Lecco, vicenda Carlo Gilardi: altra condanna, un anno e 10 mesi per la 'pasionaria'

Viviana Tononi fuori dalla Rsa
Un anno e 10 mesi di reclusione: è la pena finale oggi irrogata dal Tribunale di Lecco in composizione monocratica alla “pasionaria” di Carlo Gilardi.
Diversi i reati contestati a Viviana Tononi, 51enne residente nel bresciano e già attiva nel comitato “Aiutiamo Carlo Gilardi”: violazione di domicilio (tentata e consumata), turbamento di funzioni religiose, molestie nei confronti dell'avvocato Elena Barra e la violazione del provvedimento con cui nel dicembre 2021 il Questore le vietava il rientro a Lecco. Condotte di cui, con spontanee dichiarazioni, l'odierna imputata si era assunta la responsabilità appellandosi in ultima istanza all' “interesse supremo della giustizia”.
Quest'oggi ancora la “pasionaria” ha chiesto al giudice di poter parlare in aula un'ultima volta. “Premetto che queste saranno le mie ultime parole in un'aula di tribunale, poiché non intendo ricorrere in appello e ovviamente non incorrerò in ulteriori reati. Mi sono unita alla battaglia per Carlo due anni fa. In questi due anni ho maturato una triste, avvilente consapevolezza. La consapevolezza che, in questa vicenda, l'identità di Carlo venisse rappresentata unicamente dal saldo del suo conto corrente. La consapevolezza che a Carlo non venisse riconosciuta alcuna dignità in qualità di "uomo", ma solo in qualità di "detentore di un ingente patrimonio". A questa già triste consapevolezza, se ne è aggiunta un'altra, ancor più avvilente. La consapevolezza che il potere discrezionale di un giudice può tramutarsi in potere discriminatorio che, a prescindere dalle indagini, condanna l'extracomunitario e assolve l'avvocato. II Garante dei diritti delle persone private dalla libertà ha incontrato più volte Carlo Gilardi ed ha sempre sostenuto che Carlo dovesse rientrare al proprio domicilio. II Garante ha sollecitato, a più riprese, l'amministratrice a compiere gli interventi necessari a garantire il suo rientro nell'alloggio sito in Via Pizzagalli Magno, accanto al Municipio. Questi 31 mesi di ricovero in RSA sono già costati a Carlo oltre 100 mila euro. Fondi con i quali si sarebbe potuto ristrutturargli casa e garantirgli un'assistenza domiciliare. Nel mese di gennaio 2022 mi recavo ad Airuno, curiosa di verificare quanto le raccomandazioni del Garante fossero state recepite e messe in atto, ma constatavo che l'abitazione versava ancora in condizioni di degrado (…).  Ho lavorato 15 anni in una RSA, in qualità di A.S.A.. Reparti blindati, tempi contingentati... La RSA mortifica la residua ambizione vitale dell'ospite. L'ospite, annientato nello spirito, si trasforma repentinamente in un "fantoccio". In assenza di stimoli affettivi e privato dell'autodeterminazione, manifesta in breve tempo un'apatia generalizzata, che poi evolve in un precoce ed inesorabile declino psicofisico. Declino che, in RSA, viene trattato con uno spietato accanimento terapeutico, che mantiene il degente in vita anche per decenni, in condizioni però oggettivamente disumane. Ne viene scongiurata la morte fisica, per condannarlo ad un supplizio senza fine, che però garantisce un profitto alla struttura. Carlo è stato privato del suo bene più prezioso: la libertà... in virtù della tutela del suo patrimonio. Oggi il suo patrimonio risulta essere drasticamente ridimensionato e Carlo dichiara di voler morire... Se questo è l'esito di un'amministrazione oculata... Che Dio me ne scampi! In questa occasione però vorrei essere propositiva. È questione imprescindibile che Carlo debba tornare a casa, è suo diritto e deve poterlo esercitare. Se la "reale" questione è l'assunzione della responsabilità della sua incolumità al di fuori della struttura, la soluzione più opportuna è l'affiancamento dell'avvocato Barra di un secondo amministratore che adempia esclusivamente a tale onere. Inoltre, se le risorse di Carlo risultassero insufficienti alla ristrutturazione dell'alloggio in via Pizzagalli Magno, devolverei personalmente a tal fine il capitale derivante della nuda proprietà della mia abitazione.”
Dopo averla ascoltata la dottoressa Barazzetta si è ritirata e, dopo una breve camera di consiglio, ha letto il dispositivo della sentenza. La donna è stata condannata per due dei tre presunti episodi di violazioni di domicilio (riqualificati però da reati consumati a tentati) in cui si sarebbe introdotta nella casa di riposo dove Carlo Gilardi è tutt'ora ospite. Ritenuta responsabile anche per il turbamento di funzioni religiose, le molestie nei confronti dell'amministratore di sostegno di Carlo (l'avvocato Elena Barra, già costituitasi parte civile in questo procedimento) e la violazione del divieto di entrare in città (eccezion fatta per una delle contestazioni, per cui è stata assolta). La 51enne dovrà anche risarcire la parte civile (rappresentata dall'avvocato Elena Ammannato del foro di Lecco) di danni non patrimoniali pari a 4.000 euro per il signor Gilardi e 1.500 per l'avvocato Barra.
Una sentenza che ha visto un aumento di 10 mesi rispetto alla richiesta di condanna avanzata dal Vpo Mattia Mascaro e che l'avvocato Chiara Brizzolari - difensore della signora Tononi – ha ritenuto “assolutamente ingiusta” e ritiene che vada appellata, al contrario della propria assistita che non vorrebbe più avere a che fare con le aule di Tribunale.
Nel frattempo la toga si prepara al ricorso avanzato davanti alla Corte Europea dei diritti dell'Uomo, al cui cospetto vuol far valere il diritto dell'anziano professore airunese di poter ricevere visite da amici e conoscenti che, ad oggi, non avrebbero accesso agli IRAM – secondo la versione del Comitato - per volere dell'amministratore di sostegno.
F.F.
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