Svelati gli ospiti del Lecco Film Fest 2023, una giornata in più per 'Ridestare lo stupore'
Ci saranno Marco Bellocchio e Carlo Verdone, le attrici Fotini Peluso ed Elena Lietti, il regista e attore polacco Jerrz Stuhr. Il programma dell’edizione di quest’anno del “Lecco Film Fest” – in calendario dal 5 al 9 luglio prossimi – è ormai pressoché completato, al netto di qualche dettaglio ancora da definire, ed è stato presentato nel corso di una serata tenutasi al ristorante malgratese “Da Giovannino” che ha visto quale ospite d’onore Steve Della Casa, il direttore del Film Festival di Torino.
Se l’anima della manifestazione lecchese, avviata nel 2020 e quindi alla sua quarta edizione, è il prevosto don Davide Milani che è anche presidente della Fondazione Ente dello spettacolo, l’organizzazion cattolica che si occupa di cinema e che pubblica anche la storica rivista “Il cinematografo”, il sostegno economico arriva da Confindustria Lecco-Sondrio.
Si comincerà la sera del 5 luglio in piazza Garibaldi con la già annunciata “Chapliniana”, una proiezione di cortometraggi di Charlie Chaplin e di Mabel Normand che è definita la Charlot femmina. La proiezione sarà accompagnata dalla Bellagio Festival Orchestra che eseguirà musiche di Rosella Spinosa. Alla serata inaugurale sarà inoltre presente Piera Detassis, critica cinematografica e direttore dell’Accademia che assegna i premi “David di Donatello”.
Il festival vivrà poi le sue tradizionali giornate clou da giovedì a domenica. Come accennato ci sarà il regista Marco Bellocchio con “Rapito”, il suo ultimo film presentato quest’anno a Cannes e uscito nelle sale proprio in questi giorni, dedicato alla drammatica vicenda di Edgardo Mortara, un bambino ebreo sottratto dallo Stato Pontificio alla famiglia perché segretamente battezzato. La proiezione del film sarà anche l’occasione per un confronto tra lo stesso regista e il prevosto don Milani.
“Obbligata”, poi, la partecipazione di Carlo Verdone, il regista e attore che avrebbe dovuto presenziare all’edizione dello scorso anno e che invece fu fermato a Roma dal covid, intervenendo solo in video. Il contributo di Verdone al festival lecchese è la proposta non di propri film, bensì di opere altrui che in qualche modo hanno segnato la sua formazione. Lo scorso anno fu presentato “Ordet- La parola” del regista danese Carl Theodor Dreyer, autentica pellicola da cinefili. Quest’anno, la proposta sarà invece “Umberto D.”, il film realizzato da Vittorio De Sica nel 1952 e considerato uno dei capolavori della stagione del neorealismo italiano.
In cartellone anche “Il giudice ragazzino” del regista Alessandro Di Robilant e che racconta la storia di Rosario Livatino, il magistrato ucciso dalla mafia nel 1990: fu l’omicidio del quale fu testimone il lecchese Piero Nava, costretto poi a vivere sotto copertura e con un’altra identità. Nel film, il giudice è interpretato dall’attore Giulio Scarpati che sarà presente al festival
L’ospite straniero, come detto, sarà l’attore e regista polacco Jerzy Stuhr, allievo del regista Krzysztof Kieslowski del quale proprio nelle prossime settimane tornerà nelle sale la celebre trilogia dei colori restaurata: Film Blu, Film Bianco e Film Rosso. E Stuhr è tra gli interpreti di Film Bianco.
Sul fronte cinematografico, vi saranno poi gli incontri con le attrici Fotini Peluso ed Elena Lietti.
Anche quest’anno, inoltre, spazio al documentario. Sarà proiettato “Lost Souls of Syrua” che ripercorre la storia del fotografo scappato all’estero con 27mila fotografie che documentano le torture nella carceri siriane.
Lo spazio musicale sarà dedicato al compositore Dardust (all’anagrafe Dario Faini).
