Lecco: cestai da tutta Italia per il Simposio, in mostra 'l'arte dell'intreccio'

“L’obiettivo del Simposio è quello di riportare in auge l’arte dell’intreccio”. Nel pronunciare queste parole, Giovanni Claudio Zuffo sembrava essere consapevole della pazienza necessaria a raggiungere un fine così importante come quello di preservare una tradizione antica.


 Alessandra Sottocornola


Franco Gilardoni


Andrea Mosini


Giovanni Claudio Zuffo



È stato proprio lui, meglio conosciuto come Caio il Cestaio, a ideare la manifestazione che ogni anno riunisce in una comunità diversa decine di artisti dell’intreccio da tutta Italia. Svoltasi per la prima volta nel 2017 presso il Castello di Montorio nel veronese, questa volta il simposio è andato in scena a Lecco.







“Abbiamo iniziato venerdì con una conferenza intitolata “Intrecci e biodiversità in Italia tra passato e presente”. Purtroppo, a causa del maltempo, tanti cestai del sud Italia non se la sono sentita di affrontare il viaggio” ci ha spiegato Alessandra Sottocornola, organizzatrice dell’evento assieme a LTM. Lecchese, cestaia per hobby, quest'ultima ci ha mostrato i suoi lavori, disposti ordinatamente sotto i portici che si affacciano sul lungolago Isonzo. Per via della pioggia, infatti, non è stato possibile predisporre i banchetti in riva.







“È un momento di gioia, di confronto, di scambio di idee e di crescita reciproca” ha concluso. Passeggiando tra i vari stand, infatti, si potevano ascoltare le fitte discussioni tra gli artigiani sui modi migliori per intrecciare il salice o la tifa. “Ho appreso quest’arte da mio padre e ora sto provando a trasmetterla a mio nipote. Ci vuole pazienza, calma e creatività. Non si smette mai di imparare” ci ha raccontato Franco Gilardoni, settantaseienne cestaio di Bellagio.





A pochi passi, nello stand dell’associazione culturale La Lencistra, anche Andrea Mosini era intento a preparare un’altra di quelle opere d’arte. “Ho iniziato a intrecciare quando avevo vent’anni. Come tanti altri membri dell’associazione, ho imparato da un vecchio cestaio, ormai deceduto. Mi affascina questo modo di utilizzare le fibre naturali” ci ha spiegato il giovane artigiano originario di Premeno sul Lago Maggiore.





Girato l’angolo verso via Nazario Sauro, ecco i tavoli su cui erano in corso dei veri e propri laboratori di cesteria. I protagonisti di quest’iniziativa erano gli allievi dell’Accademia di Brera. “Questo progetto si chiama Contextus e coinvolge ragazzi del biennio specialistico di tutti gli indirizzi. L’obiettivo è quello di studiare l’arte dell’intreccio, della sfibratura nonché riconquistare una manualità che rischia di andare perduta” ci ha spiegato Margherita Labbè, docente di tecnologia della carta presso l’ateneo milanese. “Ognuno dei quattro gruppi sta sperimentando un procedimento diverso della cesteria sotto la supervisione di un esperto. Oltre a Giovanni Claudio ci sono Mirko, Monica e Sandro. Li ringrazio molto per l’aiuto”.
A.Bes.
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