PAROLE CHE PARLANO/127

Martino e altri animali

Avete fatto caso a quanti animali abbiamo attribuito nomi propri di noi esseri umani? Il paguro che vive nelle conchiglie dei molluschi lo definiamo Bernardo l'eremita (denominazione di origine burlesca provenzale); dal nome Berta salta fuori invece la bertuccia ("dare la berta" vuol dire sbeffeggiare), da Lucio deriva il luccio, da Gaia la gazza (che emette un caratteristico cicaleccio aspro e sgradevole, da cui le espressioni ciarliero o noioso come una gazza), da Gaio o Gavio il gabbiano. Simpaticissimo è il barbagianni, il cui nome è composto da barba, nel senso di zio, e Gianni, Giovanni, probabilmente con il significato di uomo noioso (non me ne vogliano gli zii Giovanni...); in effetti il grido di questi rapaci notturni è molto particolare, visto che ricorda il rumore di un uomo che russa. Martino è un nome che ci piace molto. Lo abbiamo attribuito agli animali più disparati come al coloratissimo Martin Pescatore, al conosciuto saltamartino o alla chiocciola detta martinaccio, e in alcune regioni Martino è chiamato il montone (e anche il marito tradito, visti gli attributi dell'ovino) e perfino la rana pescatrice. Oggi non siamo più propensi ad assegnare simili nomignoli, spesso affettuosi e amichevoli, forse perché non viviamo più a stretto contatto con una natura che sentiamo sempre meno nostra. 


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Rubrica a cura di Dino Ticli
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