Eremo del Monte Barro: dal 10 in mostra 'Sguardi sulla montagna'
L’associazione culturale Lumis Arte, con il patrocinio del Parco del Monte Barro e in collaborazione con il Circolo Figini, il Fotoclub Airuno e Nahr, è lieta di presentare la mostra Sguardi sulla montagna, che andrà a mettere in dialogo gli artisti partecipanti al progetto curatoriale Fuori dal Tempo, ideato dal curatore Daniele Re.
L'esposizione andrà a riunire le fotografie di Pietro Buttera, Emilio Frisia, Sara Invernizzi e Giandomenico Spreafico in un percorso che andrà a indagare, sotto aspetti diversi, una montagna che non esiste più. L’apertura si terrà sabato 10 giugno, alle ore 17:30. In quest’occasione sarà possibile incontrare il curatore Daniele Re, i fotografi Giandomenico Spreafico e Pietro Buttera e l’artista visuale Sara Invernizzi.
La mostra andrà a riassumere i temi e le questioni trattate in tutto il corso del progetto Fuori dal Tempo, che ha animato la prima metà dell’anno culturale del Circolo Figini di Maggianico. Tre fotografi e un’artista visuale, di generazioni e con storie differenti, andranno offrire delle immagini di una montagna ormai assente o forse spesso dimenticata, in cui l’uomo e la natura possono convivere in maniera armonica e non competitiva. In questa prospettiva l’associazione Lumis Arte ha deciso di presentare l’ultima tappa di questo progetto al Parco del Monte Barro, ovvero in un luogo pensato per far convivere il turismo montano con il rispetto e la scoperta della natura.In questa prospettiva le fotografie di Giandomenico Spreafico andranno a ritrarre i lavori manuali ormai scomparsi, tipici degli alpeggi, mentre Pietro Buttera andrà a presentare l'attuale condizione di abbandono delle baite, dove la natura si è ripresa i prati che una volta erano pascoli. Emilio Frisia andrà a raccontare impegnative escursioni con lo sguardo peculiare del fotografo alpinista: un esploratore attento, che negli anni '60 compie numerose scalate sulle Alpi, sul Caucaso e sul Picco Lenin. Infine, Sara Invernizzi andrà a illustrare storie e leggende legate alle presenze immaginarie che abitano i boschi, fornendo uno sguardo verso un antico mo(n)do di vivere, in cui l’essere umano è in grado di trovare un suo spazio e un suo rifugio nelle rigide ed evocative leggi della Natura.
La mostra, ad ingresso libero, sarà aperta il mercoledì e il giovedì, dalle 14.00 alle 17.00, e il sabato e la domenica, dalle 10.30 alle 12:30 e dalle 14.00 alle 18.00, durante gli orari del Museo Archeologico del Barro. Per accedere all’Eremo di Monte Barro, solo nelle giornate di domenica, sarà possibile utilizzare il servizio di navetta, che partirà dall’autostazione di Galbiate ad ogni ora, dalle 09.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 18.00. Per le modalità di accesso all’Eremo di Monte Barro, si consiglia di rifare riferimento al sito (https://www.parcobarro.lombardia.it) e ai canali social del Parco. Per informazioni sulla mostra, sarà possibile consultare il sito di Lumis Arte (https://lumis-arte.jimdosite.com/) e il canale Instagram di Lumis (https://www.instagram.com/lumisarteeventi/) o scrivere una mail all’indirizzo lumisarte@yahoo.com.
Lumis Arte è formata da osservatori della cultura contemporanea per progettare e realizzare eventi artistici di qualità scientifica, divulgativa e didattica. Lumis Arte nasce per trovare soluzioni nuove alla comunicazione culturale, oltre a conservare e valorizzare gli archivi di artisti e fotografi che rischierebbero di essere dimenticati. Il progetto Fuori dal Tempo rappresenta quindi una delle espressioni più alte dello spirito che anima la vita culturale dell’Associazione Lumis Arte.
