Lecco: quasi pronto il primo Biciplan, una 'rete' di 25 km con 6 ciclovie per una maggior sicurezza

Il primo Biciplan della città di Lecco è in dirittura di arrivo e il suo autore, l’architetto Matteo Dondé dello studio Polinomia, ne ha presentato un assaggio mercoledì sera al Teatro invito durante un’iniziativa introdotta dall’assessore Renata Zuffi e promossa in collaborazione con la sezione lecchese della Fiab, rappresentata dalla presidente Paola Schiesaro.
Il Biciplan è uno degli strumenti che andrà a sostenere il Piano urbano della mobilità sostenibile (Pums) e, come ha spiegato l’esperto, non si tratta solo di un documento di programmazione della viabilità ma di una piccola rivoluzione culturale a cui la città è chiamata: “Il principale deterrente all’utilizzo della bici e alla mobilità pedonale in generale è la scarsa sicurezza stradale, come conferma da ultimo uno studio dell’Università di Amsterdam. Se non risolviamo questo problema possiamo fare tutte le piste ciclabili che vogliamo ma non otterremo un implemento dell’uso della bicicletta”.
Quindi in realtà parlare di Biciplan vuol dire innanzitutto parlare di sicurezza stradale e anche dei modi sbagliati in cui si pensa di rafforzarla, soprattutto nel nostro Paese: “Realizzare delle piste sul marciapiede è una cosa che ormai facciamo solo in Italia, in questo modo si genera solo un conflitto tra pedoni e biciclette, dimenticando che in cima alla piramide della mobilità sostenibile sta chi va a piedi e va tutelato. Anche l’Oms ribadisce che agendo in questo modo si replica il ‘modello automobile’ sempre a discapito dell’utente più debole”.


Matteo Dondè e Paola Schiesaro

Infatti l’Italia è l’unico Paese europeo in cui continuano ad aumentare gli incidenti e lo si capisce leggendo “Presto”, la più importante ricerca a livello continentale sulla ciclabilità che spiega come creare delle piste separate dalla strada sia uno sforzo fuorviante che aumenta l’incidentalità perché genera più problemi agli incroci, nasconde la visibilità delle "due ruote" agli automobilisti e aumenta anche gli investimenti dei pedoni.
“Il tema è il rispetto delle regole e della ridistribuzione dello spazio pubblico nelle città che oggi è in genere dedicato all’80% alle automobili, abbiamo bisogno innanzitutto di riequilibrare gli spazi”. Una premessa necessaria per avvicinarci al Biciplan, uno strumento previsto dalla legge quadro 2 del 2018 che indica una serie di prescrizioni: la messa in sicurezza delle strade, lo sviluppo della rete portante del Piano lungo le strade principali e lo sviluppo delle zone 30 su cui creare il "percorso" secondario.
Seguendo queste indicazioni il Biciplan di Lecco sarà costituito da una rete portante di 25 chilometri composta da sei ciclovie: quella del lungolago, quella che collega corso Carlo Alberto, corso Martiri, viale Dante e via Marco d’Oggiono, fino al viale Turati; la terza che andrà da corso Bergamo fino a viale Montegrappa attraverso corso Filiberto, viale Vulsagana e via Tonio da Belledo; la quarta che affiancherà il Gerenzone passando per via Gorizia, via Milazzo, via De Gasperi, fino al lungolago; la quinta che scenderà da via Foscolo lungo lo stadio, via Balicco e la stazione fino al centro; l’ultima che collegherà l’ospedale con il lungolago passando per via Belfiore e viale Costituzione.
Le ciclovie dovranno essere caratterizzate da una segnaletica evidente e affiancate da percorsi ciclabili secondari che avranno il compito di assicurare la connessione tra le ciclovie e i principali attrattori di traffico, in particolare le scuole. Il terzo livello del Biciplan è costituito da tutte le altre strade: “Le città devono essere percorribili in bicicletta ovunque e in sicurezza” ha ribadito l’architetto.
A questo documento principale si affiancano due allegati, un manuale che illustra i criteri generali per la progettazione dei percorsi ciclabili e un secondo documento con delle tavole di approfondimento per la ciclovia 2, quella che da Corso Alberto arriva fino al viale Turati. Ogni tavola è costruita con la descrizione dello stato di fatto, un’ipotesi di intervento e le eventuali criticità.
Per questa ciclovia lo studio di Dondé ha immaginato un restringimento della carreggiata da corso Carlo Alberto fino all’imbocco con viale Dante, oggi molto larga, che spinge le auto a viaggiare ben oltre il limite dei 50 chilometri orari, per permettere di realizzare una corsia ciclabile in strada. In viale Dante la proposta è quella di cambiare l’orientamento dei posteggi nel controviale e disporli in linea per permettere di fare una pista ciclabile che si collega al lungolago da un lato e a via Marco d’Oggiono dall’altro. Qui, come in via Sassi e in via Volta, si proseguirebbe con la bike-lane fino a dove possibile per poi passare al modello di condivisione della strada: limite a 30 chilometri orari e precedenza alle biciclette. Lo stesso sarebbe replicato in via Grassi, via Parini e via Ongania dove le bici seguiranno il senso di marcia delle auto. Sul viale Turati lo spazio per realizzare la pista ciclabile non c’è, quindi anche qui la soluzione sarebbe quella della strada condivisibile accompagnata dal suggerimento di ridisegnare alcuni punti per inserire degli elementi di socialità che oggi mancano. Un intervento del genere costerebbe 415mila euro, di cui poco più della metà andrebbe per le piste ciclabili e il resto per opere di supporto.
“Quando si comincia?” è stato il primo commento di Paola Schiesaro, che ha raccontato le difficoltà che quotidianamente incontrano i ciclisti a Lecco: dalle strade strette, alla mancanza di punti per fermarsi senza correre rischi e soprattutto il traffico automobilistico: “I ciclisti condividono con i pedoni il problema della sicurezza personale, a cui per chi usa le bici si aggiunge anche quello relativo al mezzo. Noi siamo favorevoli a questo intervento, l’importante è che si inizi da qualche parte e che poi non si faccia un pezzo alla volta ma si realizzi una ciclovia nel suo insieme, altrimenti non si capirebbe il senso generale. Comprendiamo che sia difficile convincere le persone a lasciare a casa l'auto a Lecco, sono cambiamenti che impattano sulle nostre abitudini ma in qualche modo bisognerà iniziare, anche perchè i ciclisti in città continuano ad aumentare. Dobbiamo comunicare in modo molto chiaro che andare in bicicletta è conveniente rispetto al tempo che ci si impiega, allo spazio e alla sicurezza, e che avere meno macchine è un vantaggio anche per chi è costretto ad utilizzare l’auto che avrà così meno traffico”.
M.V.
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