Lecco: sottoscritto il protocollo Zeus, maltrattanti in trattamento, per tutelare le maltrattate

Prevenire è meglio che curare. Un assunto tanto banale, forse. Non però se di mezzo ci sono vite, potenzialmente esposte – il più delle volte tra le mura domestiche – ad un pericolo. La Questura di Lecco ha quest'oggi ratificato la propria adesione al Protocollo Zeus, attraverso la sottoscrizione di una convenzione di servizi per garantire un percorso di trattamento rivolto ai soggetti raggiunti dal provvedimento di “ammonimento”, irrogato nei loro confronti dal Questore quali autori di comportamenti – non ancora considerati reato – riferibili all'ambito dei casi inquadrabili come “violenza di genere”.

Alfredo Addato, Ottavio Aragona, Paolo Giulini, Emilia Martino e Martina Manzoni

In altre parole, grazie al protocollo d'intesa tra la Divisione Anticrimine e il Centro Italiano per la promozione della mediazione, nella persona del presidente dottor Paolo Giulini, per il tramite dello Studio La Tartaruga di via Tito Speri 9 a Lecco, coloro i quali riceveranno un “cartellino giallo” per aver fatto scattare campanelli d'allarme in tema di violenza di genere o stalking, saranno anche caldamente invitati ad intraprendere un percorso “di recupero”, così da scongiurare il ripetersi di quell'agito preoccupante, con il fine ultimo di prevenire le recidive attraverso un nuovo strumento di tutela (anche) delle vittime. Intervenire sul maltrattante, prima che si macchi di atti penalmente rilevanti, per mettere in sicurezza la maltrattata, insomma, per arrivare al nocciolo del progetto, presentato dal Questore Ottavio Aragona, affiancato dal dirigente della Divisione Anticrimine Alfredo Addato, specificando come il Protocollo Zeus può poi essere esteso anche ai casi di cyberbullismo, altro ambito delicato, in riferimento al quale a Lecco, ad oggi, non sono stati irrogati “ammonimenti”, venendo le problematiche di questo tipo spesso gestite “sottotraccia” dalle scuole, temendo di “rovinare” i ragazzi con segnalazioni alla Polizia che, invece, potrebbe per l'appunto far scattare strumenti “di rete” come, appunto, questo.

Al tavolo anche lo stesso dottor Giulini, criminologo clinico che collabora con l'Università Cattolica e le dottoresse Martina Manzoni e Emilia Martino dello Studio La Tartaruga, con le quali l'ammonito sarà messo in contatto direttamente dall'ufficiale che gli notificherà il provvedimento, così da facilitare la presa in carico. “L'adesione, al momento, è su base volontaria. E' gratuita e viene garantito l'anonimato” la puntualizzazione del dottor Addato.
“Il Protocollo ci permette di ampliare la nostra azione, ora limitata alle maltrattanti. L'idea è quello di avere un polo sul nostro territorio che abbia la possibilità di includere entrambi gli aspetti per dare così una risposta bidirezionale al fenomeno della violenza. La letteratura ci dice che, per prevenire, è importante avere a che fare con entrambi i lati della medaglia” spiega la dottoressa Manzoni. Del resto – ha sottolineato il presidente del CIPM – il 66% dei femminicidi è preceduto da atti di stalking e il 67% da maltrattamenti. “Dall'avvio, nel 2018, a Milano, abbiamo avuto una riduzione delle ricadute rilevante”. Alta anche l'adesione, con il 74% degli ammoniti arrivati a scegliere di presentarsi al colloquio conoscitivo. “Non si tratta di una terapia” puntualizza ancora Giulini circa il percorso proposto ai maltrattanti, “bensì di un trattamento, il nostro è un intervento civico. Per questo la formazione psicoterapeutica degli operatori è centrale”. Con loro verranno ricostruiti gli episodi “censurati”, per analizzarli insieme e arrivare poi a capire come “gestirsi”. Per non ripeterli.
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