Lecco: si riflette ancora sui cimiteri, per il polo crematorio si pensa a Silea

Continua il lavoro della commissione seconda in vista della stesura del nuovo Piano regolatore cimiteriale del Comune di Lecco, documento necessario per pianificare quello che accadrà nei cimiteri nei prossimi anni che non può prescindere dall’analisi dello stato di fatto, delle concessioni in essere e del loro livello di fruibilità. Una buona parte di questo lavoro preliminare è stato svolto dalla squadra di professionisti guidata dall’architetto Marco Turati che nelle scorse settimane ha presentato una relazione approfondita ai commissari e di cui l’assessore Roberto Pietrobelli ha isolato i punti salienti.
I dati più lampanti sono quelli che riguardano la cremazione, passata dal 37 al 60%, e la proiezione dei morti stimati in città nei prossimi dieci anni che saranno 4.524. Applicando queste informazioni con le tendenze osservate di recente si può stimare che nel prossimo decennio i defunti lecchesi seguiranno in 2.760 casi il percorso della cremazione e in 141 quello dell’inumazione, mentre ci saranno 653 sepolture in loculi, 900 in tumuli ipogei e 71 in cappella. Questo richiede una riflessione sugli spazi a disposizione: i loculi disponibili sono attualmente 1.380 a cui se ne aggiungeranno 1.100 derivanti dalle estumulazioni delle concessioni scadute, quindi dovrebbero bastare anche se non c’è la stessa disponibilità in tutti i cimiteri.
Sui tumuli la situazione è più complessa: ce ne sono 1.886 ma questi possono essere singoli, come doppi o tripli fino a quintupli e in ognuno possono esserci feretri o resti. I posti liberi sono “posti salma”, e non è detto che le 900 salme ipotizzate per i prossimi dieci anni possano trovare collocazione nel tumulo. Sarà dunque necessaria una costante attività di estumulazione coordinata dagli uffici per riuscire a liberare totalmente tumuli con un ritmo di 30/40 all’anno. Non dovrebbero esserci problemi per le inumazioni: oltre ai 213 posti liberi ci sono infatti molte sepolture inumate giunte a scadenza che saranno esumate. Due questioni da affrontare sono invece quella dei colombari, ne mancherebbero almeno 500, e quella dei cinerari dove deporre le ceneri dei defunti che nei cimiteri lecchesi mancano completamente. In compenso però c’è una sovrabbondanza di loculi che hanno una misura ampia e potrebbero essere “convertiti” e contenere due o quattro cinerari a seconda dell’autorizzazione dell’ATS.

“La propensione alla cremazione crea dei problemi - ha riflettuto Pietrobelli -: toglie l’elemento fondamentale per obbligare il seppellimento nel cimitero per questioni igienico-sanitarie e ha un costo molto inferiore. Inoltre nei casi di estumulazione a volte ci si trova di fronte a un cadavere intonso, quindi la famiglia dovendo gestire i costi per una nuova inumazione o per una cremazione, sceglie subito quest'ultima. Se a tutto questo si aggiunge una riduzione significativa della frequentazione dei cimiteri e una loro diseconomicità si pone il tema di un abbandono progressivo e di degrado urbano preoccupante di questi luoghi”.
Di fronte a queste sfide, l’assessore ha provato a indicare ai colleghi alcuni obiettivi strategici da portare avanti in questa riorganizzazione: provvedere alla sepoltura dei defunti residenti avendo cura di andare incontro nel limite del possibile ai loro desideri, la loro cultura e garantendo un impatto ambientale sostenibile; rendere possibile un commiato dignitoso e rispettoso della cultura dei dolenti; favorire il pianto e il ricordo collettivo dei defunti in un ambiente confortevole e attrezzato; valorizzare il patrimonio artistico e culturale dei cimiteri esistenti; garantire la sostenibilità economica dei servizi cimiteriali.

Procedendo un passo alla volta, durante la riunione di martedì sera i commissari hanno cominciato ad affrontare il primo punto, e i nodi evidenziati da Pietrobelli riguardano in particolare gli aspetti sui quali il Comune è inadempiente rispetto alla legge o quelli su cui ci sono più segnalazioni da parte dei cittadini: la mancanza di un polo crematorio e del giardino delle rimembranze dove disperdere le ceneri, il riutilizzo delle acque meteoriche raccolte, la possibilità di seppellire i propri cari vicino alla propria residenza anche se diversa da quella del defunto, l’impossibilità di seppellire i morti di religione diversa da quella cattolica e la mancanza di una sala del commiato, anche se su questo punto le imprese funebri locali si sono organizzate per sopperire.

Il tema che ha fatto più discutere è quello del polo crematorio di cui i consiglieri sia di maggioranza sia di opposizione hanno evidenziato il problema del costo e quello del difficile iter autorizzativo della Regione. “Per il tipo di impianto che avremmo bisogno noi, ovvero a due forni, servono tre o quattro milioni di euro per la costruzione ma il costo vero è quello per la gestione che si ammortizza solo con 1.300/1.600 cremazioni l’anno, mentre noi ne abbiamo 300 - ha chiarito l’assessore -. È evidente che dobbiamo fare rete ma un’esigenza per il territorio c’è dal momento che le zone di Lecco, Brianza e Monza sono sprovviste di un sistema di cremazione e bisogna rivolgersi ad Albosaggia o Bergamo. Un’idea potrebbe quella di coinvolgere Silea che potrebbe farsi portatrice di un’istanza dal territorio”. Sulla sala del commiato è stato invece il consigliere Corrado Valsecchi a fornire uno spunto: nella convenzione con il Teatro Invito dovrebbe essere previsto che la sala di via Foscolo possa assolvere a questo scopo per chi desidera un rito alternativo a quello del funerale in chiesa.
M.V.
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