Sguardo rivolto anche all’informazione: previsti un incontro con il giornalista Stefano Nazzi, autore e voce del podcast “Indagini” e una tavola rotonda a più voci con la partecipazione tra gli altri di Gianni Riotta e Massimo Bernardini.
Alle parole di Velasco, si è allacciata la direttrice del festival Angela D’Arrigo ricordando come il festival sia nato nel 2020 in piena pandemia e fu anche quello un modo «per abbandonare la riva».
Infine, l’intervento di Della Casa, giornalista della “Stampa” e conduttore del programma radiofonico “Hollywood party” che il prossimo anno compirà 30 anni «e sarà un record: il programma più longevo sempre condotto dalla stessa persona». Ma Della Casa è anche direttore del Film Festival di Torino e della rassegna piemontese ha raccontato la genesi: «E’ nato nel 1982. Torino allora era una città fantasma, come quelle che vediamo nei film western. Gli stabilimenti chiudevano, interi quartieri erano praticamente abbandonati. Venne messo a punto un piano strategico per rilanciare la città e tra gli investimenti vi fu proprio il cinema, il festival la cui direzione fu affidata a Gianni Rondolino, del quale io ero stato allievo ed ero collaboratore all’università. Quello che si volle fare non fu un festival di parata come quelli che si organizzavano nelle località di villeggiatura, invitando alcuni vip per il pubblico dei turisti, bensì organizzare un festival metropolitano per coinvolgere i giovani. I festival contengono la parola festa e come una festa vanno vissuti».
A proposito di giovani, tra l’altro, il “Lecco Film Fest” si può dire già avviato, con il corso per manager culturali che vedrà alle lezioni teoriche già avviate il coinvolgimento dei ragazzi delle ultime classi delle superiore nella gestione della rassegna di luglio. Ogni membro dello staff del festival sarà infatti affiancato da due ragazzi per aiutarli a capire i meccanismi che stanno dietro alla macchina organizzativa di una rassegna complessa. Agli studenti si aggiungerà il centinaio di volontari il cui reclutamento partirà proprio nelle prossime ore.
Se l’anima della manifestazione lecchese, avviata nel 2020 e quindi alla sua quarta edizione, è il prevosto don Davide Milani che è anche presidente della Fondazione Ente dello spettacolo, l’organizzazion cattolica che si occupa di cinema e che pubblica anche la storica rivista “Il cinematografo”, il sostegno economico arriva da Confindustria Lecco-Sondrio.
La rassegna, che quest’anno si allunga di una giornata, conferma la formula degli anni passati: incontri e dibattiti mattino e pomeriggio, proiezioni la sera.
Monsignor Davide Milani, Plinio Agostoni, Angela D'Arrigo e Mauro Gattinoni
“Ridestare lo stupore”, da un’esortazione di papa Francesco agli operatori dello spettacolo, sarà il filo conduttore: «Ridestare lo stupore – ha detto don Milani – per uscire dal pantano in cui si è ridotta la società occidentale».Si comincerà la sera del 5 luglio in piazza Garibaldi con la già annunciata “Chapliniana”, una proiezione di cortometraggi di Charlie Chaplin e di Mabel Normand che è definita la Charlot femmina. La proiezione sarà accompagnata dalla Bellagio Festival Orchestra che eseguirà musiche di Rosella Spinosa. Alla serata inaugurale sarà inoltre presente Piera Detassis, critica cinematografica e direttore dell’Accademia che assegna i premi “David di Donatello”.
Il festival vivrà poi le sue tradizionali giornate clou da giovedì a domenica. Come accennato ci sarà il regista Marco Bellocchio con “Rapito”, il suo ultimo film presentato quest’anno a Cannes e uscito nelle sale proprio in questi giorni, dedicato alla drammatica vicenda di Edgardo Mortara, un bambino ebreo sottratto dallo Stato Pontificio alla famiglia perché segretamente battezzato. La proiezione del film sarà anche l’occasione per un confronto tra lo stesso regista e il prevosto don Milani.
