlli, gare al massimo ribasso, turni massacranti o troppo lunghi e ravvicinati così che ogni anno gli incidenti sul lavoro provocano prigionieri perenni, sono infatti ben 25.000 le invalidità permanenti
Paolo Trezzi
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