PAROLE CHE PARLANO/125

Vanvera

Se dicessi che ho scelto questa parola a casaccio, senza riflettere, con la testa per aria, mentirei, ma ne avrei esplicitato il significato che tutti conosciamo: agire senza senso alcuno. La usiamo quasi sempre nell'espressione "parlare a vanvera", ma ne riduciamo così la potenza comunicativa, perché potremmo anche "vestirci e pettinarci a vanvera", "cucinare e mangiare a vanvera", "camminare e correre a vanvera", "pensare e scrivere a vanvera" e via dicendo. Il fatto singolare è che il termine vanvera non è di facile collocazione grammaticale (esiste però l'insolito e inusato verbo vanverare): possiamo infatti solo utilizzarlo nella locuzione avverbiale "a vanvera". Anche scavare nelle sue origini potrebbe portarci a girare di qua e di là senza certezze (forse a vanvera?); tuttavia, sappiamo che questa parola fu usata per la prima volta nel 1565 dallo storico fiorentino Benedetto Varchi in un suo testo. Da allora non ha cambiato significato. Qualcuno afferma che potrebbe essere una parola onomatopeica nata dal suono di una tromba sfiatata o di chi parla farfugliando: fan-fan! Quindi la prima parola che ne deriverebbe è fànfera (da cui, probabilmente, fanfara, banda chiassosa e festosa, e fanfarone, spaccone e millantatore) e quindi vànvera


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Rubrica a cura di Dino Ticli
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