Valmadrera: a 150 anni dalla morte, una conferenza su Manzoni e il suo rapporto con la Brianza

“Alessandro Manzoni ha un rapporto molto profondo con la Brianza” ha esordito così Francesco Sironi, il giovane professore di Casatenovo che insieme alla collega Elena Felicani ha tenuto una conferenza sul grande autore a 150 anni esatti dalla sua morte, al centro culturale Fatebenefratelli di Valmadrera. L’evento era organizzato dall’Amministrazione comunale in collaborazione con l’associazione culturale La Semina APS di Merate.


Francesco Sironi

Dopo i saluti dell’assessore alla cultura Marcello Butti, i due docenti, rispettivamente di letteratura greca e linguistica italiana, hanno portato alla luce il legame tra Manzoni e la Brianza. “Nato nel 1785, Manzoni trascorse le sue prime settimane di vita presso la cascina La Costa di Galbiate. Dopodiché, nel 1791, la madre Giulia Beccaria, in procinto di separarsi dal conte Pietro Manzoni, ingannò il piccolo Alessandro e lo lasciò in collegio dai Padri Somaschi a Merate” ha spiegato Sironi. “Non appena si mise a piangere, il giovane fu preso a schiaffi dai religiosi. Tuttavia, questi anni furono fondamentali nella formazione del futuro autore dei Promessi Sposi. Manzoni svilupperà un rapporto profondo con la Brianza”.


Elena Felicani

Legame che emerge fin da subito. “Nel 1803 scrive un idillio, intitolato Adda, e lo invia come una comunicazione privata a Vincenzo Monti. In quelle righe il fiume diventa un personaggio femminile che invita in prima persona il destinatario a giungere sulle sue rive” ha spiegato la professoressa Felicani. Nei Promessi Sposi, l’Adda avrà un ruolo ancora più importante. “Nel diciassettesimo capitolo, dopo i tafferugli di Milano Renzo arriva in una selva oscura di chiara matrice dantesca. Mentre vaga in questo paesaggio tetro, sente il rumore dell’acqua scorrere. Tale dinamica richiama la Divina Commedia in cui Virgilio salva il protagonista” ha proseguito la giovane ricercatrice. “Per Manzoni l’Adda è un amico, un fratello e un salvatore. Allo stesso tempo, esso è anche un fiume, ovvero il punto di passaggio tra una riva e l’altra. Un passaggio che, come già accaduto per Dante, è purificante”.



Accanto alle esperienze vissute in gioventù, il legame tra Manzoni e la Brianza, in particolare Casatenovo, coinvolse il suo sesto figlio, Enrico. “Nel luglio 1843 Enrico Manzoni sposa Emilia Redaelli, importante ereditiera brianzola, e i due si trasferiscono nella villa di lei a Renate, dove hanno nove figli. Enrico, però, si dimostra incapace di gestire le proprie finanze” ha aggiunto Elena Felicani. “Quando il suo tentativo di entrare nel commercio della seta fallisce, la famiglia cadrà in disgrazia. Costretti a vendere la villa di Renate, Enrico ed Emilia si trasferiscono a Casatenovo e vanno a vivere in un’abitazione molto più spoglia della precedente”.



Attraverso alcune lettere, estratte dall’immenso archivio epistolare di Manzoni, Elena Felicani e Francesco Sironi hanno raccontato un legame, quello tra Alessandro e il figlio Enrico, molto burrascoso. In tal senso, il ruolo di don Saulle Miglio, sacerdote di Casatenovo nei primi anni del 1860, fu decisivo. “Fu don Giulio Ratti, della parrocchia di Manzoni a Milano, a far entrare in contatto quest’ultimo con don Saulle” ha aggiunto Francesco Sironi. "Da alcuni passaggi emerge come lo scrittore lo considerasse il suo consigliere spirituale”.
Le lettere, lo ricordiamo, sono custodite presso la biblioteca Braidense a Milano. “Alessandro era molto legato a sua nipote Enrichetta, che porta il nome di Enrichetta Blondel, la sua prima moglie. Dopo la sua scomparsa, lo scrittore continuò a celebrarne la memoria per anni” ha spiegato Elena Felicani.


Maria Teresa Rigato

La figlia di Enrico sposò poi Giambattista Preti, suo maestro di pianoforte nonché segretario comunale di Casatenovo. “In questo modo la piccola riuscì ad allontanarsi dalle disgrazie del padre, trasferitosi a Milano” ha aggiunto la ricercatrice. “Come ulteriore dimostrazione di affetto, Manzoni regalò alla nipote una copia illustrata de Promessi Sposi con tanto di dedica. Oggi quelle stesse parole sono riportate su una lapide sita presso la sua tomba nel cimitero di Casatenovo”.


Marcello Butti

Tutti questi sentimenti sono emersi in modo chiaro dalle missive lette dai due giovani studiosi, soprattutto la volontà di Alessandro di non abbandonare il figlio Enrico nonostante l’incapacità di badare alle finanze o trovarsi un lavoro. “La vostra presentazione ci ha permesso di conoscere un Manzoni molto umano, impegnato a gestire problemi famigliari molto simili ai nostri. Vi ringrazio per averci presentato un lato così intimo e poco conosciuto dell’autore” ha concluso la professoressa Maria Teresa Rigato, membro del direttivo dell’associazione La Semina APS.
A.Bes.
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