Valmadrera: una serata con Bonacina, Dotti e Viganò per riflettere sul valore del volontariato

“Con le nostre piccole azioni gratuite possiamo essere il motore della comunità”. Così Flavio Passerini, presidente di Banca del Tempo, ha ricordato quale sia il valore del volontariato. Un tema di grande importanza, oggetto della discussione svoltasi nei giorni scorsi nell’auditorium Fatebenefratelli di Valmadrera alla presenza di tre relatori di eccezione. “I nostri ospiti sono persone che vivono quotidianamente la realtà del terzo settore. È un grande onore per me essere qui con loro” ha aggiunto Passerini prima di lasciare la parola a Marcello Butti, assessore alla cultura di Valmadrera, e al parroco don Isidoro Crepaldi per i loro saluti.


Marcello Butti, don Isidoro Crepaldi, Flavio Passerini

Il primo dei tre suddetti relatori, nonché moderatore della serata, era Riccardo Bonacina. “Secondo Papa Francesco, la vocazione culturale al volontariato del popolo italiano è un tesoro culturale che va custodito e incrementato. È l’impulso della gratuità che ti spinge verso il bisogno dell’altro. Oggi il volontariato è sempre più disintermediato e slegato dall’associazionismo” ha esordito lo storico direttore della rivista Vita. “Non a caso, mentre l’Istat ha rilevato un calo del 15% rispetto al 2015 del numero di volontari attivi in Italia, noi vediamo frequentemente in televisione queste schiere di giovani che si danno da fare. Non ultimo il caso dell’alluvione in Emilia”.


Filippo Viganò

Rimanendo in tema di numeri, Filippo Viganò, presidente del Centro di servizio per il volontariato di Monza, Lecco e Sondrio, ha ricordato che ad oggi in provincia di Lecco sono attive 1.464 associazioni. “Stando ai dati che abbiamo ora, il 37% di questi enti fornisce servizi di assistenza sociale. Sono in crescita anche le organizzazioni che si occupano di tutela dell’ambiente e dei diritti. Stiamo comunque sviluppando una mappatura ancora più accurata delle realtà attive sul nostro territorio” ha sottolineato Viganò, di professione medico.
È stato però soprattutto Johnny Dotti, con la sua energia e il suo entusiasmo, a catturare l’attenzione del folto pubblico presente in sala, per la gran parte costituito dai rappresentanti dei molti sodalizi attivi a Valmadrera. La conferenza concludeva il ciclo di incontri di avvicinamento alla festa delle associazioni prevista l’11 giugno.


Johnny Dotti

“Il volontariato non dev’essere per forza organizzato perché nasce da una vocazione all’altruismo, da una consapevolezza che la condizione dell’altro mi riguarda. Tali sentimenti, tuttavia, possono essere stimolati solo da esperienze provocanti” ha spiegato Dotti, pedagogista e imprenditore sociale. “Dobbiamo mettere i giovani nella condizione di uscire dagli schemi precostituiti in cui vivono per farli andare a contatto con la realtà. La vocazione dei ragazzi al volontariato va curata, altrimenti nei prossimi anni il numero delle persone attive scenderà ancora”.
Quello dell’intercettare l’impegno delle giovani generazioni è un tema caldo anche per il CSV. “A Monza abbiamo inventato i patti educativi, ovvero accordi che coinvolgono il terzo settore, le scuole e i comuni. Questa iniziativa ha avuto un successo molto importante. I ragazzi hanno dimostrato tanta passione” ha spiegato Viganò. “Non possiamo pensare che tutti si iscrivano ad un’associazione. I giovani devono poter svolgere le attività di volontariato che preferiscono nel modo in cui desiderano, solo così può essere mantenuta viva la loro voglia di partecipare alla comunità”.



Su quest’ultimo punto Dotti è stato ancora più perentorio. “Dobbiamo trattare i giovani non come fruitori ma come uomini e donne responsabili. Bisogna fare un investimento su di loro, per esempio facendoli intervenire nel direttivo. Io quando ho iniziato a fare volontariato a 16 anni volevo cambiare il mondo” ha evidenziato il pedagogista. “Bisogna generare esperienze di senso, che mettano i ragazzi a contatto con la realtà. Saranno loro a formare le nuove istituzioni della società nel momento in cui quelle novecentesche crolleranno definitivamente”.
Secondo i due esperti, una di queste dovrà per forza di cose essere la comunità. “Bisogna dirlo forte: non c’è società senza comunità. In una società fondata sull’individualismo e sull’efficienza è necessario un volontariato di senso che evidenzi il valore delle relazioni e dell’altruismo. Il volontariato è un pezzo del tuo cuore costantemente a contatto con la realtà, è vita. Il terzo settore non deve fare l’errore di chiudersi. Vi invito a collaborare tra associazioni e ad impostare il rapporto con il Comune nel modo corretto” ha ribadito l’esperto. “Il volontariato è ciò che risponde alle provocazioni del tempo in cui vive. Non sentitevi autosufficienti, incrociate le specializzazioni. Solo così si potranno creare dei momenti utili anche ai giovani che sanno e vogliono fare”.



Una visione con cui Viganò ha concordato pienamente. “Nel futuro la comunità sarà sempre più indispensabile per il benessere dei propri cittadini. È stato dimostrato che i gruppi di mutuo aiuto per diabetici o scompensati sono molto più efficaci di un medico a disposizione H24. In Gran Bretagna il sistema sanitario è crollato da anni. Questo li ha spinti ad inventarsi delle associazioni di volontariato che si occupano di fare prevenzione” ha sottolineato il presidente del CSV. “La comunità deve essere riconosciuta dalle amministrazioni pubbliche come struttura fondamentale per la convivenza civile. Il terzo settore dev’essere coinvolto e aiutato nella lettura dei bisogni del territorio”. Infine, la chiosa: "Sapete che a Monza non ci sono dati facilmente accessibili sui bisogni sociosanitari della popolazione? Sono informazioni indispensabili alla comunità per conoscersi e formulare le necessarie risposte”.
A.Bes.
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