BIOGRAFIE
Pietro Buttera
Pietro Buttera (Pagnona, 1947) è un fotoamatore che ha trascorso tutta la sua viva tra le montagne della Valvarrone e della Valsassina, nelle prealpi lecchesi. Si è avvicinato alla fotografia dopo i trent’anni, all’inizio degli anni ’80, fino a farla diventare una pratica quotidiana dello sguardo. Con le fotografie dedicate alle tracce della vita in montagna Buttera orienta la sua poetica verso l’intimità del rapporto tra essere umano e ambiente montano.Pietro fotografa il paesaggio montano e i suoi elementi familiari con l’intento di esprimere il proprio stato d’animo in rapporto a questi. Con la fotografia crea il “suo mondo”, in particolare concentrandosi sulle atmosfere che gli ricordano l’infanzia passata tra i boschi: gli alpeggi e il mutare delle stagioni. Una storia lontana dal nostro tempo, colta da uno sguardo semplice e chiaro, nel momento in cui anche il ricordo di questa vita va scomparendo.
Emilio Frisia
Emilio Frisia (Merate, 1924 – Milano 2004) inizia a fotografare durante le escursioni alpinistiche. L’interesse per la montagna e l’arrampicata lo portano negli anni successivi ad affrontare numerose ascese, tra cui la Sua della Noire e la cresta Peuterey del monte Bianco. Negli anni successivi insegna fotografia all’Umanitaria di Milano (1962-1971), grafica pubblicitaria all’Istituto Professionale Femminile Santa Caterina da Siena (1972-1979) e all’Istituto Statale d’Arte di Monza (1979-1991). Già negli anni ’60 Frisia è considerato un modello per la fotografia di montagna, sia nella tecnica sia nei contenuti. Le immagini di Frisia manifestano una profonda conoscenza della montagna e della fotografia, che si concretizza in una visione precisa e consapevole, intrisa di stupore e nostalgia. Un modo di fotografare caratteristico dei reportage di quegli anni che hanno descritto l’Italia rurale o il cambiamento della società con il boom economico (Berengo Gardin, Pepi Merisio, Ugo Mulas).
Sara Invernizzi
Sara Invernizzi (1991) è una museografa e ricercatrice che vive nelle Prealpi Orobiche. È ambasciatrice dell'associazione di residenze artistiche Nature, Art & Habitat Residency. Collabora con enti, musei e università in ricerche sulla cultura materiale e immateriale alpina. Il suo impegno è rivolto alla divulgazione delle tradizioni e della cultura materiale che caratterizzavano le comunità che abitavano la montagna, insieme alle loro attività manuali. Le fotografie di Sara Invernizzi sono per la maggior parte degli autoritratti, in cui il corpo entra in contatto con gli elementi naturali fino quasi a scomparire. Con le fotografie dedicate alle storie della montagna, Invernizzi orienta la sua poetica verso l’intimità del rapporto tra l’essere umano e la natura. Sara racconta una natura viva che stimola l’immaginazione e al contempo avvolge il corpo di chi la attraversa.
Giandomenico Spreafico
Giandomenico Spreafico (Lecco, 1936) è un fotografo autodidatta che avvia il suo percorso amatoriale a vent’anni. Spreafico sin dall’inizio si orienta verso la fotografia paesaggistica, immortalando le montagne lecchesi. Dagli anni ’60 dà pieno avvio alla sua indagine visiva del paesaggio, affiancata da un’intensa sperimentazione in camera oscura.Nel corso della sua produzione autoriale Spreafico ottiene circa 650 riconoscimenti nazionali e internazionali. La lunga e ricca serie viene avviata nel 1972 a Torino con l’onorificenza AFIAF ricevuta in seguito alla partecipazione a diversi concorsi fotografici patrocinati dalla FIAF. Negli anni da alpinista percorre l’alta via della Val Malenco, affronta in diverse occasioni il Monte Bianco, fronteggiando anche il Monte Rosa.