Olginatese: maltrattamenti su compagna, figli e cani. Il PM chiede 5 anni di condanna


Quello assunto dalla denunciante in Aula è stato etichettato dal sostituto procuratore Simona Galluzzo - subentrata a processo avviato ad altro collega - come l'atteggiamento tipico della donna vittima di violenza tornata sui propri passi: ha in parte minimizzato, in parte addirittura negato quanto esposto in denuncia, offrendo comunque delle - pur parziali - conferme che hanno poi trovato riscontro nelle prove documentali come nelle testimonianze di chi, in qualche modo, è venuto a contatto con una quotidianità fatta - stando al quadro accusatorio - di violenza, fisica e verbale. Al termine della propria, articolata requisitoria, la PM, dunque, non lasciandosi influenzare dalla dichiarata volontà della presunta vittima di ritirare le querele sporte nei confronti del compagno (tornato ad essere a tutti gli effetti tale), ha chiesto la condanna per l'uomo a ben 5 anni di reclusione, ritenendo provata la penale responsabilità dello stesso in ordine ai reati di maltrattamenti in famiglia (verso la donna ma anche verso due dei loro figlioletti) nonché di maltrattamenti su animali, in considerazione delle botte che l'imputato avrebbe riservato anche a due cani. Il lasso temporale preso in esame è quello ricompreso tra il 2019 e il 2021, quando la coppia, con bimbi propri e figli nati da una precedente relazione della giovane mamma, viveva nel circondario olginatese. In casa si respirava un “clima di generale intimidazione”, ha sostenuto nel rassegnare le proprio conclusioni la rappresentante della Procura, parlando delle frasi denigratorie e delle minacce (anche di morte) proferite dall'imputato all'indirizzo della compagna e dei ragazzini, secondo quanto emerso in istruttoria come pure della reiterata distruzione di oggetti da parte dell'uomo nei momenti d'ira. “Comportamenti abituali”, in aggiunta poi a svariati episodi di violenza fisica nei confronti della donna che aveva addirittura denunciato di essere rimasta per tre giorni in una stanza, temendo per la propria incolumità. Ha iniziato la propria arringa soffermandosi sulla remissione di querela, invece, il difensore. La stessa sarebbe arrivata in un momento in cui la donna non aveva contatti con l'amato in quanto sotto tutela in una casa protetta. Una remissione, poi, analitica, con elencati gli episodi a detta della signora inventati e quelli invece accaduti davvero. Quest'ultimi sono stati poi bollati dall'avvocato Luigi Taruselli come “disdicevoli” ma allo stesso tempo isolati tra loro, arrivando così a chiedere l'assoluzione del proprio cliente.
Il 29 giugno la sentenza del collegio giudicante.
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