Lecco perduta/375: il Giro da Bartali a Coppi, da Petilli a don Bici

Il passaggio del Giro d’Italia sulle strade della provincia di Lecco, con la ripida salita verso Torre de’ Busi e il valico di Valcava, ha sollevato ricordi degli anziani appassionati delle due ruote a pedale negli anni delle corse con la maglia verde ramarro della Legnano e bianco-celeste della Bianchi. L’Italia del dopoguerra ’45 e della ricostruzione che non conosceva il boom della motorizzazione si raccolse e si divise intorno a Gino Bartali e Fausto Coppi. Il primo era della Legnano, il secondo della Bianchi. Nel passaggio veloce della carovana dei “girini” si puntava al colore delle maglie per individuare subito il campione.


Fausto Coppi nel 1953 a Lecco, con il comm. Lino Cadermartori

Nella città di Lecco, tra i dilettanti, la Gattinoni di Maggianico, fiorente negli anni ’50 e ’60, correva con la divisa celeste, e quanti incitamenti e applausi si sollevavano per quelli che erano ritenuti i “gregari di Fausto”. Le tifoserie si radunavano alla sera al bar, ma anche nella sosta di mezzogiorno, per interminabili discussioni, pronti a correre alla radio per le ultime notizie dei collegamenti volanti con il Giro. Non era ancora diffusa la televisione, che muoveva i primi “passi” con orari molto ridotti di trasmissione. I tifosi raggiungevano allora nel tardo pomeriggio la vetrina del Viganò tabaccaio di via Roma, dove era esposta la tabella con la classifica di tappa e quella generale del Giro. Le maglie biancocelesti della Bianchi erano di casa al bar Apollo di via Roma, vicino al negozio del popolare Baldo; le verdi ramarro della Legnano contavano numerosi tifosi al bar Roma, in via Leonardo da Vinci.


Gino Bartali sulle strade lecchesi negli anni conclusivi della sua eccezionale carriera

Le sfide si moltiplicavano nelle pedalate tra amici, tra garzoni di fornai e alimentari per le consegne casalinghe, in sfide volanti e brevi, magari come giungere primo in alto alla ripida salita di via Parini. C’erano sempre in evidenza i nomi di Bartali e Coppi, della Bianchi e della Legnano.
Bei tempi trascorsi. La città vide nel 1953 il primo gran premio ciclistico degli Assi in notturna, con partenza e arrivo in corso Martiri, davanti ai portici del palazzo Gerosa-Crotta. C’era il trofeo messo in palio dal commendator Lino Cademartori, tifoso di ciclismo e titolare della nota azienda di formaggi di Introbio, in Valsassina. Nel 1956, sempre in corso Martiri, arrivò una tappa del Giro d’Italia. Vinse in volata Giorgio Albani, corridore brianzolo di Monza, che ben conosceva le strade lecchesi per aver ottenuto successi in gare tra i dilettanti.


Don Bici sul lungomare di Napoli con i pedalatori guanelliani durante un'intervista della RAI TV

Il Giro d’Italia 2023 ha portato alla ribalta Simone Petilli, corridore nativo di Bellano, autore di una straordinaria impresa nella tappa impervia del Gran Sasso, con arrivo a Campo Imperatore, dove è stato per un consistente periodo di gara “maglia rosa virtuale”, avendo raggiunto un vantaggio sul gruppo dei primi in classifica di 12 minuti con un distacco di 7. Petilli è arrivato 3° al traguardo di tappa di Campo Imperatore.


Simone Petilli, grande protagonista nella tappa sul Gran Sasso

Negli stessi giorni della sua impresa, aveva raggiunto Napoli un gruppo di sei ciclisti guidati dal popolare don Bici, al secolo don Agostino Frasson, del Guanella di via Amendola a Lecco, che è stato ospite della Comunità Guanelliana di Scampia, quartiere della città più popolana, accolto dai religiosi che operano per una formazione civica e cristiana tra i giovani del territorio. Tra le ultime novitàvi sono una scuola per pizzaioli e un corso di taglio e cucito.
Anche il gruppo lecchese di don Bici ha seguito la tappa del Gran Sasso, dove Simone Petilli ha compiuto quella che sinora è stata la migliore impresa della sua carriera agonistica. Il suo prossimo impegno sarà il Giro dell’Appennino, ritenuto una corsa per scalatori. Un’occasione per ripetere una prestazione tipo Campo Imperatore?
A.B.
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