Lecco, Mambretti in Uganda con 'Mission Bambini': 'si torna sempre più arricchiti dentro'

Beppe Mambretti, 58 anni, lecchese, coordinatore provinciale della “Fondazione Mission bambini” una organizzazione con più di vent’anni di storia dove è confluito con la sua “Carovana del sorriso”, dopo aver edificato un intero villaggio che ospita tanti minori in Tanzania è appena tornato dall’ennesima missione umanitaria.
Due chiacchiere a ruota libera su questa attività di volontariato che per lui, politico di lunghissimo corso, è quasi totalizzante.


Mambretti che numero di missione è questa?

Non le conto più, conto solo i paesi perché ognuno di loro mi lascia un ‘tatuaggio’ indelebile.

In quali paesi è andato?

Libano, Bosnia Erzegovina , Romania , Albania , Ucraina, Tanzania ed ora Uganda.
 


Qual è esattamente lo scopo di questa missione?
Lo scopo della missione è partecipare al progetto “cuore di bimbi” e visitare un altro progetto di istruzione presso una scuola con circa 1000 bimbi a sud, vicino i confini dell’Uganda con il Ruanda.  

Una sintesi dell’attività svolta.
Grazie a ‘Cuore di bimbi’, dal 2005 sono stati visitati 23.553 bambini, operati circa 2.553 e formati 546 medici locali. I paesi di intervento sono Eritrea, Kenya, Uganda, Zambia, Zimbabwe, Myanmar, Nepal e Albania. Si stima che nel mondo nascano ogni anno 1 milione di piccoli gravemente cardiopatici: la metà di questi bambini, se non operati nei primi anni rischia la vita; gli altri vanno incontro a gravi problemi di sviluppo della crescita.
Il progetto di educazione Estero alla scuola Santa Clelia a Kitanga è quello di sostenere il maggior numero di bambini in questa scuola che è nella graduatoria come una delle prime 70 su 20000 dell’Uganda come qualità di istruzione.   


Veniamo all’esperienza della visita alla scuola cosa l’ha colpita?
L’amore è la preparazione di questi ragazzi la loro gioia e i loro volti che ci esprimevano con l’orgoglio di appartenere a quella comunità. Oltre che l’incontro con Padre Gaetano Batanyenda un uomo che ha passato la sua vita a combattere per i diritti degli ultimi e della sua gente; è stato un membro dell’assemblea costituente dell’Uganda e con poche parole ci ha fatto capire che non vi è libertà e democrazia senza istruzione perché oggi il mondo è schiavo di tanti oppressori così come da tanta narrativa fantasiosa due fenomeni che si combattono solo con l’istruzione.  

E il resto della missione, quella più “medica”?
Il gruppo di missione era composto da 5 medici guidati dal Dott. Stefano Marianeschi Cardiochirurgo Infantile, tre infermieri di Terapia intensiva e un perfusionista addetto alla macchina cuore-polmoni, più altri 4 generici tra cui il sottoscritto. Insieme ai partner locali per lo più formati in Italia sono stati operati e salvati 8 bambini. Un’emozione incredibile mi creda osservare questi piccoli, ore e ore sotto i ferri per poi vederli ricoverati nell’intensiva, pieni di tubicini e nel giro di pochi giorni vederteli camminare e sorridere. Un inno alla vita che è difficile anche da raccontare. I meravigliosi volontari compagni di viaggio che si sono dedicati con amore e professionalità a questi piccoli saranno per me indimenticabili. 


Una bella esperienza, dunque.
Si, voglio veramente ringraziare chi ha vissuto quest’esperienza con me, la Fondazione e tutti coloro che la sostengono affinché posso continuare a operare. A tal proposito a nome del coordinamento lecchese mi permetta un ringraziamento particolare a Marco Galbiati che in memoria del figlio Riccardo sta raccogliendo un’importate cifra di denaro con lo scopo di operare e monitorare un numero maggiore di bambini affetti da cardiopatie congenite.

I prossimi appuntamenti?
La cena “Cuore di bimbi” di Lecco presso l’oratorio di Maggianico per sabato 8 luglio e la partenza di alcuni volontari lecchesi per la Tanzania a settembre.   


Come ci si sente a compiere queste missioni, dopo tante da lei vissute?
In debito perché si torna sempre più ricchi dentro e nel mio caso personale mi sento anche tranquillo perché tanto ho ricevuto e tanto vorrei essere ancora in grado di restituire. L’ultimo grazie lo voglio dedicare alla mia famiglia che spesso per queste mia passione viene sacrificata.
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