“Obbligata”, poi, la partecipazione di Carlo Verdone, il regista e attore che avrebbe dovuto presenziare all’edizione dello scorso anno e che invece fu fermato a Roma dal covid, intervenendo solo in video. Il contributo di Verdone al festival lecchese è la proposta non di propri film, bensì di opere altrui che in qualche modo hanno segnato la sua formazione. Lo scorso anno fu presentato “Ordet- La parola” del regista danese Carl Theodor Dreyer, autentica pellicola da cinefili. Quest’anno, la proposta sarà invece “Umberto D.”, il film realizzato da Vittorio De Sica nel 1952 e considerato uno dei capolavori della stagione del neorealismo italiano.
Giancarlo Arnone
In cartellone anche “Il giudice ragazzino” del regista Alessandro Di Robilant e che racconta la storia di Rosario Livatino, il magistrato ucciso dalla mafia nel 1990: fu l’omicidio del quale fu testimone il lecchese Piero Nava, costretto poi a vivere sotto copertura e con un’altra identità. Nel film, il giudice è interpretato dall’attore Giulio Scarpati che sarà presente al festival
L’ospite straniero, come detto, sarà l’attore e regista polacco Jerzy Stuhr, allievo del regista Krzysztof Kieslowski del quale proprio nelle prossime settimane tornerà nelle sale la celebre trilogia dei colori restaurata: Film Blu, Film Bianco e Film Rosso. E Stuhr è tra gli interpreti di Film Bianco.
Sul fronte cinematografico, vi saranno poi gli incontri con le attrici Fotini Peluso ed Elena Lietti.
Anche quest’anno, inoltre, spazio al documentario. Sarà proiettato “Lost Souls of Syrua” che ripercorre la storia del fotografo scappato all’estero con 27mila fotografie che documentano le torture nella carceri siriane.
Lo spazio musicale sarà dedicato al compositore Dardust (all’anagrafe Dario Faini).
Sguardo rivolto anche all’informazione: previsti un incontro con il giornalista Stefano Nazzi, autore e voce del podcast “Indagini” e una tavola rotonda a più voci con la partecipazione tra gli altri di Gianni Riotta e Massimo Bernardini.
Velasco Vitali
Alle parole di Velasco, si è allacciata la direttrice del festival Angela D’Arrigo ricordando come il festival sia nato nel 2020 in piena pandemia e fu anche quello un modo «per abbandonare la riva».
La serata di presentazione è stata aperta dai saluti portati dal sindaco di Lecco Mauro Gattinoni («Un regalo per la città, questo festival») e il sottosegretario in Regione Mauro Piazza («Da lecchese posso dire di avere visto una città profondamente coinvolta nel festival»), mentre Fabio Dadati, titolare di “Giovannino” e tra l’altro presidente di Lariofiere, ha fatto gli onori di casa sottolineando come la strada per un turismo che non sia solo di consumo sia proprio quella delle iniziative culturali.
Plinio Agostoni
E’ intervenuto poi, il presidente di Confindustria Plinio Agostoni: «Più passano gli anni e più mi rendo conto del valore di questo festival per Lecco e di cosa vuol dire un festival così dentro a una città. E il cinema è un’occasione per porsi delle domande sul mondo che cambia».Da parte sua, don Milani ha sottolineato come “Lecco film fest” non sia soltanto un’occasione di intrattenimento, «altrimenti sarebbe bastato invitare un circo a avremmo anche risparmiato», bensì un momento per riallenarci a diventare spettatori e ad avere nuovi occhi e un nuovo sguardo.
Steve Della Casa
A proposito di giovani, tra l’altro, il “Lecco Film Fest” si può dire già avviato, con il corso per manager culturali che vedrà alle lezioni teoriche già avviate il coinvolgimento dei ragazzi delle ultime classi delle superiore nella gestione della rassegna di luglio. Ogni membro dello staff del festival sarà infatti affiancato da due ragazzi per aiutarli a capire i meccanismi che stanno dietro alla macchina organizzativa di una rassegna complessa. Agli studenti si aggiungerà il centinaio di volontari il cui reclutamento partirà proprio nelle prossime ore.
D.C.