Alluvione in Emilia: Protezione civile lecchese al lavoro a Sant'Agata sul Santerno, uno dei centri più colpiti

Sant'Agata sul Santerno è uno dei centri del ravennate che ha subito le conseguenze peggiori dell'alluvione in Emilia Romagna. Nella notte del 17 maggio il fiume Santerno, che scorre a breve distanza dal paese, ha superato l'argine, danneggiandolo gravemente. L'acqua ha iniziato a correre libera fra le strade del piccolo comune. Dopo aver rotto finestre e divelto porte è entrata all'interno delle case, fino a raggiungere i due metri d'altezza. Due abitanti non ce l'hanno fatta a mettersi in salvo.

I volontari lecchesi impegnati nell'emergenza in Emilia

A distanza di una settimana le vie del paese sono ricoperte di fango, ormai secco. Al passaggio dei mezzi di soccorso si sollevano alte nuvole di polvere. Il colpo d'occhio ricorda scenari visti in altre parti del mondo. In questo paese che conta poco meno di tre mila anime, l'intervento di aiuto e supporto è stato affidato ai gruppi di Protezione Civile arrivati dalla Lombardia. Fra loro, incontriamo anche i volontari lecchesi, guidati da Domizia Mornico, presidente del Comitato di coordinamento del volontariato di Protezione Civile della Provincia di Lecco.

''La vita di una persona viene messa lì perché qualcuno la porti via'' ci spiega indicando una montagna di mobili accatastati per strada e ricoperti di fango. ''Quando chiediamo loro se un oggetto si possa tenere, se vogliono provare a salvare qualcosa, non vogliono nemmeno vedere cosa abbiamo fra le mani. Vogliono che tutto venga portato via, come se volessero allontanare tutto ciò che ricordi quanto è successo''.

I mobili e beni di vario genere accatastati ai margini delle strade attendono di essere raccolti dai camion. "Questa mattina ho avuto fra le mani delle diapositive, ho chiesto alla signora a cui appartenevano se avesse voluto provare a ripulirle e tenerle. Lei mi ha risposto di buttarle, perché "non aveva più nulla da vedere". Questo è ciò che noi viviamo quotidianamente''.
A breve, il gruppo di volontari - Domizia, Pamela, Marzia, Fabrizio, Luigi, Enrico e Luca, i loro nomi - arrivati da diversi comuni della Provincia di Lecco, verranno sostituiti da altri volontari della Protezione Civile lecchese, pronti a dargli il cambio.

''Noi siamo arrivati domenica e abbiamo iniziato a lavorare da subito. Sono emerse situazioni di persone con le case ancora piene di fango, in modo importante. Una signora ha aperto oggi la sua abitazione dopo giorni, l'acqua ha raggiunto un livello di un metro e ottanta, dentro non c'era più nulla in buono stato. Ciò che c'era lo vede qui accatastato fuori, in strada'' spiega Domizia che ricorda: ''lavoriamo così da tre giorni, da domenica, dalle otto del mattino alle 20.00 di sera. Continuiamo tutto il giorno, finché non abbiamo finito il lavoro che stiamo facendo non ci fermiamo, perché ci dispiace rispondere che non abbiamo più tempo e dobbiamo andare via. Non si fermano loro, non ci fermiamo noi''.

Terminato il lavoro a supporto della popolazione i volontari devono ripulire dal fango i moduli antincendio arrivati dalla Valsassina e da La Valletta Brianza, oltre che la motopompa necessaria a svuotare i locali allagati.
''La squadra dei volontari, quando vede qualcuno in difficoltà, non cerca solo di ripulire ma, aiutare anche le persone a parole, umanamente'' ricorda la presidente Mornico.

Alcuni di loro erano già intervenuti in un contesto simile, a Dervio sulle sponde del Lario, a seguito dell'alluvione che aveva colpito la Valsassina nel 2019. ''L'altro giorno una signora mi ha aperto il cuore'' ricorda Marzio - uno di loro - che spiega: ''gli scendevano le lacrime per ringraziare noi volontari che l'abbiamo aiutata e non per quello che ha perso''.
L.A.
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