Lecco: si riflette ancora sui cimiteri, per il polo crematorio si pensa a Silea

I dati più lampanti sono quelli che riguardano la cremazione, passata dal 37 al 60%, e la proiezione dei morti stimati in città nei prossimi dieci anni che saranno 4.524. Applicando queste informazioni con le tendenze osservate di recente si può stimare che nel prossimo decennio i defunti lecchesi seguiranno in 2.760 casi il percorso della cremazione e in 141 quello dell’inumazione, mentre ci saranno 653 sepolture in loculi, 900 in tumuli ipogei e 71 in cappella. Questo richiede una riflessione sugli spazi a disposizione: i loculi disponibili sono attualmente 1.380 a cui se ne aggiungeranno 1.100 derivanti dalle estumulazioni delle concessioni scadute, quindi dovrebbero bastare anche se non c’è la stessa disponibilità in tutti i cimiteri.
Sui tumuli la situazione è più complessa: ce ne sono 1.886 ma questi possono essere singoli, come doppi o tripli fino a quintupli e in ognuno possono esserci feretri o resti. I posti liberi sono “posti salma”, e non è detto che le 900 salme ipotizzate per i prossimi dieci anni possano trovare collocazione nel tumulo. Sarà dunque necessaria una costante attività di estumulazione coordinata dagli uffici per riuscire a liberare totalmente tumuli con un ritmo di 30/40 all’anno. Non dovrebbero esserci problemi per le inumazioni: oltre ai 213 posti liberi ci sono infatti molte sepolture inumate giunte a scadenza che saranno esumate. Due questioni da affrontare sono invece quella dei colombari, ne mancherebbero almeno 500, e quella dei cinerari dove deporre le ceneri dei defunti che nei cimiteri lecchesi mancano completamente. In compenso però c’è una sovrabbondanza di loculi che hanno una misura ampia e potrebbero essere “convertiti” e contenere due o quattro cinerari a seconda dell’autorizzazione dell’ATS.
“La propensione alla cremazione crea dei problemi - ha riflettuto Pietrobelli -: toglie l’elemento fondamentale per obbligare il seppellimento nel cimitero per questioni igienico-sanitarie e ha un costo molto inferiore. Inoltre nei casi di estumulazione a volte ci si trova di fronte a un cadavere intonso, quindi la famiglia dovendo gestire i costi per una nuova inumazione o per una cremazione, sceglie subito quest'ultima. Se a tutto questo si aggiunge una riduzione significativa della frequentazione dei cimiteri e una loro diseconomicità si pone il tema di un abbandono progressivo e di degrado urbano preoccupante di questi luoghi”.
Di fronte a queste sfide, l’assessore ha provato a indicare ai colleghi alcuni obiettivi strategici da portare avanti in questa riorganizzazione: provvedere alla sepoltura dei defunti residenti avendo cura di andare incontro nel limite del possibile ai loro desideri, la loro cultura e garantendo un impatto ambientale sostenibile; rendere possibile un commiato dignitoso e rispettoso della cultura dei dolenti; favorire il pianto e il ricordo collettivo dei defunti in un ambiente confortevole e attrezzato; valorizzare il patrimonio artistico e culturale dei cimiteri esistenti; garantire la sostenibilità economica dei servizi cimiteriali.
Procedendo un passo alla volta, durante la riunione di martedì sera i commissari hanno cominciato ad affrontare il primo punto, e i nodi evidenziati da Pietrobelli riguardano in particolare gli aspetti sui quali il Comune è inadempiente rispetto alla legge o quelli su cui ci sono più segnalazioni da parte dei cittadini: la mancanza di un polo crematorio e del giardino delle rimembranze dove disperdere le ceneri, il riutilizzo delle acque meteoriche raccolte, la possibilità di seppellire i propri cari vicino alla propria residenza anche se diversa da quella del defunto, l’impossibilità di seppellire i morti di religione diversa da quella cattolica e la mancanza di una sala del commiato, anche se su questo punto le imprese funebri locali si sono organizzate per sopperire.
Il tema che ha fatto più discutere è quello del polo crematorio di cui i consiglieri sia di maggioranza sia di opposizione hanno evidenziato il problema del costo e quello del difficile iter autorizzativo della Regione. “Per il tipo di impianto che avremmo bisogno noi, ovvero a due forni, servono tre o quattro milioni di euro per la costruzione ma il costo vero è quello per la gestione che si ammortizza solo con 1.300/1.600 cremazioni l’anno, mentre noi ne abbiamo 300 - ha chiarito l’assessore -. È evidente che dobbiamo fare rete ma un’esigenza per il territorio c’è dal momento che le zone di Lecco, Brianza e Monza sono sprovviste di un sistema di cremazione e bisogna rivolgersi ad Albosaggia o Bergamo. Un’idea potrebbe quella di coinvolgere Silea che potrebbe farsi portatrice di un’istanza dal territorio”. Sulla sala del commiato è stato invece il consigliere Corrado Valsecchi a fornire uno spunto: nella convenzione con il Teatro Invito dovrebbe essere previsto che la sala di via Foscolo possa assolvere a questo scopo per chi desidera un rito alternativo a quello del funerale in chiesa.
M.V.